“Noi siamo principi liberi e abbiamo altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto coloro che hanno cento navi in mare” (Samuel Bellamy)
Ci sono almeno 12 domande alle quali l’associazione denominata “Digital Champions” dovrebbe rispondere in modo netto, senza se e senza ma, per evitare di far respirare intorno a questo progetto troppi troppi fumi di fuffa digitale. A partire dall’anomalia che vede i singoli aderenti all’associazione (e, dunque, a un ente di diritto privato) utilizzare il titolo di una carica istituzionale che l’Ue attribuisce invece a un solo rappresentante per Stato membro.
Ma andiamo con ordine. Qualche giorno fa ho contribuito a diffondere un video di denuncia dai contenuti piuttosto forti che reagiva all’inopportuno accostamento tra Digital Champions e Medici Senza Frontiere. Con sprezzo del ridicolo, infatti, in diverse occasioni gli iscritti all’associazione “Digital Champions” si sono definiti come “Medici senza Frontiere dell’Innovazione”. Questa improvvida affermazione è stata recentemente ripresa da alcuni articoli di stampa che hanno rilanciato il progetto in occasione di un evento nazionale che si terrà nei prossimi giorni. Il video anonimo denuncia proprio questo irrispettoso paragone che anche l’onorevole Mara Mucci ha definito “un errore madornale di comunicazione, dove l’abilità di narrazione di Riccardo Luna ha superato la linea invalicabile del non opportuno”.
Pochi istanti dopo la diffusione del video attraverso i canali social, sono stato personalmente contattato da Riccardo Luna, (che – come è noto – è il Digital Champion nazionale e ha costituito l’associazione dal medesimo nome, rappresentandola ad oggi a livello nazionale), il quale ha definito il video – senza mezzi termini – un ignobile insulto. In effetti il video estremizza le differenze tra le due organizzazioni ed è una reazione irriverente e diretta (potremmo dire “alla minion”), ma rimango comunque dell’avviso che meritasse una diffusione.
Ho chiesto a Riccardo Luna di replicare alla provocazione rispondendo a un’intervista in questa rubrica settimanale, ma ha declinato l’invito per problemi di tempo. Comprendo gli impegni ma ritengo comunque che ci siano domande che non possono attendere oltre per essere esaudite e quindi provo a formularle sperando che il Digital Champion italiano, quando e se lo riterrà opportuno, vorrà rispondere: questa rubrica sarà sempre disponibile a ospitare delle risposte chiare e dirette, che non consistano in un semplice rinvio alle “faq” dell’attuale sito dell’associazione.
Iniziamo.
- Riccardo, entriamo nel vivo dell’argomento: non ti sembra esagerato e surreale definire i Digital Champions come dei Medici senza Frontiere dell’innovazione?
- Non è imprudente aver creato un sistema associativo in cui ogni semplice associato utilizza il titolo di Digital Champion (che dovrebbe essere una carica unica per ogni paese dell’UE), magari creando confusione o indebite aspettative tra i meno esperti e ambiguità comunicative?
- Come mai hai registrato il domain name digitalchampions.it due mesi prima della tua nomina? Chiaroveggenza? E perché è ancora nella tua disponibilità e non in quella dell’associazione? Quando in futuro il prossimo Digital Champion (quello effettivo e di nomina governativa) vorrà pubblicare un suo sito che dominio potrà usare?
- Nella gestione dei fondi della vostra associazione sembra esserci poca trasparenza. Si è saputo solo dopo tempo e un po’ in segreto del cospicuo finanziamento di Telecom Italia, ad esempio. Un associato così ingombrante potrà davvero essere solo primus inter pares?
- Dopo un anno è prevista la decadenza dal titolo di digital champion locale per ogni associato. Come gestirete questo “passaggio di consegne”?
- A un anno dall’avvio del progetto, ci sono poco più di 1.500 apprendisti digitali: non sono un po’ pochi rispetto ai previsti 8.000?
- Molti vostri associati sono consulenti, formatori, speaker. Come gestiscono la loro attività (gratuita) di digital champions in concomitanza con la loro attività (giustamente retribuita) di professionisti? Ad oggi ritieni che siano riusciti in questo delicato compito?
- Come vengono selezionati i digital champions? La mancanza di chiare regole di selezione non stride un po’ con il tentativo di garantire competenze professionali adeguate per l’Italia Digitale?
- Come Digital Champion nazionale stai partecipando attivamente a Commissioni e Gruppi di lavoro europei dedicati alla definizione di nuove professionalità digitali?
- A Torino ti dimetterai? Se sì, chi sarà il tuo successore? Continuerà a essere un comunicatore – come peraltro previsto in Europa – oppure si sceglierà un’altra figura professionale?
- C’è ancora bisogno in Italia di organizzare eventi che festeggiano un digitale ancora tutto da costruire o è arrivato finalmente il momento di passare alla concretezza?
- Che ne pensi sinceramente degli Italian Digital Minion, nati come alter ego surreale dei Digital Champions?
Sperando che le risposte arrivino (e che siano esaustive) vi lascio con un video che non può essere che questo: