Le infrastrutture dell’Information technology (IT) stanno cambiando pelle e le imprese devono rispondere velocemente alle sollecitazioni della trasformazione digitale, ad esempio modernizzando le reti, realizzando un’organizzazione data-centrica ed erogando servizi di nuova generazione più flessibili.
Un nuovo approccio all’architettura IT, ormai considerato indispensabile e abilitante il cambiamento necessario, sia per tenere il passo con il crescente volume delle informazioni da elaborare, sia per aumentare l’efficienza delle risorse infrastrutturali e il loro grado di orchestrazione.
Tutti elementi propedeutici ad un vero e proprio modello di azienda multicloud-ready. Entro la fine del 2019, si legge in un nuovo documento IDC, l’esigenza di “maggiore agilità, efficienza e integrazione” spingerà le aziende in piena fase di digital transformation (DX) “a migrare oltre il 50% della propria infrastruttura IT (centrale e periferica) a un modello software-defined”.
Quello del software defined è un mercato in crescita costante. Stime di Markets and Markets lo vedono raggiungere i 28 miliardi di dollari nel 2022 (dai 3,9 miliardi di dollari di gennaio 2016i), grazie ad un tasso di crescita annuo (Carg) calcolato attorno al 31,7%.
un nuovo studio Global Market Insights, invece, valuta il software defined networking market globale attorno ad un valore molto più alto, circa 88 miliardi di dollari nel 2024.
IDC però fornisce ulteriori dati riguarda al mercato software defined: entro la fine di quest’anno il settore mondiale delle soluzioni SDC (software defined compute) varrà 4,7 miliardi di dollari, quello delle soluzioni SDS (software defined storage) quasi 12 miliardi di dollari, il comparto DC SDN (data center software defined network) 8,7 miliardi di dollari e l’SD WAN (software defined wide area network) circa 2,3 miliardi di dollari.
L’avvento delle nuove generazioni di applicazioni, risultando virtualizzate e basate su cloud, determina nelle imprese maggiore agilità, automazione e gestibilità: “Da silos di tecnologie e processi – si legge nella nota IDC – si sta quindi passando a sistemi convergenti e ambienti cloud ibridi disegnati per scalare sia verso l’alto sia orizzontalmente per supportare nuovi workload e garantire più controllo e flessibilità, senza impattare sui costi”.
Potenzialmente, “tutta l’infrastruttura IT aziendale – in primis il data center – può essere virtualizzata e quindi fornita come un servizio”, realizzando così la promessa del software-defined everything (SDX) e del multicloud.
La società di ricerche di mercato nei settori ICT e dell’innovazione digitale si aspetta quindi che il modello SDX diventerà lo standard principale per le infrastrutture IT e per il disegno, rilascio e consumo dei dati: “Già nel corso del 2018 il 75% dei nuovi acquisti in ambito data center sarà proprio influenzato dalle tecnologie software-defined”.
Per fare ciò, tutti gli elementi principali dell’infrastruttura – dalle componenti di elaborazione allo storage, dal networking alle reti geografiche – verranno astratti e distribuiti sotto forma di software automatizzato, offrendo alle aziende più controllo e affidabilità, minor tempo di deployment delle applicazioni, semplificazione delle operazioni, e infine una riduzione dei costi grazie ad hardware standardizzati.