In tutto il mondo tra dieci anni circoleranno più o meno 27 milioni di veicoli elettrici, ad un tasso medio annuo di crescita pari al +21% (Cagr 2019-2030), secondo stime Markets and Markets.
Il mercato mondiale sarà dominato da un pugno di giganti del settore, come l’americana Tesla, la cinese BYD, BMW e Volkswagen per la Germania, Nissan per il Giappone. Praticamente il 70% delle vendite si avrà in Asia, il restante tra Europa e Nord America.
Il mercato dell’emobility
Il valore dell’industria dell’eMobility a fine 2019 era valutabile attorno ai 162,3 miliardi di dollari. Secondo nuove stime Allied Market Research, entro il 2030 il mercato mondiale dei veicoli elettrici supererà gli 802,8 miliardi di dollari.
Il tasso di crescita annuo medio nei prossimi dieci anni sarà del +22,6%. Quasi la metà del volume di affari (357,8 miliardi di dollari) sarà relativo al comparto asiatico (Cagr a +27,5%).
Unendo Europa e Asia si raggiunge una quota di mercato globale pari al 75%. L’Europa raggiungerà un tasso di crescita medio annuo del +25,3%, più alto in Nord America, con un +27,5%.
Molti consumatori intervistati sulle intenzioni di acquisto hanno sempre indicato come fattori negativi il prezzo troppo alto, l’autonomia di viaggio ancora troppo limitata e la questione legata all’inquinamento.
Batterie e problema ambientale
Per far muovere veicoli elettrici servono batterie. In un nuovo studio pubblicato dall’Unctad, al crescere delle vendite di questi mezzi di trasporto e mobilità personale aumenta il saccheggio di risorse minerali e naturali necessarie alla realizzazione delle batterie stesse.
Per avere un’idea di quanto grande sia tale industria, il mercato globale delle batterie ricaricabili, ad esempio, varrà 43,8 miliardi di dollari entro il 2027.
Più della metà del litio di tutto il mondo si trova nelle aree andine di Argentina, Bolivia e Cile. Questo significa che le imprese di estrazione per svolgere il proprio lavoro producano grandi sconvolgimenti ambientali nella zona, a partire dall’inquinamento dei terreni agricoli quanto delle foreste, fino al grande consumo delle risorse idriche.
Solo nel deserto di Atacama, il 65% delle risorse idriche presenti nella regione sono sfruttate dalle attività estrattive in miniera.
Cosa questa che obbliga contadini e abitanti del luogo ad abbandonare le proprie terre e i propri villaggi.
Il 50% del cobalto viene estratto in Congo. Il 20% circa di quello estratto in tutta l’Africa centrale è frutto di miniere illegali, dove sono impiegati almeno 40 mila bambini nell’attività di estrazione (dati Unicef).
In tuti questi casi, all’inquinamento ambientale si aggiunge sempre l’impatto drammatico sulla salute dei lavoratori e di tutti coloro che vivono nelle aree limitrofe alle miniere.