Per ‘dare il la’, cominciamo con una chicca fresca di giornata: la parola inglese ‘vintage’ dal francese ‘vendange’ (che sta per vendemmia ed è da pronunciare ‘vìntig’ e non ‘vinteig’), che finora usavamo per evocare capi d’abbigliamento, borse od orologi di un recente passato, si riferisce invece a pregevoli vini d’annata.
Eh sì, lo so, non siamo mai a riparo di un’informazione pronta a travolgere ogni nostra certezza e per continuare sulla linea ‘cerco in Internet quindi trovo’, ecco un’altra chicca che mi ha ispirato quest’articolo: una ricetta che ci arriva da prima della Rivoluzione francese, da uno chef che oggi farebbe senz’altro parte dei maîtres-queux più influenti del mondo…
Imprescindibile da ogni settimana bianca, la moda di riunirsi anche in città attorno a una fondue savoiarda dilagò negli anni ‘80 per poi spegnersi lentamente, rimpiazzata da cibi più esotici, ma sono sicura che avete ancora in fondo a qualche buffet un servizio per la fonduta… no? Troppo giovani? Beati voi! Comunque nulla vi vieta di correre ad acquistarlo per stupire i vostri amici con effetti speciali già da domani sera.
Nel 1734, lo chef e scrittore culinario francese Vincent La Chapelle descrive nel suo libro ‘Le Cuisinier’ una ricetta di ‘fondue’ molto simile a quella odierna a base di formaggio, di vino bianco o Champagne (decisamente très chic), di noce moscata, di aglio e di pane tostato.
Fondue di formaggio al tartufo
“Abbiate del buon formaggio di groviera o di parmigiano o altri buoni formaggi, e tagliatelo a quadrettini o grattuggiatelo, mettetelo in un piatto con mezzo bicchiere d’acqua o di vino bianco, aggiungete pepe macinato, un po’ di noce moscata, del prezzemolo, erba cipollina e del tartufo tagliato a fini fettine, mettete il piatto su un fornelletto e metteteci un pezzo di burro dalla grandezza di un uovo. Quando la vostra fondue inizierà a sciogliersi, dovrete girarla con la cosa che giudicherete più idonea. Una volta sciolto il formaggio, aggiungete due tuorli d’uovo e i loro albumi montati a neve. Avrete anche del pane tagliato a bastoncini della lunghezza di un dito che friggerete o tosterete che metterete nella fonduta attorno al vostro piatto. Aggiungeteci il succo di un’arancia e servite caldo. Un’altra volta potete farla senza tartufo, se volete, senza prezzemolo né erbe cipollina, aggiungendoci dell’aglio di Spagna, e un bicchiere di vino di Champagne”
Vincent La Chapelle, Le Cuisinier, seconda edizione (1742), pagina 220
Inoltre, per gli appassionati di dolci sarà interessante sapere che Vincent La Chapelle lavorò per personaggi illustri tra cui Madame de Pompadour e inventò un dolce: ‘le puits d’amour’, il pozzo d’amore, presente oggi ancora nella pasticceria tradizionale francese. Si presenta sotto la forma di un dolce rotondo di pasta sfoglia o di pasta choux, decorato di zucchero a velo il cui centro svuotato, il pozzo, è riempito di crema pasticcera caramellata o di marmellata di albicocca o di ribes rosso… avis aux amateurs!
Vincent La Chapelle, Cuisinier moderne pubblicato nel 1742.
Per moltiplicare le occasioni di fondue, da riconsiderare ovviamente: la fondue bourguignonne, la fondue cinese e per i supergolosoni di ogni età: la fondue au chocolat!
Fondue per tutti i gusti quindi per deliziarvi con un sottofondo di canzoni rigorosamente degli anni ’80: è l’occasione di divertirsi mangiando, perché a ogni pezzetto che si perde nel ‘caquelon’ si dà una ‘punizione’… un’occasione come un altro per farsi baciare, ottima idea che ne dite?