Net neutrality, gli operatori europei chiedono flessibilità e temono un trattamento “all’americana”, con regole troppo restrittive da parte di Bruxelles. Orange, Vodafone e Deutsche Telekom sono preoccupate che la discussione in atto a Bruxelles sulla nuova regolamentazione del traffico di Internet finisca per ricalcare troppo da vicino il modello adottato dalla FCC negli Usa, che ha ridefinito la banda larga come un servizio essenziale alla stregua dell’acqua.
Di fatto, Parlamento Europeo e stati membri stanno lavorando per raggiungere un accordo entro la primavera.
Ma dietro le quinte, scrive oggi Les Echos, è tutto un susseguirsi di riunioni e gli animi sono accesi. Orange, Deutsche Telekom e Vodafone sono determinate a far sentire la loro voce.
Oggi, in linea di massima sembra che vi sia un consenso di massima per consentire ai fornitori di contenuti una parità di accesso alle reti degli operatori.
L’Europa vuole vietare alle telco la possibilità di siglare accordi ad hoc in cambio di corsie preferenziali con soggetti come Youtube e Netflix, che sono i maggiori consumatori di banda larga sul mercato.
Per questo motivo, la battaglia delle telco si concentra su un punto focale: garantire un trattamento di favore ai cosiddetti “servizi specializzati” come ad esempio le soluzioni si sanità digitale o i servizi legati alle connected car e all’Internet delle cose.
“Siamo favorevoli alla neutralità della rete, ma abbiamo bisogno di garantire diversi livelli di qualità della rete per consentire lo sviluppo di nuovi servizi come ad esempio l’Internet delle cose”, ha detto l’amministratore delegato di Deutesche Telekom Tim Hoettges in occasione del Mobile World Congress di marzo a Barcellona.
Oggi come oggi, “la tv via ADSL può funzionare soltanto perché il traffico dati ha delle priorità di trasmissione ben definite. Un domani, lo stesso concetto dovrà essere applicato ad esempio ai servizi di telemedicina”, ha detto a Les Echos Pierre Louette, direttore generale aggiunto di Orange, secondo cui la net neutrality non è sinonimo di “Net passività” e che quindi non si può impedire agli operatori di “gestire le reti, tanto più che le reti sono fatte di router la cui funzione è quella di determinare i flussi di dati”.
Urge quindi in Europa un accordo politico fra stati membri sulla definizione di “servizi specializzati”. Accordo che per ora non c’è, anche perché da una parte il Parlamento sta lavorando ad una lista ben precisa di servizi per i quali potrebbe essere autorizzato un trattamento privilegiato. Ma secondo gli operatori definire a priori un elenco predefinito di servizi cui concedere un trattamento di favore non è la soluzione giusta, in quanto si rischierebbe di limitare la portata di future innovazioni. Il Consiglio europeo, che riunisce i capi di stato e di governo della Ue, dal canto suo, è più propensa a una definizione più semplice e generica di “servizi specializzati”, che affidi poi alle singole Autorità nazionali il compito di definire nel dettaglio regole specifiche sui servizi consentiti. L’obiettivo della Ue è raggiungere una visione condivisa entro maggio per votare un testo sulla Net Neutrality dopo l’estate.