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Nasce Aeroporti 2030: gli scali di Roma, Venezia, Treviso, Verona e Brescia per la transizione digitale ed ecologica

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Aeroporti 2030, un’idea di trasporto che punta su innovazione e sostenibilità

Inaugurare una nuova strategia nel settore aeroportuale italiano per valorizzare sostenibilità ambientale e trasformazione digitale, raggiungendo più alti livelli di sicurezza a livello di infrastrutture, questo l’obiettivo della nuova associazione Aeroporti 2030 a cui hanno aderito gli scali di Roma Fiumicino, Roma Ciampino, Venezia, Treviso, Verona e Brescia.

A conti fatti si tratta del maggior polo aeroportuale sul territorio italiano, quello nato dall’unione dei sei scali, che assieme rappresentano il 40% circa del traffico aereo nazionale.

Pur scontando l’emergenza sanitaria indotta dalla pandemia di Covid-19 e un certo ritardo negli investimenti e nella ricerca di nuova strategia per competere con i grandi conglomerati globali, il Presidente della nuova associazione, Alfonso Celotto, ha dichiarato in una nota: “Non bisogna guardare più soltanto al “qui e ora” ma bisogna pensare al futuro attraverso il presente. Lo sviluppo digitale, la sostenibilità, la globalizzazione rendono i trasporti una delle principali sfide del nostro futuro. Un futuro connesso, collegato e veloce in cui trasporti e logistica assumeranno un ruolo sempre più strategico e decisivo”.

Ambiente e digitale due pilastri per il futuro del Paese e del settore aeroportuale

Innovazione digitale, transizione tecnologica delle aziende e ricerca di una sostenibilità ambientale che dovrà comunque avvicinarsi ai fatidici parametri delle zero emissioni e della neutralità climatica, sono i pilastri su cui si sta muovendo lo scenario economico e finanziario attuale, quindi anche il settore dell’aviazione civile e commerciale.

Pilastri riconosciuti anche a livello comunitario, con l’approvazione da parte del Consiglio Trasporti dell’Unione europea, riunitosi a Lussemburgo ad inizio mese, di un nuovo regolamento dal titolo “Cielo unico europeo” dedicato proprio all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità ambientale del settore aeroportuale dell’Unione.

In occasione della riunione dei ministri dei Trasporti e delle infrastrutture degli Stati dell’Unione, il nostro Enrico Giovannini ha dichiarato: “Nel Regolamento sono presenti elementi innovativi coerenti con le recenti linee-guida dell’Unione Europea in materia di sostenibilità ambientale e di innovazione digitale, gli stessi elementi che hanno portato l’Italia a cambiare il nome del ministero, da Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili”.

Scommettere su infrastrutture digitali e green è il primo passo per conseguire concretamente gli obiettivi fissati dall’Unione europea per il 2030 e la metà del secolo, ma anche i target principali dell’Agenda 2030 e del Patto verde europeo.

La trasformazione digitale è anche una trasformazione di sicurezza. Nel Piano nazionale ripresa e resilienza o PNRR ci sono investimenti digitali per aumentare il traffico senza costruire nuove infrastrutture: per aumentare i voli senza bisogno di costruire nuove piste e per mettere in sicurezza viadotti e gallerie attraverso strumenti digitali“, ha affermato sempre Giovannini partecipando a un webinar del Consumers’ Forum sulla mobilità di fine aprile, secondo quanto riportato dall’Ansa.

Il valore economico del settore, il problema della troppa CO2

Il settore aeroportuale e il trasporto aereo in generale rappresentano un mercato fondamentale per il nostro Paese. secondo Assaeroporti, si tratta di un comparto che è moltiplicatore di PIL, incidendo per il 3,6%, e di forza lavoro, con la comunità aeroportuale che arriva a comprendere circa 150 mila persone, per 880 mila lavoratori complessivi.

Nel periodo marzo – agosto 2020, sempre secondo dati dell’associazione, sono stati persi in Italia oltre 90 mln pax rispetto al 2019, con una diminuzione dell’85% del traffico passeggeri, così articolato in rapporto alle diverse rotte: – 75% su voli nazionali; – 89% su voli UE; – 93% su voli extra-UE.

Nello stesso periodo le società di gestione aeroportuale hanno perso oltre 1,3 miliardi di euro di fatturato.

Secondo le stime presentate in audizione al Senato, l’anno passato si è chiuso con un volume di traffico tra i 50 e i 60 mln di passeggeri (a fronte dei 193 mln del 2019 e dei 200 mln previsti per il 2020 ante Covid), livello inferiore a quello registrato nel 1995.

Non c’è però da dimenticarsi che il trasporto aereo è molto più inquinante di altri mezzi, come il treno e la nave, ad esempio. Secondo stime riportate dal Report “Quantifying the potential for climate change mitigation of consumption options” dell’Austrian Environment Agency, viaggiando in aereo produciamo 448 grammi di CO2 per persona su km percorso, contro i 14 grammi di CO2 del treno.

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