Un’idea di mobilità che coniuga storia, turismo, sostenibilità e innovazione, il progetto di riaprire i Navigli di Milano alla navigazione commerciale e per il trasporto pubblico (dopo la loro chiusura negli anni ’30 del secolo scorso) potrebbe trovare attuazione da qui a qualche anno, grazie all’impegno dell’amministrazione cittadina, potenziali investitori e diverse università lombarde.
Il Comune di Milano, assieme ad una rete di atenei, centri di ricerca, urbanisti ed esperti, ha presentato qualche giorno fa, a seguito del referendum cittadino del 2011 (forte di quasi 500 mila ‘sì’, 93% dei votanti), il progetto di fattibilità per la riapertura degli storici canali che attraversano la città.
Una tappa importante nel percorso verso la riapertura dei Navigli, ha affermato il vicesindaco con delega all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris: “E’ la dimostrazione che abbiamo saputo rispondere, con serietà e capacità di guardare al futuro, alle esigenze espresse dai cittadini con il referendum. Abbiamo iniziato introducendo una fascia di salvaguardia nel Pgt, e proseguendo poi con lo studio del territorio, al fine di verificare tutti gli aspetti, i vincoli e le problematiche: un lavoro complesso, fatto anche grazie alla collaborazione con il Politecnico, Mm, Amat e molti cittadini”.
Sta ora alla politica e agli investitori procedere con i cantieri e la realizzazione di un’opera che dovrebbe costare circa 406 milioni di euro e che potrebbe essere avviata tra il 2016 ed il 2020.
Lo studio si concentra sulla rilevanza smart city del sistema dei Navigli: dal nord-est della città, dove il Naviglio Martesana è ancora aperto, verso il centro di Milano, dove ritrova il tracciato della storica Cerchia sul versante orientale, sino alla Darsena per ricongiungersi ai Navigli Pavese e Grande. Atro luogo che riceverebbe una valorizzazione turistica importante sarebbe via San Marco, dove il progetto prevede di riaprire lo storico laghetto, mentre a progetto terminato tramite i canali si potrebbero ‘mettere in rete’ anche il Ticino e l’Adda.
È stata esaminata la fattibilità degli interventi sotto il profilo architettonico, viabilistico, trasportistico, oltre che geologico, idrogeologico e idraulico. Dal punto di vista economico, la valutazione tiene conto dei costi e dei benefici collettivi, che si prevede siano misurabili in circa 800 milioni di euro, tra miglioramento della qualità urbana, aumento della profittabilità delle attività commerciali e dell’attrattività turistica, incremento dei redditi per effetto dell’investimento.
Un progetto ambientale, paesaggistico e di recupero dell’identità storica di Milano città d’acqua, una nuova sfida nel segno della vivibilità e della sostenibilità, con la possibilità di sfruttare i canali in chiave smart mobility per muoversi da un punto all’altro della città (senza prendere l’auto privata), di aprire alcuni punti di interesse storico e artistico al flusso dei turisti, di riqualificare alcune zone della città e di restituire ai cittadini un modo di vivere Milano da tempo dimenticato.