La foresta urbana è un concetto di sviluppo metropolitano che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo. I cambiamenti climatici e le ricadute spesso devastanti sull’ambiente in cui viviamo degli effetti atmosferici legati al surriscaldamento del pianeta, stanno spingendo le amministrazioni pubbliche cittadine a prendere nuovi e più incisivi provvedimenti, tra cui la “forestazione urbana”.
Entro il 2030 il Comune di Milano si è posto l’obiettivo di piantare più di 3 milioni di alberi all’interno del suo territorio metropolitano. Lo stesso sindaco della città, Giuseppe Sala, ha dichiarato la volontà dell’amministrazione di incrementare il suo patrimonio forestale urbano da 10 a 13 milioni di arbusti in circa dieci anni.
Riferendosi al Piano di Governo del territorio di Milano, Sala ha spiegato: “Il 65 per cento della superficie degli ex scali ferroviari sarà destinata a parco, come il 50 per cento della Goccia della Bovisa. Salvaguarderemo tre milioni di metri quadrati di aree agricole libere che restituiremo alle coltivazioni e al verde e nessun edificio o quartiere nascerà o sarà riqualificato senza verde. Vogliamo rigenerare la città anche sotto questo punto vista, affinché possa identificarsi, come accade per altre grandi città del mondo, con i suoi parchi urbani”.
Proprio ieri, in aggiunta al progetto di riforestazione, il Consiglio comunale ha approvato il Piano di azione per l’energia sostenibile (PAES). Obiettivo dell’iniziativa è l’abbattimento del 20% delle emissioni clima alteranti, con particolare attenzione al CO2, entro il 2020.
Tra le azioni previste troviamo, appunto, la forestazione urbana, con un incremento del numero degli alberi come prevede anche il Piano di governo del territorio (PGT); il contenimento e il rinnovo della flotta veicolare circolante a Milano contrastando l’utilizzo di mezzi più inquinanti; l’efficientamento energetico e la riqualificazione degli edifici e il rinnovo dei sistemi di riscaldamento favorendo sistemi a basso impatto.
Tornando agli alberi, il Comune, si legge in un articolo pubblicato su ACP (Associazione cultural popolare), ha igià incaricato il DASTU, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico guidato dal docente di urbanistica Stefano Boeri, lo stesso che ha progettato il Bosco Verticale, “di definire le linee guida per la forestazione urbana di Milano attraverso l’incremento delle alberature e di costruire una visione strategica sul ruolo del verde nell’area metropolitana milanese, con l’obiettivo di raccogliere, implementare, e valorizzare i principali sistemi verdi all’interno del perimetro del grande Parco Metropolitano”.
Un piano che, nelle intenzioni della giunta cittadina, “consentirebbe di combattere il riscaldamento climatico riducendo tra l’altro gli inquinanti e la quantità di gas serra immessa nell’aria dato che il calore nell’area urbana si abbasserebbe di 2 gradi e verrebbero assimilati 5 milioni co2 l’anno, l’80% di tutta quella prodotta in città”.
Quando si parla di verde pubblico, di forestazione urbana, si deve pensare che in generale più verde significa migliore qualità della vita e maggiore capacità del sistema urbano di stoccare gas climalteranti e ovviamente la CO2. Ma è importante anche considerare che esistono diverse tipologie di verde e di forestazione urbana (arbusto o albero? Fusto alto o basso?), con diversi risultati.
Ad esempio, secondo quanto riportato da Rete Clima, in linea generale, “un albero è in grado di assorbire tra i 10 ed i 20 kg CO2/anno, dentro un ciclo di accrescimento in cui l’albero raggiunge (mediamente) la sua maturità in un range temporale compreso tra i 20 ed i 40 anni”.
Sebbene la forestazione urbana sia una attività altamente rilevante, in tempi di climate change, e sebbene sia elevato il valore di un albero in città per diversi aspetti, “la città medesima non è il contesto dove l’albero può massimizzare la sua fitness per diversi motivi (tra cui, più limitata possibilità di espansione radicale, presenza di sottoservizi nel suolo, regime manutentorio, maggior presenza di inquinanti atmosferici), limitando così la sua capacità di assorbire CO2”.
A Milano, comunque, tra novembre 2017 e aprile 2018, sono state già piantate quasi 15.000 nuove piante e se è vero quel che dice il proverbio irlandese “well begun is half done”, chi ben comincia è alla metà dell’opera.