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Net neutrality e lobby: Google ha speso 17 mln di dollari per influenzare il Congresso

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Sulla net neutrality si è consumata a Washington la battaglia incrociata tra Comcast e Google, che hanno speso cifre record in attività di lobbying lo scorso anno.

Per mantenere lo status quo ed evitare che la proposta della FCC per la creazione delle cosiddette ‘corsie preferenziali’ andasse avanti, Google ha speso nel 2014 quasi 17 milioni di dollari, la cifra più alta mai raggiunta per fare pressioni sul Congresso, pari al 20% in più di quanto aveva speso nel 2013.

Al secondo posto per spesa destinata a fare lobby si piazza invece l’operatore via cavo Comcast, che ha speso poche decine di migliaia di dollari meno di Google per fare pressione in senso opposto: per far sì, cioè che si andasse avanti con la proposta di acconsentire ad accordi commerciali tra le telco e i fornitori di contenuti per una ‘consegna’ prioritaria del loro traffico.

Secondo le analisi dell’associazione Consumer Watchdog le telco Usa AT&T, Comcast, Sprint, Time Warner Cable e Verizon hanno speso in tutto 116 milioni di dollari per influenzare il Congresso.

Non sembra, però, abbiano avuto il successo sperato, visto che il presidente Obama si è schierato apertamente contro la FCC, che il 26 febbraio prossimo, intanto, si esprimerà sulla possibilità di regolamentare internet come un servizio pubblico.

Una possibilità, anche questa, fortemente invisa alle telco.

In Europa, intanto, sembra che la presidenza lettone della Ue sia vicina a un compromesso sulla net neutrality che partirebbe dal testo messo a punto dalla presidenza italiana – che prevede alcune circostanze eccezionali (ordine del tribunale e obblighi legislativi; sicurezza e integrità della rete; controllo di congestione temporanea; su richiesta di un utente) in cui agli operatori sarebbe concesso l’uso di sistemi di gestione del traffico – e aggiungerebbe però una definizione dei servizi di accesso a internet.

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