Addio ai carburanti fossili. Secondo alcuni si tratta di una chimera, secondo altri di una grande occasione per cambiare la qualità della nostra vita, soprattutto in città. Di fatto qualcosa comincia a muoversi, le persone si confrontano sul tema e l’industria automobilistica percepisce la rinnovata attenzione del pubblico e quindi dei consumatori verso le questioni ambientali, la mobilità sostenibile, l’inquinamento.
In un nuovo studio della Stanford University, “Rethinking transportation 2020-2030. The disruption of transportation and the collapse of the internal-combustion vehicle and oil industries”, si afferma perentoriamente che nel giro di otto anni i carburanti fossili saranno accantonati e per i cittadini e gli automobilisti non ci sarà altro da fare che ricorrere a mezzi di trasporto pubblici e privati ad energia elettrica.
A spiegare modalità e tempistiche di questo drastico cambiamento è stato Tony Seba, economista alla Stanford: “La transizione alle auto elettriche sarà piuttosto rapida, perché il costo per l’utente finale si abbasserà notevolmente nei prossimi anni”.
Il documento calcola questa diminuzione di prezzo dai 30 mila dollari del 2016 per l’acquisto di un’auto elettrica a meno ai 18 mila dollari circa del 2022.
Un prezzo base che effettivamente sarebbe accessibile a molti già oggi.
Coordinato dallo stesso Seba, lo studio californiano (forse troppo ottimista sulla tempistica) evidenzia che il passaggio alla mobilità elettrica sarà facilitato non solo dal prezzo più conveniente, ma anche dall’innovazione tecnologica: “le batterie saranno più efficienti, si potranno fare più di 300 chilometri con una ricarica completa”.
Ma anche i motori stessi saranno molto più efficienti, con una vita media che supererà 1,6 milioni di chilometri (invece dei classici 350 mila chilometri di media di un motore tradizionale, alimentato a benzina e soprattutto a diesel).
La conseguenza diretta del processo di transizione descritto è anche un nuovo modello di business, che vedrà coinvolti gli stessi dealer. Secondo Seba, i concessionari d’auto per come li conosciamo oggi potrebbero scomparire entro il 2024: “Parliamo di una specie di estinzione di massa, rapida e diffusa”.
Un panorama confortante, di cui in effetti le nostre città avrebbero un disperato bisogno, soprattutto sotto il profilo della qualità dell’aria che respiriamo e della salute di chi le abita, ma che non sembra prendere in considerazione ulteriori criticità, tra cui le infrastrutture, le pastoie regolatorie e il costo e la generazione dell’energia elettrica necessaria a ricaricare milioni di batterie in ogni singolo Paese.