Miliardi di anni fa la vita su Marte
Il Jet Propulsion Laboratory (JPL) dell’Agenzia spaziale americana (Nasa) ha annunciato una scoperta sensazionale: un tempo, miliardi di anni fa, c’era la vita su Marte. Ovviamente, si parla di strutture chimiche di base, legate alla vita, e fossilizzate in una roccia.
È stato il rover Perseverance ha condurci verso questa scoperta, durante il suo solito lavoro di scavo e analisi di rocce e sedimenti prelevati dalla superficie del pianeta rosso.
La roccia in questione (il 22° campione estratto dal rover), chiamata dagli scienziati dall’Agenzia “Cheyava Falls“, è stata raccolta nella Neretva Vallis, molto probabilmente una valle fluviale dei tempi più remoti del pianeta, larga 400 metri e scavata dall’acqua che si riversava nel cratere Jezero.
Un’ulteriore conferma, quindi, che su Marte l’acqua c’era, anche se un tempo lontanissimo dal nostro, e che in essa c’era anche la vita, così come la conosciamo noi.
Microorganismi fossilizzati in una roccia
Lunga le sezioni della roccia, si legge nell’articolo pubblicato sul sito della Nasa, sono emerse al microscopio elettronico lunge vene di solfato di calcio biancastro, con bande di materiale rosso, che suggerisce la presenza di ematite (uno dei motivi per cui Marte è di color rossastro ruggine).
Qui alcune immagini della sezione di roccia e del luogo in cui il rover ha trovato la roccia.
Proprio attorno all’ematite ci sono decine di macchie di colore bianco sporco e di forma molto irregolare, di dimensioni millimetriche, ciascuna a sua volta circondata da aloni neri, come macchie di Leopardo.
Il PIXL (Planetary Instrument for X-ray Lithochemistry) di Perseverance, strumento d’analisi potenziato dall’intelligenza artificiale (AI), ha rilevato che questi aloni neri contengono ferro e fosfato: “Sulla Terra, questo tipo di caratteristiche nelle rocce sono spesso associate alla documentazione fossile di microbi che vivono nel sottosuolo“, ha dichiarato David Flannery, astrobiologo e membro del team scientifico di Perseverance.
“La roccia presenta segni e strutture chimiche che potrebbero essere state formate dalla vita miliardi di anni fa, quando l’area esplorata dal rover conteneva acqua corrente”, ha sottolineato la Nasa nel commento alla scoperta.
Il ruolo dei vulcani marziani
Il team di scienziati della Nasa è rimasto molto sorpreso, inoltre, nello scoprire che le vene biancastre sono in realtà piene di cristalli millimetrici di olivina, un minerale che si forma dal magma. L’olivina potrebbe essere correlata a rocce che si sono formate più in alto sul bordo della valle del fiume e che potrebbero essere state prodotte dalla cristallizzazione del magma.
Se così fosse, il team ha un’altra domanda a cui rispondere: è possibile che l’olivina e il solfato siano stati introdotti nella roccia a temperature altissime, creando una reazione chimica abiotica che ha dato origine alle macchie di leopardo?
“Abbiamo colpito quella roccia con laser e raggi X e l’abbiamo osservata e studiata letteralmente giorno e notte, da quasi ogni angolazione immaginabile“, ha detto Farley, aggiungendo: “Scientificamente, Perseverance non ha più nulla da offrire. Per comprendere meglio cosa è realmente accaduto in quella valle fluviale marziana nel cratere Jezero, miliardi di anni fa, dobbiamo riportare sulla Terra il campione roccioso, in modo che possa essere studiato in profondità con le tecnologie più avanzate disponibili nei nostri laboratori“.