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Mobilità futura in Italia? Servono mercato competitivo, infrastrutture capillari e politiche industriali. Il Manifesto Anfia

Automotive, un’industria che vale fino al 19% del PIL nazionale

Il comparto industriale dell’automobile è in forte difficoltà in Italia e nel resto d’Europa. La pandemia da Covid-19 prima, la crisi energetica, l’inflazione, l’incertezza delle grandi catene di approvvigionamento globali, le tensioni geopolitiche e la transizione ecologica poi, stanno mettendo a dura prova i settori della mobilità e dei trasporti.

A giugno 2022 la produzione dell’industria nazionale dell’auto ha registrato una flessione del 16,4% rispetto a giugno 2021, mentre nel primo semestre del 2022 diminuisce del 3%. Se confrontata con i primi sei mesi del 2019, il crollo del primo semestre 2022 è del -10,9%.

Per questo servono non solamente investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche nuovi piani di decarbonizzazione e un supporto più deciso alla trasformazione in corso di un’industria che è a dir poco vitale per la nostra economia, che da lavoro a 274 mila addetti, che conta 5.146 imprese, per un fatturato complessivo di 93 miliardi di euro, il 5,2% del PIL nazionale.

Se allarghiamo lo sguardo anche ai servizi, gli addetti sono più di 1,23 milioni, per un fatturato che raggiunge i 335 miliardi di euro, il 19% del PIL, in grado di generare un gettito fiscale (industria + servizi) pari a 76 miliardi di euro.

Il manifesto Anfia per la mobilità futura, cruciali i prossimi cinque anni

È per questo che l’Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, ha pubblicato un Manifesto a supporto dell’industria italiana della mobilità futura dei prossimi cinque anni, definiti “cruciali”. Un settore che dovrà occuparsi inevitabilmente del rilancio del comparto italiano per migliorare i livelli di competitività, di ricerca e innovazione, di sviluppo delle infrastrutture.

Il documento si articola in 3 filoni di azione, che sono: politica industriale, mercato e infrastrutture. Per ciascuno di essi sono illustrate le tematiche che le aziende italiane sentono come prioritarie e fondamentali per affrontare al meglio le sfide collegate ai cambiamenti che gli obiettivi di decarbonizzazione e i nuovi paradigmi di mobilità stanno già comportando.

Politica industriale per la transizione

Per far ripartire il settore, secondo gli esperti Anfia, serve innanzitutto una “Politica industriale per la transizione produttiva”. Come spiegato nel manifesto, “le imprese sono pronte a fare la loro parte, investendo in R&S per innovare prodotti e processi in ottica di sostenibilità, fondamentale sarà accompagnarle e supportarle nella transizione”. 

Qui sono due le priorità individuate. La prima: spinta e sostegno agli investimenti nelle nuove tecnologie della mobilità (dall’elettrificazione all’idrogeno, fino ai carburanti rinnovabili), con tutti gli interventi necessari in termini di sistemi di ricarica, componenti base, impianti di raffinazione e per l’assemblaggio delle batterie, ma anche progetti di conversione produttiva, formazione e ricerca.

La seconda: un programma di supporto e accompagnamento per le imprese che “non troveranno posto” nella filiera e tutela dei lavoratori a rischio.

Proposto un fondo per la transizione, una politica dedita all’attrazione degli investimenti, un piano di incentivi per le aggregazioni tra imprese, sostegno alla liquidità, potenziamento delle misure a favore della ricerca, l’innovazione e lo sviluppo, a cui aggiungere nuove misure strutturali per compensare il caro energia, ammortizzatori per la transizione, acquisizione di nuove competenze e mobilità aziendale.

Mercato innovativo e competitivo

Per attrarre investimenti industriali sul territorio nazionale serve un mercato auto vivo, innovativo e competitivo. Servono anche obiettivi chiari e condivisi di decarbonizzazione da parte delle imprese.

Qui sono tre le priorità individuate dal manifesto. La prima è il trasporto privato, per cui è necessario “garantire la pianificazione pluriennale degli incentivi di mercato senza distogliere risorse stanziate fino al 2024”, ma anche provvedere alla “modifica dello schema di incentivi per incrementare il tiraggio delle risorse e risollevare il mercato”. 

La seconda è il trasporto pubblico, per cui sono proposti diversi interventi:

La terza priorità è la trasformazione del trasporto merci, con l’adozione di un nuovo piano strutturale di sostegno agli investimenti degli autotrasportatori per sostituire veicoli e rimorchi, ampliando lo schema incentivi ai veicoli commerciali leggeri, la proposta di politiche fiscali anticicliche su carburante e altri costi di esercizio per favorire la domanda e l’impiego di veicoli ad alimentazione alternativa.

Sviluppo infrastrutturale

Il terzo filone, infine, è quello delle infrastrutture e del loro sviluppo a livello nazionale, che favorisca l’accesso dei consumatori alle diverse opportunità di ricarica e rifornimento.

Si parte dalla rete di punti di ricarica, che va certamente ampliata e resa capillare, dalla casa alla strada, fino all’autostrada. Per far questo occorre incentivare la predisposizione di un’infrastruttura elettrica condominiale dedicata, ma anche accelerare i bandi PNRR e introdurre linee guida nazionali che definiscano criteri standard nelle gare, tra cui meccanismi di premialità per le tecnologie innovative (V2G – Vehicle to grid, storage, integrazione con PV). Prioritario anche sostenere l’infrastrutturazione elettrica di depositi e imprese.

Altro punto chiave per il manifesto è lo sviluppo dell’idrogeno. Qui serve accelerare i bandi Pnrr per la realizzazione delle infrastrutture di rifornimento ad idrogeno, da realizzare in via prioritaria sulla rete autostradale e i suoi principali corridoi merci nazionali, ma anche semplificare la normativa per installazione delle stazioni di rifornimento, fino a riconoscere un quadro regolatorio ed omologativo dei dispositivi per la trazione ad idrogeno carbon neutral o green.

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