“Atteso che esistono diversi tipi di AI e che quelle che operano in contesti ‘circoscritti’ possono essere un meraviglioso strumento di supporto tecnico e logistico, pur se in ogni caso mai un fine”, spiega Federico Montesanto, CEO di Pirames International, con un richiamo alla cautela sull’uso di IA generativa nel mondo della musica, “è invece impensabile anche solo essere possibilisti sulla AI generativa nella musica, perché può potenzialmente distruggere un’intera filiera creativa e produttiva, con il rischio di andare a impattare su tutto l’ecosistema economico. Serve quindi una regolamentazione, di cui si inizia a parlare solo adesso, anche se non in maniera chiara ed orientata come invece sarebbe auspicabile. È necessario un confronto che coinvolga davvero tutte le parti in causa, dalle istituzioni agli addetti ai lavori, per creare una base giuridica chiara a tutela della creatività”.
Il dibattito sulle AI è attualmente al centro del mondo della creatività, tra modelli pensati per integrare l’estro umano e rischi associati alla generazione di contenuti. Uno scenario dal futuro ancora incerto, in cui vanno delineandosi però posizioni nette nei confronti dell’AI generativa. Mentre oltreoceano la RIIA – Associazione dei discografici americani – ha inserito, oltre ai siti di stream ripping e i cyberlocker che offrono in download non autorizzato opere coperte da copyright e piattaforme di streaming illegali, anche i siti e le app di voice cloning tra le realtà da attenzionare per il rischio di fenomeni di pirateria e violazioni di proprietà intellettuale dato l’altissimo impatto generato sul mercato musicale globale con app utilizzate da milioni di utenti, in Europa la discussione è ancora alle prime battute.
Una nuova realtà che renderà inevitabilmente necessario ripensare il copyright ad un nuovo livello sostanziale per garantire davvero la tutela della proprietà intellettuale.
Altro tema caldo dell’attuale discussione sull’industria musicale sono infatti i nuovi modelli di remunerazione che stanno sollevando non pochi dubbi, come “artist-centric”, introdotto da Universal e Deezer, che si propone di mettere al centro gli artisti professionisti, demonetizzare l’audio non artistico e contrastare le frodi. Il sistema prevede di ripartire le royalties non più in maniera analitica e pro-rata, ma attribuisce un doppio incremento a quelli che definisce “artisti professionisti”, premiando i contenuti “accattivanti”. “Oggi avviene una ripartizione ‘pro-rata share’ che, pur se con alcune specificità, in sostanza assegna analiticamente ‘a Cesare quel che è di Cesare’. È quindi evidente che qualsiasi altro modello diverso dal ‘pro-rata share’ diventi un sistema di ripartizione non analitico e che, matematicamente, deve togliere a qualcuno per dare a qualcun altro, come Robin Hood, ma al contrario, visto che l’artist centric punta a togliere ai poveri per dare ai ricchi”, sottolinea Montesanto. “Non discuto che vi siano problemi concreti, come il ‘rumore bianco’ ma anche tutte le altre innumerevoli e differenziate frodi a discapito dei titolari di copyright, ma noi di Pirames, che combattiamo in prima linea questi fenomeni da quasi vent’anni, riteniamo che la soluzione sia da ricercare nella ottimizzazione delle regole di delivery sulle piattaforme digitali, in parte nella direzione che dovrebbe adottare Spotify, ma anche e soprattutto nel maggior controllo che gli stessi DSP dovrebbero porre nell’accettare, indicizzare e posizionare in playlist determinati contenuti, non certo nel cambio del modello di ripartizione analitica. In tal senso Pirames è assolutamente aperta e disponibile a partecipare a qualsiasi tavolo di confronto si dovesse rendere necessario ed a condividere la propria esperienza nella lotta alla pirateria digitale”, aggiunge. Recentemente JP Morgan ha dichiarato che artist-centric porterà a Universal un incremento di revenue del 9% ed in tal senso sottolinea il CEO di Pirames. “Piaccia o non piaccia qualsiasi modello che non paghi equanimemente tutti, è iniquo e distorsivo, da valutare in tal senso anche se illecito, dal momento che crea evidentemente prodotti ed artisti di serie A e B. Ed a decidere i criteri ‘a monte’, come accaduto nel caso di Deezer, non sarebbero i numeri analitici e certamente neanche gli indipendenti che pur hanno dimostrato, nel mercato digitale e nel loro complesso, di valere e di essere competitivi al pari delle multinazionali”, conclude.
Pirames International è l’aggregatore digitale di riferimento per il nostro paese che vanta una rete di distribuzione Worldwide. Pirames fornisce inoltre servizi avanzati per sviluppare valore oltre la distribuzione digitale, dal digital positioning globale alla gestione avanzata dei data flow generati dai cataloghi musicali. Trasparenza, competenza e concretezza nei risultati, sono alla base del lavoro e della filosofia dal gruppo fondato e guidato dal 2005 da Federico Montesanto.
Pirames distribuisce digitalmente su oltre 200 piattaforme digitali e negozi digitali, anche nel formato audio spaziale “Dolby Atmos”, cura la monetizzazione su YouTube e la Content ID per contenuti audio e video, fingerprinting e music library per i social network, tutela del copyright, gestione di diritti connessi e licenze di sincronizzazione.
Una suite premium che consente, in maniera semplice, ai proprietari di contenuti musicali, di coprire tutte le possibili aree di sviluppo del business e di protezione dei propri contenuti audio e video in ambiente digitale. Il tutto gestito in un contesto tecnico – informativo, che caratterizza tutti i processi di Pirames, certificato con i più elevati standard internazionali di trasparenza e gestione della sicurezza delle informazioni in ambiente informatico.