Dibattito acceso dopo l’approvazione da parte del Parlamento Ue del nuovo pacchetto di misure per le tlc che prevede l’abolizione del roaming e nuove norme sulla net neutrality.
Ed è proprio sulle nuove disposizioni riguardanti la neutralità della rete che le opinioni sono contrastanti (TESTO).
In tanti hanno apprezzato, come la European Broadcasting Union che rappresenta le tv pubbliche europee, ma altri hanno attaccato duramente il testo, ritenendolo vago e impreciso su alcuni aspetti essenziali come il ruolo degli Internet service provider.
C’è chi lamenta che i vantaggi saranno tutti per i più grossi player mentre a farne le spese saranno gli attori più piccoli.
Ma questo inficia il concetto stesso di net neutrality che si riferisce invece alla necessità che la connessione web venga offerta a tutti a pari condizioni.
Il rischio è che si crei una rete a doppia corsia.
Una preoccupazione che negli Stati Uniti ha spinto l’amministrazione Obama ad adottare, nel febbraio scorso, misure molto dure, in linea con la posizione già presa dalla Federal Communication Commission (FCC), arrivando a regolare internet come un bene pubblico, un servizio essenziale per la collettività, al quale tutti hanno il medesimo diritto di accesso.
Gli USA hanno quindi messo uno stop alle corsie preferenziali per consentire un trasporto più rapido dei pacchetti dati (in particolare video) quando la rete è congestionata dal traffico.
EBU: ‘Saranno le Autorità a dover garantire il rispetto delle regole’
Per l’EBU, le nuove misure votate ieri dal Parlamento Ue rappresentano “un passo avanti verso la costituzione del Mercato Unico Digitale”.
In una nota spiegano che “il compromesso finale è una soluzione praticabile che arriva dopo due anni di negoziati intensi a livello Ue”.
Nicola Frank, Responsabile degli affari europei per l’EBU, ritiene che “guardando alla situazione nel suo insieme, possiamo constatare che questo accordo segna un progresso e che il testo che è stato adottato contiene una serie di regole fondamentali che permetteranno di preservare la net neutrality per l’interesse di oltre mezzo miliardo di persone”.
Frank riconosce che per molti osservatori le nuove misure contengano ancora “molte zone d’ombra”, ma precisa che tutto “dipenderà dalle National Regulatory Authorities che dovranno mettere in pratica le regole”.
In gioco, osserva, “ci sono questioni fondamentali come il pluralismo dei media e l’innovazione nell’economia digitale. E’ importante che le NRA si prendano le loro responsabilità, applicando regole in modo rigoroso e il più coerente possibile. Gli operatori di rete dovranno, dalla loro, dar prova di totale trasparenza nei confronti delle autorità e dei consumatori”.
Per l’EBU sono cinque i principi da rispettare:
- Impedire la discriminazione o il blocco del traffico internet;
- Definire i casi precisi nei quali gli operatori di rete sono autorizzati a gestire il traffico internet;
- Assicurarsi che tipi di traffico equivalenti vengano trattati allo steso modo;
- Assicurarsi che lo sviluppo di servizi specializzati non influenzino la qualità e la disponibilità di servizi d’accesso all’internet aperto;
- Imporre ai fornitori di servizi internet requisiti chiari in materia di trasparenza per rafforzare la fiducia degli utenti verso l’open internet.
Una volta che le regole sul Single Telecoms Market saranno entrate in vigore, continua l’EBU, le Autorità nazionali di regolamentazione dovranno vigilare sul rispetto delle regole e promuovere il mantenimento della disponibilità di un accesso non discriminatorio a internet ai livelli di qualità che tengano conto dei progressi della tecnologia.
Il BEREC (Body of European Regulators of Electronic Communications), la cui missione ricorda l’EBU è di aiutare la Commissione Ue ad applicare le regole sulle telecomunicazioni, si adopererà a partire dal prossimo anno a elaborare delle guidelines sulla trasparenza alle quali dovranno attenersi le autorità nazionali di regolamentazione.
Il rischio della doppia corsia
Le posizioni sulla neutralità della rete sono da sempre diverse e contrapposte. Da un lato ci sono i fornitori di servizi come Netflix, Amazon o Google e dall’altro lato gli Isp che devono potenziare le loro reti per fronteggiare l’urgenza dell’aumentato traffico e soprattutto garantire servizi di qualità.
I costi per il potenziamento delle infrastrutture di rete devono essere pagati.
Per Netflix, questi costi non devono cadere sui fornitori di streaming ma su tutti gli abbonati di internet.
I servizi in streaming sono considerati divoratori di banda, questa è la ragione per la quale gli Isp vogliono invece che gli OTT partecipino ai costi delle infrastrutture.
Il testo approvato ieri è però talmente ampio e generico da far pensare che agli Isp avranno ampio potere di manovra, creando quindi una differenza sostanziale tra i tipi di servizi erogati
Le misure adottate ieri dal Parlamento Ue assicureranno quindi davvero la neutralità della rete?
I dubbi restano.