Si è concluso con un nulla di fatto il Consiglio europeo delle telecomunicazioni, almeno per quanto riguarda i temi chiave del Telecom Single Market: – roaming e net neutrality – mentre è stato approvato all’unanimità un documento sulla partecipazione unitaria dell’Europa al processo di riforma della governance di Internet.
Il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli, che ha presieduto il Consiglio, ha ammesso che la Presidenza italiana, nonostante gli sforzi, non è riuscita a sanare le divergenze tra gli Stati membri e a mediare una posizione unitaria su roaming e net neutrality. Per questo è necessario che al di là dell’importante lavoro dei gruppi tecnici, “…siano le istituzioni a svolgere un ruolo forte e a condurre la discussione lontano dagli interessi degli operatori, mettendo al centro i diritti dei cittadini”.
Resta che, dopo questo atteso nulla di fatto, c’è il rischio concreto che il pacchetto Kroes e la sbandierata fine del roaming – fissata dal Parlamento alla fine del 2015 – vadano in soffitta o quanto meno, per quel che riguarda l’abolizione dei sovrapprezzi applicati alle chiamate dall’estero, che si vada ben oltre “le attese dei cittadini” che pure sono stanchi “di questa tassa doganale sotto forma di tariffa telefonica”.
“Abbiamo registrato in Consiglio una convergenza ampia sulla necessità di dare priorità a neutralità della rete e roaming. A questi due temi vogliamo continuare a dedicare ogni sforzo fino a fine mandato – ha detto Giacomelli – Ma affidandoci alla sola sede tecnica non si riesce ad arrivare a risultati apprezzabili. Occorre quindi che a livello politico del consiglio assumiamo la responsabilità di dare indirizzi chiave sul vero cuore del mercato unico delle telecomunicazioni”, ha detto Giacomelli.
La rete come servizio universale
L’accesso alla rete, ha ricordato Giacomelli richiamando anche le parole pronunciate recentemente dal presidente Usa Barack Obama, “è un bene essenziale, un servizio universale e chi meglio dell’Europa, che ha nella sua storia e nella sua cultura l’affermazione del servizio universale, può promuovere l’accesso alla rete come moderno diritto universale delle persone?”.
Per questo, la presidenza italiana propone di definire la rete un servizio universale, intervenendo con una regolamentazione che garantisca parità di condizioni tra telco (qui la posizione di ETNO) e Ott e assicuri che gli accordi commerciali, laddove fossero concessi, non creino svantaggi agli utenti finali.
La neutralità della rete, ha detto Giacomelli, costituisce “per tutti noi un primario valore di riferimento”.
Ma una rete aperta, libera e non discriminatoria, ha aggiunto, “…ha bisogno di un’adeguata regolamentazione, non inconsistente né invasiva”. Affermare il solo principio di net neutrality, senza una regolamentazione adeguata “porterebbe alla sua sconfessione di fatto” di questo importante principio.
I cittadini, ha ricordato “…chiedono una rete aperta”. Il Parlamento europeo ha già votato e “…l’Italia ha condotto un esame tecnico approfondito e compiuto ogni sforzo per una sintesi condivisa ma nessuna bozza di compromesso ha raccolto un sufficiente grado di condivisione”.
Spetta quindi al Consiglio “rispondere alle legittime aspettative sui cittadini e imprese”.
Serve pertanto, secondo Giacomelli, un ruolo attivo delle istituzioni perché “…il realizzarsi di accordi diretti tra telco e OTT senza alcun ruolo delle istituzioni se non quello notarile frenerebbe l’ingresso dei nuovi entranti e ostacolerebbe l’innovazione”.
“Proponiamo – ha detto ancora Giacomelli – di liberare la discussione in corso dal contrasto tra le ragioni delle telco e quelle degli OTT, rimettendo al centro l’interesse o meglio il diritto dei cittadini-utenti attorno al quale vanno calibrate tutte le decisioni” in questo ambito.
Dai commenti degli Stati membri, seguiti all’intervento del sottosegretario, si evince come ci sia una netta separazione tra chi chiede di fare presto e chi chiede di fare meglio. Difficile trovare una sintesi, ma tutti gli interventi dimostrano “la validità dell’approccio della Presidenza italiana”, ha affermato Giacomelli.
“Dal dibattito – ha aggiunto – emerge la necessità di fare bene senza soluzioni frettolose ma di arrivare rapidamente a una sintesi per poter avviare una discussione in Consiglio. C’è bisogno di una soluzione equilibrata per tutti i punti in agenda. Credo che possiamo da domani con rinnovato impegno riprendere il lavoro su questo fascicolo per proporci di dare un ulteriore impulso”, ha concluso.
Da domani, quindi, i gruppi tecnici si rimetteranno al lavoro per affinare il testo e trovare una sintesi tra le diverse posizioni. Sfuma però la convinzione che potesse essere l’Italia a gettare le basi per un nuovo pacchetto di riforma del mercato tlc.