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Musica fai da te con AI generativa, ecco l’app Udio

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L’applicazione può generare gratuitamente fino a 1.200 brani al mese, basta solo accedere con il proprio account Google, X o Discord e scegliere un nome utente, ma non mancano i problemi di copyright.

Creare musica con Udio

Puoi scegliere il tema, le parole del testo, gli accordi, la voce che la dovrà cantare, con l’app Udio l’intelligenza artificiale (AI) generativa fa un ulteriore passo in avanti, soprattutto aprendosi al grande pubblico.

In effetti, non è la prima del suo genere (si pensi a Jukebox di OpenAI, MusicLM di Google o Audiocraft di Meta), ma in questo caso sono sottolineate la facilità di utilizzo e la qualità audio del prodotto finale. Chiunque può accedere a questo servizio, basta un account Google, X o Discord. Una volta dentro, è spiegato in un articolo dedicato su freethink.com, si dovrà descrivere il meglio possibile cosa si vuole dall’AI (stile, genere, temi, parole, accordi, voce, perfino il mood), inviare il messaggio e attendere qualche minuto, dopo di che si otterranno due demo di 30 secondi circa.

Gratuitamente, con l’app Udio si possono generare fino a 1.200 brani gratuiti al mese.

Ogni file generato può essere scaricato, condiviso, pubblicato sulla community Udio e modificato. Ad esempio, può anche essere esteso ulteriormente, con una sezione di apertura e chiusura, o può essere remixato volendo.

La tutela del copyright

Il problema per questa applicazione, come per tutte le altre, è di natura legale. Anche per la startup Udio, fondata nel dicembre 2023 da un gruppo di ex ricercatori del laboratorio di AI Google Deepmind, si presenta la necessità di affrontare le proteste delle case discografiche e degli stessi autori.

A gennaio di quest’anno, il Congresso americano ha approvato il No AI Fraud Act, pensato proprio per evitare la violazione del copyright di tutti i brani presenti in rete di cui l’AI di turno sfrutta per addestrarsi al meglio.

Molti autori, soprattutto cantanti e compositori, hanno chiesto a gran voce la massima tutela delle proprie capacità tecniche e dello stesso talento di cui dispongono, contro ogni violazione dei diritti di proprietà.

In linea di massima, l’industria musicale denuncia da tempo che l’uso massiccio da parte delle aziende tecnologiche di dati protetti da copyright per addestrare i sistemi di AI è illegale. Secondo gli sviluppatori, invece i dati di addestramento rientrano nel “fair use”.

La lettera aperta di 200 artisti

Ad inizio mese, più di 200 artisti, tra cui Billie Eilish, Nicki Minaj e Metro Boomin, hanno firmato una lettera aperta, pubblicata attraverso l’Artist Rights Alliance (ARA), denunciando questa pratica scorretta a loro dire ed esortando le piattaforme tecnologiche a “smettere di svalutare la musica”.

In molti hanno paura di rimanere senza un lavoro, ma in tanti altri si chiedono che fine farà la qualità di un brano e l’esperienza dell’ascolto.

La piattaforma ha assicurato che non è possibile includere tra i comandi il nome di uno specifico artista, ad esempio Taylor Swift o Madonna, proprio per evitare che siano generati deepfake musicali.

Rimane il problema dell’estrema somiglianza di alcuni brani generati dall’AI con altri di autori famosi. Udio anche qui assicura che non si tratta di ‘intenzionalità’ e che stanno lavorando per ridurre al mimino questo tipo di inconvenienti.

Disponiamo di ampi filtri automatizzati sul copyright per garantire che i nostri risultati non violino materiale protetto da copyright“, ha detto David Ding, co-fondatore e CEO di Udio, a Freethink.

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