Oggi l’Unione europea dipende per l’80% da tecnologie di Paesi terzi. Questo lock-in comporta rischi significativi:
- riduce la capacità dell’Ue e dei singoli Stati di agire strategicamente a livello tecnologico
- diminuisce la sua competitività economica
- impedisce la crescita di aziende tech europee (ostacolate anche dall’iper-regolamentazione europea)
- rende vulnerabili i suoi dati sensibili, per esempio a causa della legge statunitense sulla sorveglianza dell’intelligence esterna (Foreign Intelligence Surveillance Act – FISA) e del Cloud Act.
La FISA consente alle agenzie di intelligence di accedere ai dati delle aziende tecnologiche statunitensi. Mentre il Cloud Act permette invece alle autorità statunitensi di accedere ai dati il cui hosting è effettuato da aziende statunitensi, anche se tali dati sono fisicamente conservati al di fuori degli Stati Uniti.
È ora, nell’era del trumpismo, di alimentare l’indipendenza digitale europea.
Punta a questo obiettivo l’iniziativa “Indipendenza Digitale” di Key4biz, giornale specializzato da oltre 20 anni sull’innovazione tecnologica e sulla cultura del futuro, in collaborazione con ReD OPEN, spin-off dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. All’interno del progetto, stiamo organizzando la prima Conferenza italiana sull’Indipendenza Digitale il 27 maggio 2025 a Roma. L’Indipendenza digitale emergerà come un imperativo strategico, politico ed economico.

Così Key4biz e ReD OPEN hanno iniziato a dar vita, dal 28 novembre scorso a Milano (guarda il videoracconto dell’evento), a una community internazionale e a un tavolo di lavoro permanente con l’obiettivo di definire con un Libro Bianco la Strategia di indipendenza digitale da presentare al Governo e al Parlamento e a tutti gli stakeholder rilevanti.
Il videoracconto dell’evento di lancio a Milano il 28 novembre 2024
Le 6 raccomandazioni della proposta della Commissione ITRE del Parlamento europeo sulla sovranità tecnologica
La nostra iniziativa è perfettamente in linea al progetto di Relazione di iniziativa della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE) del Parlamento europeo sulla sovranità tecnologica e le infrastrutture digitali, presentata il 25 febbraio 2025: tre mesi dopo la nostra presentazione a Milano.
La votazione sulla Relazione è prevista per il 25 giugno prossimo.
Prevede 6 raccomandazioni.
Raccomandazione n.1: Sarebbe opportuno incoraggiare gli investitori istituzionali privati a investire in un portafoglio diversificato di aziende tecnologiche europee ad alto potenziale semplificando il quadro normativo del fondo di investimento europeo a lungo termine (ELTIF 2.0), favorendo le fusioni e le acquisizioni e proponendo incentivi fiscali laddove l’Unione ne abbia competenza.
L’Unione distribuisce denaro pubblico, vedi “Horizon”, a migliaia di aziende attraverso molteplici meccanismi di aiuto pubblico di piccole dimensioni. Questa dispersione di sovvenzioni – che spesso arrivano tardi o al completamento del progetto finanziato – su un numero eccessivo di progetti diversi non permette a nessuno di raggiungere un’autentica massa critica: pochi sono i campioni europei tecnologici.
Raccomandazione n.2: Sarebbe opportuno riformare il funzionamento degli appalti pubblici europei per permettere agli Stati membri di riservare i loro appalti strategici alle aziende europee che soddisfano criteri di sovranità.
In Cina, la totalità degli appalti pubblici nei settori strategici è destinata a imprese nazionali. Negli Stati Uniti, tale dato è pari al 70 %. A titolo comparativo, in alcuni Stati membri dell’Unione la percentuale degli appalti pubblici destinata ad attori europei è compresa solo tra l’8 % e il 12 %
La legge statunitense per incentivare l’acquisto di prodotti nazionali (Buy American Act) e la legge statunitense sulle piccole e medie imprese (Small Business Act) non hanno ancora equivalenti all’interno dell’Unione. Per questo motivo, la relazione Draghi raccomanda di introdurre una “quota minima esplicita” per la produzione locale all’interno degli appalti pubblici per agire come “cliente di lancio” per le nuove tecnologie.
Il “driver normativo” è essenziale per determinare la crescita delle aziende Tech europee.
Ad oggi, grandi imprese e PA, spesso, neanche aprono la porta a startup o PMI tecnologiche italiane e europee. Questo avviene per diversi motivi: per gli effetti del Lock-in; perché vengono visti più come un “rischio” piuttosto che un vantaggio. In caso di data breach, per esempio, è più facile attribuire le colpe a grandi vendor al posto di una piccola società italiana. Il “chi sono questi” dovrebbe essere sostituito dalla curiosità, almeno, di conoscere nuove tecnologie made in Italy o in Europe. Abbiamo sempre più bisogno di manager coraggiosi che credano in tecnologie e soluzioni italiane/europee.
Raccomandazione n. 3: Sarebbe opportuno allineare il livello “elevato” della certificazione EUCS alle prescrizioni della certificazione SecNumCloud.
Tuttora oggetto di discussioni, il “sistema europeo di certificazione della cibersicurezza per i servizi cloud” (EUCS) non prevede abbastanza garanzie per quanto riguarda l’hosting dei dati sensibili europei, neppure al suo livello di certificazione “elevato”. Al fine di assicurare che il prestatore di servizi di hosting non sia soggetto a legislazioni di paesi terzi, sarebbe opportuno che la certificazione EUCS fosse allineata alle garanzie richieste dalla certificazione francese SecNumCloud per quanto concerne i criteri “d’immunità” dei dati rispetto alle leggi extraterritoriali e di controllo dell’impresa.
Raccomandazione n. 4: Sarebbe opportuno riformare le normative europee che riducono l’attrattiva delle attività considerate rischiose ed emergenti attraverso requisiti di capitale elevati e un principio di prudenza eccessivamente rigoroso.
La normativa costituisce “un ostacolo agli investimenti” per più del 60% delle imprese dell’Unione e il 55% delle PMI segnala che gli oneri normativi costituiscono la loro principale sfida. Le recenti relazioni Draghi e Letta hanno posto in evidenza lo stesso problema.
Raccomandazione n. 5: Sarebbe opportuno eliminare due atti normativi ogni volta che ne viene creato uno nuovo nei settori strategici, sul modello del decreto americano “One-In, Two-Out”.
Raccomandazione n. 6: Sarebbe opportuno riformare il mercato europeo dell’energia elettrica ponendo fine al meccanismo dell’ordine di merito, che allinea i prezzi alle risorse più costose, e ripristinando un quadro che consenta all’energia nucleare di fornire energia elettrica competitiva e stabile.
La nostra iniziativa è anche perfettamente in linea con EuroStack, l’iniziativa di politica industriale europea che riunisce tecnologia, governance e finanziamenti per investimenti incentrati sull’Europa per costruire e adottare una suite di infrastrutture digitali: dalla connettività al cloud computing, all’intelligenza artificiale e alle piattaforme digitali.
La visione è quella di sostenere l’imprenditorialità e la competitività europea (un ecosistema diversificato di imprese, PMI, startup), creare resilienza, proteggere la nostra autonomia e sovranità in un mondo volatile e potenziare le persone e le imprese d’Europa.
Ad oggi 100 CEO di aziende digitali/tecnologiche europee hanno aderito a EuroStack

Infine, ma non meno importante, il Parlamento olandese, come riporta Reuters, ha compiuto un passo molto significativo: sono state approvate tutte le mozioni per “porre fine alla dipendenza dal software statunitense”.
“È una cosa enorme”, ha commentato l’economista Cristina Caffarra. “La nostra attuale dipendenza dalla tecnologia non europea è insostenibile”, ha concluso, “e abbiamo i mezzi per creare alternative. L’industria tecnologica/digitale europea è super buona, ci siamo lasciati convincere che non siamo in grado di competere”.
Perché unirsi all’iniziativa Indipendenza Digitale di Key4biz e ReD Open
L’Indipendenza Digitale rappresenta una priorità strategica emergente per governi, imprese e cittadini, con l’obiettivo di gestire l’innovazione e la trasformazione digitale costruendo un ecosistema in grado di proteggere servizi critici, infrastrutture e dati in modo autonomo e resiliente. Il tema non si limita alla sola Sovranità su dati e infrastrutture, ma si propone di costruire in contesti responsabili, ambienti consapevoli e sicuri, capaci di salvaguardare la competitività economica, la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone.
Per le Aziende, l’indipendenza digitale significa assicurarsi libertà di innovazione e di posizionamento delle proprie risorse strategiche sul mercato riducendo i rischi derivanti da dipendenze tecnologiche esterne, gestendo in autonomia le tecnologie, proteggendo i dati critici e accrescendo il valore della propria organizzazione tramite lo sviluppo delle competenze interne e la conseguente valorizzazione delle persone.
➡️ Unisciti all’iniziativa di Key4biz e ReD OPEN, il media kit di Indipendenza Digitale