Il celebre imprenditore americano Elon Musk, famoso per l’auto elettrica Tesla e per le future missioni spaziali di SpaceX, si è di nuovo espresso sul bitcoin con il solito tweet, ma stavolta tirando il freno a mano e annunciando al mondo intero che non è più dell’idea di accettare questa criptovaluta per l’acquisto dei suoi veicoli.
Il tweet anti-bitcoin
Tesla & Bitcoin pic.twitter.com/YSswJmVZhP
— Elon Musk (@elonmusk) May 12, 2021
Il motivo? Il processo di mining necessario alla generazione di bitcoin è troppo energivoro, consuma una gran quantità di energia elettrica generata a sua volta da combustibili fossili, quindi con significative emissioni di diossido di carbonio, la CO2.
Gli effetti di questa decisione, seppur non definitiva, si legge in un articolo sul Sole 24 Ore, si sono subito concretizzati in una perdita di valore del bitcoin dell’11% circa e a cascata anche delle altre criptovalute più utilizzate, come ethereum (-9%) e ripple (-10%).
Il bitcoin deve diventare green
A febbraio di quest’anno, al contrario, Musk aveva consentito un’enorme iniezione di fiducia sul mercato delle criptovalute, annunciando un investimento di 1,5 miliardi di dollari proprio in bitcoin, con la possibilità di utilizzarli per acquistare le sue auto elettriche.
Una decisione non definitiva quella di stanotte, comunque, perché l’imprenditore americano ha tenuto a precisare che l’investimento rimane valido e nel caso bitcoin divenisse più green e passasse alle fonti energetiche rinnovabili, quindi ad un mining a zero emissioni, allora sarebbe riabilitato all’acquisto delle Telsa.
Do you want Tesla to accept Doge?
— Elon Musk (@elonmusk) May 11, 2021
A riguardo è molto interessante il sondaggio attivato da Musk, sempre tramite Twitter, in cui si chiedeva agli utenti del social se erano d’accordo o meno nell’acquistare le Tesla con la criptovaluta Dogecoin. Hanno detto si il 78% dei votanti (che in totale sono stati quasi 4 milioni).
Si alle criptovalute sostenibili
Musk infine ha dichiarato nel tweet che non ha niente contro le criptovalute nel loro insieme, perché avranno sicuramente un grande futuro e rimangono un’ottima idea, tanto da poter considerare quelle più green “che usino meno dell’1% dell’energia consumata da bitcoin” come possibili candidate per future transazioni.
Come spiegato in uno studio dell’Università di Cambridge di un paio di mesi fa, il mining del bitcoin richiede un consumo di energia pari a oltre 121 terawattora (TWh), che è quanto consuma un Paese grande come l’Argentina.