I dati sui femminicidi in Italia nel 2023 mostrano come la regione con il più alto tasso di donne uccise sia l’Abruzzo. Nella regione bagnata dall’Adriatico il tasso di omicidi di donne caratterizzati dall’aggravante della violenza di genere è infatti pari a 0,77 ogni 100mila donne, come mostra il grafico in apertura con il tasso di femminicidio di tutte le regioni italiane. La fonte è il centro di ascolto mobbing e stalking contro tutte le violenze della Uil nazionale. e sono i più recenti dato che sono aggiornati al 2 novembre.
Dal grafico emerge un fatto importante, la conferma del carattere universale della violenza di genere. Significa che la violenza contro le donne non è riducibile a influenze di tipo geografico-culturale né, come vedremo nei grafici successivi, riconducibile solo a determinate classi sociali o limitata solamente a certe fasce anagrafiche.
Le regioni con più casi di femminicidi in Italia
Non si rilevano infatti particolari differenze tra nord, centro e sud Italia: il tasso di femminicidi in Italia è macchia di leopardo. Primo l’Abruzzo, poi la Sicilia, poi l’Umbria a cui segue il Piemonte. Per avere una visione completa della violenza di genere in Italia bisogna però guardare anche i numeri grezzi, ovvero il numero degli omicidi di donne in Italia in ogni regione. Anche in questo modo abbiamo la conferma del carattere sovraregionale del fenomeno: nel 2023 le regioni dove sono avvenuti più femminicidi sono infatti la Lombardia, dove sono state uccise 13 donne e la Sicilia con 12 casi di femminicidio. Qui sotto il grafico che mostra i casi di femminicidio in tutte le regioni italiane nel 2023.
Femminicidio di bambine e giovani ragazze: il caso della differenza del 2%
Nessuna differenza regionale quindi ma anche nessuna differenza sociale. Le vittime e i loro aggressori provengono da tutte le classi sociali e appartengono a diversi ceti economici e culturali. Dai dati emerge inoltre come non ci sia una marcata differenza statistica nemmeno nell’età delle vittime. Guardate la tabella qui sotto.
Nel 2023 i femminicidi di bambine hanno superato quelli di ragazze adolescenti
Cosa emerge dai dati sull’età delle donne vittime di femminicidio in Italia? Che questa forma di violenza è una minaccia per le donne di tutte le fasce d’età. Ad esempio la percentuale di femminicidi per la classe di età 70-90 anni è del 25%. Ma il fatto grave è che per quella da 0 a 10 anni raggiunge il 6%, una percentuale che è drammaticamente vicina a quella della fascia 21-30 anni che è dell’8%. E per di più la fascia intermedia tra le due, ovvero quella 11-20 anni, mostra le percentuali più basse tra tutte le fasce di età.
Nel 2023 i femminicidi di bambine hanno dunque superato quelli di ragazze adolescenti e pre-adolescenti.
I delitti compiuti dai conoscenti della vittima inferiori a quelli compiuti dai famigliari
Una percentuale cosi alta di femminicidi in Italia che hanno come vittime bambine e donne anziane dimostra che la componente passionale non è un movente da applicare in maniera indiscriminata a questo genere di delitto. Non solo, i femminicidi con il “delitto passionale” o il “delirio di gelosia” non centrerebbero proprio nulla; le motivazioni sono più profonde come si legge nella prima relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio: “la radice della violenza contro le donne risiede in stereotipi culturali che fissano schemi comportamentali che costituiscono il substrato della violenza di genere e della sua forma più estrema, il femminicidio”.
La maggioranza delle donne uccise in ambito familiare, 92% dei casi
La gelosia e la disperazione per la fine della relazione rappresenterebbero quindi solo la punta dell’iceberg. Nel grafico qui in basso la relazione parentale delle vittime con il soggetto che ha compiuto il delitto: la maggioranza delle donne muore in ambito affettivo-domestico-familiare, 92% dei casi. Addirittura la percentuale di uomini che uccidono la propria madre è il doppio di quella dei delitti compiuti da conoscenti della vittima: rispettivamente 13% e 7%.
Nel 42% dei casi l’assassino è il marito o il convivente. Solo nel 17% l’ex fidanzato
Un altra prova del fatto che la disperazione, ad esempio per la fine delle relazione, non sia il motivo scatenante è data dal fatto che la maggior parte delle donne viene uccisa dal partner e non dall’ex. Con una differenza percentuale che non lascia dubbi: nel 42% dei casi l’assassino è il marito o il convivente e solo nel 17% dei casi è l’ex fidanzato, questo per i dati del 2023. Un caso isolato? No, se guardiamo i dati del 2017-18, le percentuali sono ancora più verticali: in questo biennio il 57,4% dei femminicidi è stato opera del partner, il 12,7% dell’ex. Infatti nella maggioranza dei casi la rottura dell’unione non emerge, dagli atti del processo, neanche come intenzione della vittima. Dunque il femminicidio “si conferma come un atto di dominio dell’uomo sulla donna, al di là della volontà della donna di rompere la relazione”.
Ultimo aggiornamento: novembre 2023
Fonte: Istat, Ministero dell’Interno, Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio