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Net neutrality a rischio? Lo scontro (e gli interessi) tra 80mila siti e le Tlc

“Questo sito è stato bloccato dal tuo Isp”; “Per piacere paga l’abbonamento per poter continuare a navigare”, “Ci dispiace, la velocità di connessione è scarsa perché siamo fermi nella corsia più lenta”. Sono questi gli slogan (social) che sono stati scelti per i banner e pop-up da più di 80mila siti, compagnie e giganti del web, tra cui Amazon, Facebook, Google, Netflix, Twitter, Vimeo fino a YouPorn, per sostenere la campagna a favore della Net neutrality. Molti dipendenti di queste aziende, ieri, hanno abbandonato per un giorno i PC e sono scesi in piazza per protestare contro la volontà del presidente trumpiano della Federal Communication Commission (FCC) di smantellare la normativa sulla net neutrality a favore, invece, delle Telco.
“Senza la neutralità della Rete, Internet non sarà più libera, aperta e neutra e di conseguenza gli Internet Service Provider, coloro che offrono l’accesso al web, potranno decidere chi far viaggiare e chi no sulle loro autostrade digitali, censurando così siti, oppure rallentando la connessione ad altri e facendo anche pagare un pedaggio ai consumatori”: questa è la critica più forte che gli OTT muovono al presidente della FCC, Ajit Pai, da sempre un oppositore della net neutrality, sancita nel Title II del Communications Act e fortemente difesa da Barack Obama.

Perché la Net neutrality è a rischio?

Le regole varate, appunto, con l’amministrazione Obama nel 2015, impongono ai fornitori di servizi Internet (ISP), come Comcast, Charter e AT & T, di trattare tutti i contenuti internet in modo uguale. Concretamente hanno l’obbligo di non offrire traffico prioritario a pagamento, questo vale per tutti i servizi fissi, wireless e fixed wireless; e infine non possono impedire che le interconnessioni di rete vengano utilizzate come una strettoia artificiale per rallentare artatamente il traffico o per spillare soldi agli Over the Top. Ma il principio politico della neutralità della rete è a rischio da maggio scorso, dopo che la FCC, guidata da Ajit Pai, nominato dal presidente Donald Trump, ha votato per azzerare le regole obamiane. Secondo il Wall Street Journal, Pai vorrebbe un pacchetto di principi ai quali le telco possano impegnarsi ad aderire, ma soltanto su base volontaria. Perché? Pai ha dichiarato di temere che i fornitori di servizi Internet non stiano investendo in infrastrutture critiche perché le regole sulla neutralità della Rete impediscono loro di trarre profitti dai loro investimenti. E vorrebbe così modificare le norme.

Per Strand Consult la protesta tutela solo gli OTT non la Net Neutrality

Secondo Strand Consult gli Over the Top cavalcano la protesta a difesa della Net neutrality, ma in realtà è un modo per tutelare solo i propri interessi. Ecco l’analisi della società di consulenza: “Queste aziende della Silicon Valley non accetterebbero mai di sottostare alle regole che potrebbero avvantaggiare le Tlc, ossia i concorrenti, perché”, si legge nella nota di Strand Consult, “gli OTT oggi godono della libertà di gestire le loro reti in modo assolutamente non neutrale e godono del libero mercato per i loro dati, ma non vogliono che gli operatori Tlc abbiano gli stessi vantaggi perché ciò significherebbe concorrenza per i servizi internet e una miglior esperienza per i consumatori”.

I prossimi passi

L’associazione dell’industrie delle telecomunicazioni statunitensi ha chiesto una proroga di 60 giorni per presentare il ricorso alla Corte Suprema “per dare più tempo alla FCC di analizzare la materia”. A giugno dell’anno scorso l’US Telecom ha perso in appello la causa con la quale aveva chiesto al tribunale le modifiche alla normativa sulla Net neutrality, in vigore dall’anno precedente. La Federal Communication Commission ha dato il via a pubbliche audizioni di tutti gli stakeholder, che terminano il 17 luglio prossimo. Poi entro il 16 agosto darà un feedback a questo dibattito e dopo prenderà la decisione finale sulla Net neutrality.

A rischio anche la privacy degli utenti?

Un altro tema caldo nella disputa in atto fra il palazzo e gli OTT riguarda la privacy. La FCC vorrebbe abolire le tutele sulla data protection degli utenti in nome della sicurezza e delle indagini anti terrorismo online. Gli OTT sono contrari allo smantellamento delle norme sulla riservatezza dei dati e sostengono di avere una visibilità limitata dei dati degli utenti, molto inferiore rispetto a quella delle telco. E anche se questa visibilità è limitati non tutti gli Over the Top gestiscono in modo sicuro la privacy degli utenti, come dimostra il report dell’EFF che boccia Amazon e WhatsApp, solo per fare due nomi.

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