La Commissione europea non dovrebbe intervenire con regole eccessivamente prescrittive o intrusive sulla net neutrality, poiché tali interventi rischierebbero di degradare internet come la conosciamo oggi e di limitare il suo potenziale di sviluppo. È quanto chiedono le principali associazioni europee di settore – da Cable Europe a ETNO, dalla GSMA a Make the Network – ai decisori politici europei, che dovrebbero piuttosto “favorire un approccio lungimirante, riconoscendo che l’evoluzione di Internet è un processo continuo”.
La presa di posizione arriva sulla scia del testo di compromesso con cui la presidenza lettone della Ue traccia la sua roadmap per la realizzazione del mercato unico delle tlc e del Connected Continent sulla base di quanto stabilito a novembre dalla Presidenza italiana. Secondo la proposta lettone, i fornitori di servizi internet dovranno trattare tutto il traffico internet allo stesso modo, tranne che in pochi eccezionali casi quali un’eccessiva congestione della rete, un ordine di un tribunale o per motivi di sicurezza. Eventuali accordi commerciali con i fornitori di contenuti (come Netflix o YouTube) oppure per la fornitura di altri servizi specializzati (ad esempio in ambito sanitario o delle auto connesse) a patto che ciò non avvenga a scapito del servizio offerto ai consumatori, come chiesto anche dal Commissario Ue al Digitale, Gunther Oettinger.
L’industria europea sottolinea però molto chiaramente nella sua lettera che “non è tecnologicamente efficace né vantaggioso per i consumatori se il traffico è trattato tutto allo stesso modo. Né è mai stato così”.
Se internet, dunque, funziona così bene ed è affidabile e sicuro come lo consociamo, è anche per merito dei sistemi di “gestione del traffico e delle tecnologie di routing di rete integrate nell’infrastrutture”.
Ecco perché, partendo dal presupposto che un’Open Internet è cruciale per “lo sviluppo della società nel suo complesso”, per promuovere l’innovazione e gli investimenti è essenziale mettere a punto “regole a prova di futuro che dovrebbero essere applicate in maniera uniforme in tutta Europa”.
Le associazioni degli operatori del settore fanno inoltre notare che oggi internet non solo uno strumento di comunicazione o intrattenimento, ma è anche uno strumento essenziale per la competitività delle aziende, e che quindi non si può non tenere conto delle diverse esigenze di diverse tipologie di consumatori, alle quali bisogna necessariamente rispondere con “una varietà di prodotti e servizi, nell’interesse dei consumatori finali”.
“Regole che limitino la capacità di offrire ai consumatori un’esperienza soddisfacente altererebbe e svilirebbe l’Internet che conosciamo oggi”, spiegano ancora ETNO e gli altri, sottolineando che tenere nella più alta considerazione la necessità di innovare prodotti e modelli di business è essenziale soprattutto per consentire all’Europa di ripartire e rialzare la testa, riprendendo il posto che le spetta sul palcoscenico mondiale.
È ormai un fatto acclarato, infatti, che il digitale non è un settore a se stante e quindi non produce vantaggi solo per le aziende che in esso operano, ma è un traino anche per altri settori ‘tradizionali’ come il manifatturiero o il settore automobilistico.
Limitare, però, le aziende del settore digitale, impedendo loro di offrire servizi su misura delle esigenze dei consumatori vorrebbe dire frenare i nuovi servizi di domani. Altrettanto deleterio sarebbe mantenere una situazione frammentaria, in cui ogni mercato nazionale sia caratterizzato da regole divergenti.
“Qualsiasi proposta dovrebbe evitare di regolamentare offerte al dettaglio in un mercato altamente competitivo come quello europeo delle tlc: in particolare – chiedono Cable Europe, ETNO, GSMA e Make the Network – una misura che bandisca una differenziazione dei prezzi positiva proverebbe i consumatori di servizi interessanti già in uso e potrebbe agire da deterrente per l’innovazione”.
Alla nuova Commissione, infine, le associazioni chiedono di lavorare assieme per identificare e rimuovere le attuali barriere regolamentari agli investimenti e alla creazione di capacità di banda: “sarebbe paradossale – concludono – creare nuove barriere attraverso regole mal congegnate”, quando l’obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di “contribuire alla realizzazione di un fiorente ecosistema digitale europeo”.