Non è affatto sorprendente che “le massicce campagne online in difesa della net neutrality siano accompagnate da altrettanto massicce campagne di marketing via web” foraggiate “dalle grandi web company Usa”. E’ questa in sintesi l’opinione di Strand Consult sul sistema che sostiene tutto il movimento a favore della net neutrality. I big della rete come Google, Netflix e Amazon, secondo la società di consulenza, cavalcano l’onda della protesta del popolo della rete, ma in realtà sfruttano la loro capacità di catalogare e profilare gli utenti per riciclare i nominativi dei contestatori virtuali nella prossima campagna online. “Si ricordi però che si tratta delle stesse web company che in molti casi possono contare su introiti più grandi del Pil della maggior parte dei paesi del mondo”.
Di fatto secondo Strand i big della rete finanziano il movimento a favore della net neutrality per evitare che i dipendenti si sentano in colpa per essere parte della macchina aziendale. “E’ un tradimento” bello e buono “nei confronti degli impiegati e del pubblico” secondo John Strand, fondatore della società di consulenza danese secondo cui “la Silicon Valley fa i suoi traffichi” all’insegna del concetto “ipocrita” di “libero mercato per me, ma non per loro”, dove per loro si intendono i competitor.
“Queste aziende (della Silicon Valley ndr) non accetterebbero mai di sottostare alle regole che vogliono per i loro concorrenti” si legge nella nosa di Strand Consult, secondo cui i big della rete “godono della libertà di gestire le loro reti in modo assolutamente non neutrale” e godono “del libero mercato per i loro dati, ma non vogliono che gli operatori Tlc abbiano gli stessi vantaggi perché ciò significherebbe concorrenza per i servizi internet e una miglior esperienza per i consumatori”.
Non è una sorpresa, continua Strand Consult, che esista un oligopolio dell’advertising online e che “Youtube e Netflix rappresentino la grande maggioranza del traffico internet”, prosegue il ragionamento di Strand Consult, aggiungendo che “le regole sulla net neutrality hanno l’effetto perverso di rafforzare le più grandi aziende della rete, concentrando le loro quote di mercato, i loro ricavi e il traffico”.
Molti regolatori del mercato Tlc, affascinati dagli attivisti (della net neutrality ndr) “pagati dalle web company, hanno adottato norme per le telco” che di fatto le affossano. Così facendo, però, secondo Strand, i regolatori hanno indebolito gli operatori che sono l’unico attore sulla scena in grado di offrire una forma credibile di concorrenza alle piattaforme online.
“E’ davvero un peccato – aggiunge Strand – perché i consumatori potrebbero godere di prezzi più bassi per la banda larga e di una experience migliore, e i ricavi pubblicitari potrebbero essere più diffusi in un ventaglio maggiore di aziende”, chiude la società di analisi, che sulla net neutrality ha realizzato diversi report ad hoc.