“Questa decisione alquanto partigiana potrá forse soddisfare chi vuole creare divisioni politiche, ma non è salutare per l’ecosistema di Internet, né per l’economia né per il nostro sistema politico. E, con il senno di poi, causerà danni a lungo termine anche per la FCC.” È questo il commento di James W. Cicconi, Senior Executive Vice President-External and Legislative Affairs del colosso americano AT&T, a seguito della rivoluzionaria decisione della FCC sulla questione net neutrality.
“Oggi (giovedì ndr), l’amministrazione e la FCC che sembravano diretti verso un’altra vittoria bipartisan sulla neutralità della rete, sono invece stati guidati da una lotta partigiana – dice Cicconi – Il voto 3-2 della FCC per spazzare la nuova regolamentazione di Internet, è un rifiuto della vittoria – come prodotto di un compromesso – ma un abbraccio, anche se riluttante, alla lotta politica”, sottolineando anche che “È un peccato che questo singolo problema, più di ogni altro, abbia nel corso di dieci anni causato uno spirito di divisione che si è diffuso anche all’interno di un’agenzia che ha cercato a lungo l’unanimità su questioni significative a lungo termine, e in generale l’ha quasi sempre trovata. Una decisione 5-0 non lascia spazio per una discussione, mentre un verdetto per 3-2, in particolare su temi di così vasta portata, è un invito a rivisitare la decisione, più e più e più volte”.
Trapela quindi dalle parole di Cicconi non solo l’accettazione, seppur forzata di questa decisione, ma un’analisi che va oltre la semplice decisione sulla net neutrality analizzandone le ragioni e tutte le diverse possibilità che non sono state prese in considerazione.
“AT&T ha sempre sostenuto i principi dell’internet aperto sin da quando sono stati enunciati, e continuiamo a rispettarli rigorosamente tutt’ora.” In altre parole, “Non abbiamo mai sostenuto che non ci dovesse essere alcun regolamento in questo settore, ma è sufficiente che ci sia una regolamentazione intelligente”.
“Quindi”, conclude Cicconi, “quello che speriamo è che altre voci emergeranno, voci che riconoscono che animosità, esagerazione, demonizzazione e allarmismo non sono una base su cui fare delle ragionevoli politiche nazionali.”