L’Italia si muove in solitaria rispetto agli altri paesi Ue in materia di net neutrality: in attesa della conclusione della consultazione sulle linee guida Berec per l’attuazione delle nuove regole europee, ieri la Commissione Trasporti della Camera ha infatti approvato la proposta di legge che garantisce la “neutralità” della rete (ora la normativa passa all’esame del Senato).
La proposta di legge prevede che agli operatori non sia consentito “ostacolare, ovvero rallentare rispetto alla velocità alla quale sarebbe fornito a un utente nella stessa area avente la medesima capacità di banda e con accesso illimitato alla rete internet, l’accesso ad applicazioni e servizi internet, fatti salvi i casi in cui le misure che ostacolano o rallentano l’accesso siano necessarie, comunque per brevi periodi, per una delle seguenti ragioni: a) ridurre gli effetti della congestione del traffico nella rete internet, a condizione che tipologie differenti di traffico siano trattate con le medesime modalità; b) preservare l’integrità e la sicurezza della rete internet nonché il servizio del fornitore in oggetto o del terminale dell’utente finale; c) limitare la trasmissione a un utente finale di comunicazioni non richieste, previo consenso dello stesso utente; d) dare attuazione a un provvedimento legislativo applicabile all’utente o al sito ovvero a un ordine del tribunale competente”.
In Europa, intanto, è scattata la protesta degli operatori telefonici, che hanno fin da subito manifestato forte scontento per l’approccio “eccessivamente prescrittivo” della Commissione sulla net neutrality. Ieri, 17 dei principali operatori hanno firmato un Manifesto in cui si evidenziano i ‘pericoli’ di tale approccio, soprattutto in vista dello sviluppo del 5G.
Il tema, insomma, continua a tenere banco non solo in Europa: anche negli Usa le telco sono scontente delle misure approvate dal regolatore, e hanno portato la questione davanti alla Corte Suprema.
E, mentre il dibattito si fa sempre più acceso, l’analista John Strand solleva un’altra questione legata alla ‘cattiva qualità’ degli smartphone e si chiede: “se lo scopo della Commissione europea è garantire ai consumatori la migliore esperienza mobile possibile, perchè allora ha ignorato la richiesta di 8 autorità nazionali” che volevano sottoporre alla sua attenzione la necessità di un sistema di etichettatura che delle performance dei ricevitori degli smartphone?
Nel 2013, i regolatori di Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia hanno lanciato la loro battaglia contro gli smartphone, dicendo che i consumatori hanno diritto alla trasparenza e chiedendo il sostegno della UE che, però, dice Strand, “è rimasta sorda” di fronte a questa richiesta, preferendo, invece, prestare ascolto alle istanze di “Google e di altri attivisti della net neutrality”.
Eppure, ci sono molte prove accademiche del fatto che “è il telefono non la rete la causa di molti problemi riscontrato dagli utenti mobili”. (qui 10 motivi per cui lo smartphone non prende)
Ma questo, dice Strand, “non è un tema sexy da regolamentare, perché i consumatori amano i loro cellulari e i produttori fanno cerchio attorno ai regolatori”
Insomma, è molto più semplice dare la colpa della cattiva qualità dell’esperienza mobile agli operatori, anche se non c’è alcuna prova, così come è molto astuto ignorare il ‘diffuso e discreto’ filtraggio dei contenuti effettuato da Google, Apple e Microsoft attraverso i loro sistemi operativi mobili.
Anche in questo caso, dice Strand, è evidente che “le regole Ue non si occupano di rimediare a un torto, facilitare l’ingresso nel mercato o creare concorrenza. Si tratta piuttosto di far credere che la Ue sta facendo qualcosa per i consumatori”. Proprio per questo, spiega l’analista, le regole sul roaming e sulla net neutrality sono annunciate giusto in tempo per le vacanze estive. Peccato che nessuna di queste misure serva a “creare occupazione o stimolare la crescita, obbiettivi, questi, prioritari della strategia del Digital Single Market”.
Nel rapporto ‘Understanding Net Neutrality and Stakeholders’ Arguments’ Strand sottolinea – tra le altre cose – che “la net neutrality può essere un pericoloso qui pro quo sollevato minacciosamente contro gli operatori ma che allo stesso tempo darebbe ai governi facoltà di usare internet per invadere la privacy dei cittadini”.
Mentre nel rapporto ‘The experienced mobile coverage – what is bogus and what are the facts?’ spiega che non saranno le nuove regole sulla net neutrality a dare ai consumatori una migliore esperienza mobile, ma gli investimenti nelle infrastrutture e in smartphone di migliore qualità.