L'indagine

mPayment. Pos obbligatorio, in arrivo sanzioni. Ma quanto costa agli esercenti?

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Entro queste mese il Parlamento dovrebbe votare il decreto legge che introduce la multa per gli esercenti che non accettano i pagamenti elettronici: fino a 30 euro per ogni acquisto rifiutato col Pos. Secondo SoS Tariffe, negli ultimi 2 anni, le commissioni sono aumentate di oltre il 19% e i costi totali per i negozianti possono toccare i 6.300 euro annui (oltre il 40% in più rispetto al 2015).

Se il timing indicato da Luigi Casero, viceministro dell’Economia, dovesse essere rispettato, entro la fine del mese il Parlamento voterà il decreto legge che introduce le multe per gli esercenti e professionisti (avvocati esclusi) che non accettano i pagamenti elettronici. Fino a trenta euro per ogni acquisto e prestazione che non possono essere saldati col Pos (Point of Sale, ovvero il dispositivo che permette al cliente di pagare tramite bancomat o altra carta). Paradossalmente il Pos è già obbligatorio per tutti i pagamenti superiori ai 5 euro, ma la Legge di Stabilità 2016 che l’ha sancito è monca: non prevede sanzioni per chi non si adegua. Secondo una stima di Confesercenti dal 2016 sono aumenti solo del 12%. Per essere più precisi l’obbligatorietà risale al 2014, ma l’importo definito era “superiore a 30 euro su richiesta del cliente“.
Con l’arrivo delle sanzioni davvero i dispositivi che consentono i pagamenti elettronici inizieranno a diventare obbligatori per negozianti e professionisti, con alcune esclusioni: “Gli avvocati di studi legali associati, che di norma fatturano solo al proprio studio e che da questo vengono pagati con bonifico. Obbligarli a tenere il Pos inutilizzato nel cassetto vorrebbe dire solo fare un favore alle banche”, ha detto il viceministro dell’Economia Luigi Casero.

Sgravi fiscali per i consumatori che pagano con carta di credito o bancomat?

Casero ha annunciato anche un’altra novità che potrebbe essere contenuta nel decreto legge che Mef e Mise stanno predisponendo, per recepire anche la direttiva europea in materia: “Chi usa la carta per saldare l’idraulico, pagare il tassista o per la parcella del medico potrebbe avere un piccolo sgravio fiscale su quella spesa di cui ha lasciato traccia elettronica, proprio in virtù del suo effetto “anti-evasione”, ha aggiunto il viceministro, che poi ha concluso: “È una misura già adottata con qualche successo in Portogallo e anche per questo, con in mente proprio la lotta all’evasione, ci si riflette in Italia”.

Quanto costa il Pos ai negozianti? I dati di Sos Tariffe

Perché in Italia non decollano i pagamenti elettronici? Soprattutto perché tra commissioni e canone il Pos rappresenta un costo rilevante per i negozianti.

Secondo l’ultimo osservatorio di SosTariffe.it le commissioni sono aumentate di oltre il 19% dal 2015 e i costi totali possono toccare i 6.300 euro annui (oltre il 40% in più rispetto al 2015).

Inoltre dai dati emerge che, mediamente, per acquistare un POS mobile si spendono quasi 61,7 euro, mentre per uno tradizionale circa 77 euro. Rispetto al 2017, in media, per acquistare il dispositivo POS si spende il 13,7% in meno rispetto al 2015, ma si tratta, dell’unico ribasso rilevato in questo studio.

A questo costo va aggiunto il canone mensile per il servizio. In media questo costo si aggira intorno ai 24,1 euro per il POS su linea fissa e 13,7 euro per quello mobile. Rispetto al 2015, dunque, i canoni medi per utilizzare il POS sono aumentati del 10,7% e questo incremento riguarda soprattutto i POS mobili. Tale incremento dei costi sui dispositivi senza fili potrebbe essere stato una strategia attuata dagli istituti dopo l’entrata in vigore dell’obbligatorietà del POS nel 2015: dato il probabile incremento di attivazioni e i costi minori dei POS mobili si è scelto di controbilanciare con una minor convenienza delle condizioni economiche.

La spesa maggiore per attivare il pagamento elettronico nel proprio esercizio, tuttavia, l’esercente lo sostiene con la percentuale dovuta su ogni transazione elettronica effettuata. In questo caso i costi variano in base alla tipologia di carta scelta dall’acquirente.

Se il cliente, infatti, pagherà con carta di credito per ogni transazione il commerciante dovrà versare circa il 2,5% di quanto transato (2,44% con POS mobile e 2,72% con dispositivo fisso). Se invece la carta scelta è un bancomat l’addebito varia da 1,88% per un POS tradizionale a 1,95% con POS mobile.

Confrontando i dati tra i due anni si nota come le commissioni addebitate per ogni transazione siano aumentate del 18,5% per gli acquisti con bancomat e del 19,5% per quelli effettuati con altra carta.

Quanto costa il POS in un anno agli esercizi commerciali?

Per capirlo SosTariffe.it ha calcolato la spesa totale effettuando tre simulazioni relative a tre tipologie di esercizi pubblici tra i più diffusi: il libero professionista, il negoziante e il ristoratore.

Come si può notare per un POS si può arrivare a spendere oltre 6.298 euro annui. Per tutte le tipologie di esercizio analizzate le carte di credito risultano mediamente le più costose, mentre accettare pagamenti con il bancomat è più conveniente fino al 29% in base all’attività e al POS scelto (convenienza che nel 2015 era del 41%).

Per quanto riguarda la variazione dei costi rispetto al 2015, oggi il POS costa dal 6,5% a oltre il 40% in più rispetto al 2015. Gli incrementi maggiori si registrano per chi accetta pagamenti bancomat con POS fisso che vanno dal 33,5% al 40,4% in più. Gli incrementi maggiori si registrano per i negozianti che, rispetto al 2015 pagano l’installazione e il mantenimento del POS dal 12,4% al 40,4% in più.

In generale rimane più conveniente installare e accettare pagamenti con il Bancomat da POS mobile (anche se la differenza con il fisso è in alcuni casi irrisoria).

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