Grande sorpasso negli Stati Uniti della musica in streaming sui CD. Sempre più appassionati abbandonano i supporti per migrare verso il web. Ma i compensi versati per i diritti d’autore non soddisfano i musicisti.
Gli ultimi dati forniti dalla Recording Industry Association of America (RIAA) confermano il trend crescente.
Per la prima volta negli USA le vendite di CD dello scorso anno sono state superate dai ricavi registrati dalle piattaforme di musica in streaming.
Successo quindi per i siti che offrono servizi on-demand come Spotify e Rhapsody ma anche delle radio online come Pandora.
In totale, riferisce la RIAA, lo streaming ha generato 1,87 miliardi di dollari lo scorso anno contro gli 1,85 miliardi archiviati dalla vendita di CD.
L’esplosione dello streaming dà una boccata di ossigeno all’industria musicale che cerca da tempo di diversificare le fonti di entrata di fronte alle vendite dei dischi ormai in caduta libera.
Lo scorso anno sono stati venduti 4,86 miliardi di dollari di musica, in crescita del 2% rispetto al 2013.
Buon andamento anche per l’Italia che nel 2014, secondo i dati presentati a gennaio dalla Federazione industria musicale italiana, ha visto i servizi streaming crescere dell’80%.
Ma il successo dello streaming negli USA non rende così felici diversi musicisti e cantanti che accusano le piattaforme di versare compensi irrisori per i diritti d’autore.
L’attacco più feroce arriva dal giovanissimo Taylor Swift che lo scorso anno ha ritirato tutto il proprio repertorio da Spotify.
Anche la popolare cantante islandese Björk continua a rifiutarsi di offrire il suo ultimi album ‘Vulnicura’ alle piattaforme di musica in streaming.
Si apre un altro fronte di discussione che riserverà non poche sorprese.