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Microplastiche, ne sono piovute 50 chili su Parigi. Ricerca italiana: “Riproduzione della specie umana a rischio”

Piovono microlastiche dal cielo

Sono anni che gli studiosi si imbattono in questo fenomeno inquietante: la presenza crescente di microplastiche e nanoplastiche nella pioggia, nella neve, nell’ambiente in cui viviamo, anche dentro di noi.

Frammenti sempre più piccoli e numerosi che non trovano alcuna barriera al loro vagare per il pianeta, prodotti dai rifiuti di plastica che ogni giorno generiamo nel nostro consumismo estremo e senza limiti (immaginate un camion pieno di rifiuti di plastica che ogni minuto è rovesciato in mare).

Stando ai trend attuali diffusi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)., la produzione annuale di plastica prodotta a partire da combustibili fossili è attesa triplicare entro il 2060 a 1,2 miliardi di tonnellate, mentre i rifiuti supereranno il miliardo di tonnellate.

Ieri a Parigi si sono riuniti i rappresentanti di 175 Paesi per il dodicesimo ciclo di negoziati ad alto livello sulle modalità di conclusione di un trattato mondiale contro l’inquinamento da plastica. All’avvio dei colloqui sulla città è iniziato a piovere e continuerà a farlo per alcuni giorni.

Secondo un articolo pubblicato da sciencealert.it, si stima una pioggia che porterà a terra tra 40 e 50 chili di microplastiche. Se le piogge assumeranno carattere di forte intensità anche di più.

L’allarme è stato lanciato da Marcus Gover, responsabile della ricerca sulla plastica presso la Minderoo Foundation con sede a Perth, in Australia: “Questo dovrebbe attirare l’attenzione dei negoziatori. Le particelle di plastica si disperdono nell’ambiente e questo cocktail tossico finisce nei nostri corpi, dove provoca danni inimmaginabili alla nostra salute“.

Microplastiche sui tetti e dentro di noi

Una provocazione? Non proprio. A dicembre dell’anno scorso, è stato pubblicato uno studio di un team di scienziati dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, secondo cui su ogni metro quadrato dei tetti urbani della città si depositano “ogni giorno” in media quasi 5.000 particelle di microplastica, equivalenti a circa tre milioni di bottiglie di plastica.

Sui tetti di Londra, Amburgo e Parigi siamo a circa 800 microplastiche per metro quadrato, ma è il risultato di uno studio più vecchio, del 2020.

Ma soprattutto sono dentro di noi ormai, in molti organi, anche il cervello. “Nei nostri corpi, le materie plastiche di cui dobbiamo preoccuparci di più sono probabilmente quelle tra 10 nanometri e 1 micrometro“, ha affermato il pediatra Christos Symeonides, ricercatore presso il Murdoch Children’s Research Hospital e la Minderoo Foundation.

Sono quelli che hanno maggiori probabilità di passare attraverso le nostre membrane biologiche nei tessuti, compresa la barriera emato-encefalica“, ha detto Symeonides ad AFP.

La ricerca italiana: microplastiche anche nel liquido seminale dell’uomo

L’altro grande allarme per la salute umana arriva dall’Italia. Tracce di micro-particelle di plastica sono state individuate in 6 campioni su 10 di liquido seminale di uomini sani residenti in Campania.

Sono stati identificati 16 frammenti di microplastiche nello sperma umano delle dimensioni da 2 a 6 micron, ossia più piccoli di un granellino di pulviscolo. Tra le sostanze ritrovate polipropilene, polietilene, polistirene, polivinilcloruro, policarbonato e materiale acrilico.

E’ quanto mostrano i risultati di uno studio italiano pubblicato in preprint sulla piattaforma Ssrn e presentato in anteprima al Congresso della Società Italiana della Riproduzione Umana, in corso a Siracusa. I risultati, spiegano i ricercatori, indicano che “l’emergenza microplastiche è sempre più pericolosa per la riproduzione della specie umana“.

L’origine di questi frammenti è varia e può comprendere cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il corpo, bevande, cibi o anche particelle disperse nell’aria, e le vie di ingresso nell’organismo possono essere l’alimentazione, la respirazione e anche la via cutanea“, hanno spiegano gli autori, Oriana Motta dell’Università di Salerno, Marina Piscopo, dell’Università Federico II di Napoli e Elisabetta Giorgini, dell’Università Politecnica delle Marche, aggiungendo che “le vie più probabili di passaggio al seme umano – conclude Montano – sembra siano l’epididimo e le vescicole seminali, strutture più facilmente suscettibili a processi infiammatori che possono favorire la maggiore permeabilità“.

I negoziati delle Nazioni Unite a Parigi per eliminare l’inquinamento da plastica entro il 2040

Tornando ai negoziati in corso a Parigi, di fronte alla triplicazione della produzione di plastica prevista entro il 2060, l’Unione europea cercherà di ottenere disposizioni giuridicamente vincolanti sulla produzione primaria di plastica, per garantire una produzione e un consumo sostenibili.

Oltre mille delegati di governi, ONG, industrie e società civile discuteranno allo scopo di decidere, entro la fine del 2024, un nuovo strumento giuridicamente vincolante per mettere fine all’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino.

L’Europa sosterrà infine l’istituzione della High Ambition Coalition to End Plastic Pollution, coalizione globale che si è impegnata nei negoziati ad alto livello per eliminare l’inquinamento da plastica entro il 2040.

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