Individuare in pochi minuti la presenza di Covid-19 negli uomini grazie ad un microchip sotto pelle, per fermare la trasmissione e prevenire i contagi diffusi, è quanto provano a fare ricercatori della Defense advanced research projects agency (Darpa), un’unità del Pentagono finalizzata allo sviluppo di tecnologie emergenti per uso militare.
Il microchip del Pentagono
Obiettivo della ricerca promossa e finanziata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti è quindi microchippare alcune unità della Marina militare, impiantando un chip sottocutaneo per test del sangue continui alla ricerca di quei segnali incontrovertibili che identificano la presenza del virus nell’uomo.
“Possiamo ricevere questo tipo di informazioni ogni 3-5 minuti”, ha spiegato il colonnello in pensione Matt Hepburn oggi Program manager dell’agenzia in un’intervista alla CBS, “in tempi molto brevi abbiamo modo di isolare l’individuo contagiato e fermare ogni tipo di trasmissione del virus all’interno di un gruppo di persone”.
Il microchip potrebbe essere utilizzato proprio per monitorare costantemente lo stato di salute dei militari, ha spiegato l’ex ufficiale.
Timori per sicurezza e privacy
Da un punto di vista della sicurezza della salute stessa e della tutela della privacy, tale tecnologia è considerata innocua in termini di impatto sull’organismo (è avvolto in un gel simile ad un tessuto organico) e non è utilizzabile per tracciare gli spostamenti delle persone e raccogliere dati sensibili su di loro.
Questi due ultimi punti, secondo molti esperti, sono i più critici e allo stesso tempo quelli fondamentali da superare per convincere l’opinione pubblica sulla sicurezza dei microchip e sulla loro neutralità rispetto alla privacy.
Molti hanno paura di essere controllati e sorvegliati da remoto, con un chip sotto pelle, magari grazie ad un semplice smartphone guidato da software occulti. Sembra una storia di fantascienza, ma è quello che cospirazionisti e complottisti che scrivono in rete, pensano e denunciano, seguiti da milioni di follower in tutto il mondo.
La macchina che filtra il virus
Di recente, dai laboratori della Darpa è uscito anche un sistema avanzato di filtraggio del sangue per rimuovere il virus in pazienti particolarmente fragili.
Il filtro è stato testato su un militare positivo al Covid-19 e considerato particolarmente a rischio per patologie pregresse e dopo quattro giorni di trattamento si è registrato un miglioramento sensibile delle sue condizioni cliniche, fino al ristabilimento completo.
il sistema in questione è stato autorizzato dalla Food and drug administration o Fda, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, per gli usi d’emergenza.