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Ok all’offerta da 44 miliardi. Gli italiani iscritti ai network sono solo il 42%
Il consiglio di amministrazione di Twitter ha detto si a Elon Musk. Ha, infatti, accettato la proposta di acquisto del social network da parte dell’uomo più ricco del mondo che ha messo sul tavolo ben 44 miliardi di dollari (dai precedenti 43) per comprare uno dei più popolari social network del mondo. L’offerta equivale a 54,2 dollari per azione, cioè il 38% in più rispetto alla chiusura in Borsa del primo aprile. Che cosa succede ora con Musk alla guida di Twitter? Dal punto di vista finanziario ci sarà il delisting della società (ovvero, sarà tolta dalle negoziazioni in Borsa) mentre dal punto di vista pratico Musk ha detto che Twitter resterà così com’è e assolutamente nulla cambierà per gli utenti perché Twitter è un baluardo della “libertà di parola”.
Musk compra Twitter, cosa cambia
Ma forse qualche cosa cambierà. Almeno dal punto di vista della gestione. Twitter, infatti, è quotata in Borsa dal 2013 e da allora ha riportato utili solo nel 2018 e nel 2019. Mediamente i ricavi pubblicitari sono pari a 4,5 miliardi di dollari (rispetto ai 115 di Facebook, per esempio). Gli utenti sono appena 217 milioni nel mondo e l’80% degli americani adulti non usa Twitter. Anche in Italia Twitter non è troppo popolare, ma non è da sola. In effetti gli italiani non sembrano affatto attirati dalle meraviglie dei social network. Appena il 42% degli italiani frequenta Facebook, Twitter, Instagram, Tik Tok, YouTube, ecc. Idem i francesi: appena il 42% di loro si collega alle nuove piazze virtuali per condividere, mettere like o “seguire” qualcuno. Come si vede dalla infografica sopra, i danesi sono primi: ben l’81% di loro è iscritto ad almeno un social network.
La Danimarca leader nell’uso dei social network
Seguono la Danimarca Belgio, Regno Unito e Svezia, rispettivamente con il 76%, 73% e 72% della popolazione assidua sui social, ma al quinto posto troviamo Cipro e, sempre al di sopra della media europea del 57%, ci sono anche l’Ungheria con il 69%, la Lettonia con il 65%, la Romania con il 60%. Al contrario i tedeschi sono, come francesi e italiani, meno interessati della media: solo il 53% di loro naviga sui social network, così come il 56% degli austriaci.
Sono certamente molti i fattori che hanno determinato tali statistiche. Tra questi anche i temi legati alla privacy, sull’uso distorto, in ambito pubblico, politico, e privato che dei social si può fare, ma determinante appare il diverso approccio verso la tecnologia e la digitalizzazione, e quindi anche verso i social, dei più anziani rispetto ai più giovani
Anche i giovani italiani sono poco social
Quello che emerge dalle statistiche è una enorme differenza a livello europeo tra la frequentazione dei social dei più giovani, i 16-24enni, e i più anziani, in questo caso i 65-74enni, visto che non ci sono dati per chi ha più di 74 anni.
Nella Ue in media postano su Facebook o Instagram l’88% dei primi e solo il 21% dei secondi, con una differenza del 67%, che in alcuni Paesi supera anche l’80%, come in Croazia o Lituania. Altrove il divario è minore soprattutto grazie ad una maggiore dimestichezza dei più anziani con la tecnologia e i social. Per esempio nella solita Danimarca, dove a fronte di un 91% di giovani che naviga sui social network c’è anche un 51% di 65-74enni che fa lo stesso. L’Italia fa un po’ eccezione. Infatti la distanza tra giovani e anziani è minore della media, del 61%, ma in questo caso è dovuta a una percentuale relativamente bassa di 16-24enni sui social, il 73%, la minore in Europa, visto che altrove quasi ovunque si supera il 90%.
In Danimarca anche gli anziani sono sui social
Anche in questo caso i francesi hanno valori simili ai nostri. E questo primato forse conta come o più di quello riguardante i più anziani, tra cui si scende al 12%. Percentuale che però non rappresenta un record, visto che tra i coetanei bulgari si arriva al 9%. Tra l’altro se contassimo quanti postano foto o commenti in rete tra i navigatori del web sarebbero molti Paesi ad avere percentuali inferiori alle nostre tra i 65-74enni, ad esempio Francia e Germania. Questo vuol dire che molta parte di questa statistica non è dovuta solo a un rifiuto o un disinteresse verso i social da parte degli anziani, ma anche a una minore dimestichezza verso smartphone e computer. Molti semplicemente non usano internet.
I dati si riferiscono al 2019
Fonte: Eurostat