Il decreto a firma del Ministro della Cultura Dario Franceschini risulta protocollato in data 6 maggio 2021, ma la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è avvenuta soltanto sabato 12 giugno 2021 (G.U. n. 139): le deleghe alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni sono quindi ormai perfezionate. “Key4biz” ne scrive in assoluta anteprima.
C’è voluto, curiosamente, un lasso temporale non indifferente (oltre tre mesi), dato che il Presidente della Repubblica ha nominato Franceschini alla guida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (Mibact) il 12 febbraio 2021, ed ha nominato la Sottosegretaria Bergonzoni il 25 febbraio.
Un decreto legge del 1° marzo, convertito con la legge n. 55 del 22 aprile, ha poi modificato il “perimetro” del dicastero, creandone uno autonomo per il Turismo, e determinando la ri-denominazione del Ministero: da Mibact a Mic, Ministero della Cultura (a parte noi, non risulta che qualche osservatore abbia notato quella modificazione da Ministero “per la” a Ministero “della”, e riteniamo che non si tratti di questione semantica indifferente…).
In oltre tre mesi di attività, la Sottosegretaria Borgonzoni ha comunque mostrato interesse attivo per il settore cinematografico ed audiovisivo, da ultimo intervenendo nel fine settimana scorso ad una iniziativa celebrativa (50 anni di vita) della nota kermesse Giffoni Experience, fondata e guidato da Claudio Gubitosi (uno dei festival italiani più sovvenzionati dallo Stato, che pure non pubblica su web il proprio bilancio, né un bilancio sociale, ma questo è un vizio tipico di molte italiche iniziative), annunciando l’intenzione di estendere l’Art Bonus anche ai festival (immediato il plauso dell’Afic, l’associazione dei principali festival cinematografici italiani). Si ricordi che l’Art Bonus è un credito di imposta, pari al 65 % dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico: nel maggio del 2020, il Ministro Franceschini ha esteso la possibilità di ricevere un sostegno da privati (attraverso giustappunto queste erogazioni liberali che consentono ai mecenati di usufruire del credito di imposta) anche ai complessi musicali strumentali, alle società concertistiche e corali, ai circhi ed agli spettacoli viaggianti… Nel 2020, la raccolta dell’Art Bonus è stata nell’ordine di 500 milioni di euro…
Abbiamo analizzato le deleghe “di funzioni” assegnate da Dario Franceschini a Lucia Borgonzoni, e le abbiamo comparate con l’atto omologo firmato nel luglio del 2018 (primo Governo Giuseppe Conte), ed abbiamo notato che la delega per cinema ed audiovisivo non c’è: nel decreto firmato dal Ministro la parola “cinema” nemmeno compare e neppure quella “audiovisivo”.
Incredibile, ma vero
In effetti, nel decreto firmato invece il 13 luglio 2018 dall’ex Ministro Alberto Bonisoli (M5S), proprio al primo articolo si leggeva: “delegata a coadiuvare il Ministro, in accordo con le sue indicazioni, nelle attività e nelle funzioni concernenti lo sviluppo e la promozione del settore cinematografico e audiovisivo di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali”. Si ricordi anche che Bonisoli si avvaleva di due Sottosegretari: Lucia Borgonzoni e Gianluca Vacca (M5S), in una composizione politico-cromatica meno estesa di quella attuale, trattandosi allora di un governo composto soltanto da Movimento 5 Stelle e Lega. Nel 2° Governo Conte, Franceschini ebbe al suo fianco come Sottosegretarie Lorenza Bonaccorsi (Pd) ed Anna Laura Orrico (M5S).
Le deleghe assegnate da Franceschini (Partito Democratico) a Borgonzoni (Lega Salvini) sono più “soft”, oltre che circoscritte: sarà la Sottosegretaria, per esempio, a seguire i rapporti con il Ministero dell’Istruzione e con il Ministero della Università (si ricordi che, fino al precedente Governo, erano accorpati in un dicastero soltanto, il Ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università = “Miur”), e sarà lei a seguire le tematiche del “paesaggio” e la partecipazione agli organi dell’Unione Europea, e, in particolare, alla “Cabina di regia” per “l’Italia Internazionale” del Maeci (che la Farnesina così definisce: “un esercizio volto a definire le risorse e le linee guida e di indirizzo strategico in materia di promozione all’estero e di internazionalizzazione del sistema economico italiano”; trattasi quindi di… “esercizio”, sic!, insomma di un “tavolo”…).
Di fatto, Franceschini ha assegnato a Borgonzoni anche meno deleghe di quelle di cui ha beneficiato la predecessora di Borgonzoni, la grillina Anna Laura Orrico, che a fine gennaio 2020 dichiarava, con entusiasmo: “ringrazio il Ministro Dario Franceschini per le deleghe che mi ha conferito come Sottosegretario del Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo. Su cinema, industrie culturali e creative, Contratti Istituzionali di Sviluppo, digitalizzazione, paesaggio, rigenerazione urbana, Unesco – giusto per elencarne alcune, ma sono tutte deleghe di rilievo – mi aspettano sfide importanti e molto stimolanti”. In effetti, nella delega ad Orrico si leggeva di “coaudiuvare il Ministro nelle attività e nelle funzioni concernenti il cinema e l’audiovisivo, con particolare riguardo ai giovani autori, alle micro, piccole e medie imprese e i rapporti con le Film Commission regionali, nonché, in accordo con le indicazioni del Ministro, in ulteriori ambiti riferiti al settore cinematografico”. Delega formale a parte, non ci sembra però che, alla fin fine, Orrico abbia esercitato intensamente queste deleghe: non sul cinema, almeno.
Borgonzoni (Lega Salvini): delega per “le industrie culturali e creative”, ma, operativamente… quali, e per fare cosa?
Attraverso una interpretazione estensiva, ciò che è rimasto fuori dalla porta potrebbe in verità rientrare dalla finestra: viene prevista una delega a Borgonzoni a “coadiuvare il Ministro nelle attività e nelle funzioni concernenti le industrie culturali e creative, nonché in quelle concernenti il sostegno e la promozione dell’imprenditoria giovanile nel settore della cultura”.
Però non esiste una definizione precisa, normativamente almeno (in Italia), di cosa si intenda per “industrie culturali e creative”: e qui si apre una voragine interpretativa.
Non esiste infatti una definizione univoca ed un perimetro accurato, il dibattito è ancora aperto a livello scientifico (tra il sociologico e l’antropologico e l’economico…), e certamente non sono elaborazioni come quelle della Fondazione di Ermete Realacci Symbola (che produce un troppo spesso citato rapporto annuale, “Io sono Cultura”, dalle fragili basi metodologiche) ad aver proprio chiarito lo scenario italiano.
L’indimenticato “Libro Bianco sulla Creatività” (promosso dal Mibact nel 2009, con Francesco Rutelli Ministro, realizzato dalla “Commissione sulla Creatività e la Produzione di Cultura in Italia” presieduta da Walter Santagata) definiva le “icc” patrimonio storico e artistico, rappresentato dai beni e dalle attività culturali (secondo l’accezione legislativa italiana) ovvero patrimonio culturale, arti dello spettacolo, architettura, musica e arti contemporanee; industria dei contenuti, dell’informazione e delle comunicazioni, dove il fil rouge è l’integrazione dell’high tech e del digitale nella produzione di servizi (editoria, cinema, pubblicità, tv e radio, il software…); cultura materiale, incentrata sulla produzione di servizi e di oggetti, comprendente i macro-settori della moda, del design e dell’industria del gusto…
Con “Industrie Culturali e Creative” (da cui l’acronimo “Icc”), si intendono quindi non solo le aree e le attività artistiche tradizionali (cinema, musica, arti visive, arti performative, letteratura…) ma anche il design, la moda, l’artigianato (almeno quello cosiddetto di “alta gamma”), l’intrattenimento e l’industria del gusto…
Secondo logica, quindi, anche il cinema e l’audiovisivo rientrano perfettamente in queste… “industrie”, ma va osservato che proprio recentemente (giugno 2019) è stata creata una specifica Direzione Generale del Ministero della Cultura, denominata “Direzione Generale della Creatività Contemporanea” alias “Dg Cc” (che ha incorporato la Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanea e Periferie Urbane), affidata all’ex Direttore Generale dello Spettacolo dell’ex Mibact Onofrio detto Ninni Cutaia. All’interno di questa Direzione Generale, opera giustappunto una direzione denominata “Imprese culturali e creative, moda e design”, affidata a Fabio De Chirico.
Leggendo quel che appare sulla homepage della DgCc, la competenza della Sottosegretaria Borgonzoni sembrerebbe quindi… estendibile: basti osservare che “La Direzione Generale Creatività Contemporanea svolge le funzioni e i compiti relativi alla promozione e al sostegno dell’arte e dell’architettura contemporanee, ivi inclusa la fotografia e la video-arte, delle arti applicate, ivi compresi il design e la moda, e della qualità architettonica ed urbanistica. La Direzione sostiene altresì le imprese culturali e creative e promuove interventi di rigenerazione urbana”. Però “cinema e audiovisivo” e “spettacolo dal vivo” sono competenza di altre 2 Direzioni Generali del Ministero.
E va segnalato che questa Direzione Creatività Contemporanea dispone di un budget numismatico e di una potenza di fuoco ancora assai modesti: siamo nell’ordine di 30 milioni di euro l’anno, a fronte degli oltre 400 milioni della Dg Spettacolo dal Vivo diretta da Antonio Parente, e degli ormai circa 650 milioni della Direzione Cinema e Audiovisivo diretta da Nicola Borrelli (si ricordi che il Ministro Franceschini, “approfittando” della pandemia, ha incrementato di ben 250 milioni il budget assegnato a cinema e audiovisivo, ben oltre la previsione della “legge cinema e audiovisivo” del 2016 – di cui è stato promotore – che prevede 400 milioni di euro l’anno per il Fondo di Sviluppo).
Non a caso, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, in alcune sue sortite giornalistiche, ha affermato di voler intervenire in modo deciso a favore del settore della moda.
Ed ha sostenuto anche l’importanza della promozione internazionale delle industrie culturali e creative italiane (cinema e audiovisivo incluso, quindi?!).
E senza dubbio, sarà terreno di gioco della Sottosegretaria quel 3 % del Fondo della Legge Cinema e Audiovisiva destinato giustappunto ai progetti di stimolazione della cinematografia nelle scuole italiane, in primis il progetto “Cinema e Immagini Audiovisive per la Scuola” (Cips) del “Piano Nazionale Cinema per la Scuola” (Pncs). La Legge Franceschini ha infatti previsto che un importo pari ad almeno il 3 % del Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo deve essere destinato al potenziamento nelle scuole dell’offerta formativa relativa a cinema, tecniche e media di produzione, diffusione delle immagini e dei suoni, alfabetizzazione all’arte.
La Sottosegretaria al “tavolo” delle quote e dei produttori indipendenti per l’art. 44 del Tusmar
Delega o non delega (formale), la Sottosegretaria è comunque in prima linea nel “tavolo” avviato dal Mic in una materia delicata qual è quella delle “quote” obbligatorie, a partire dalla controversa definizione normativa e regolamentativa di “produttore indipendente”, questione sulla quale è in atto da sempre una complessa ed irrisolta triangolazione tra Ministero della Cultura, Ministero dello Sviluppo Economico ed Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Si tratta, specificamente, della redazione del regolamento di attuazione dell’articolo 44 del Testo Unico cosiddetto “Tusmar” (Testo Unico della Radiotelevisione). La Sottosegretaria coordina di fatto il “tavolo” avviato dal Ministero della Cultura, al quale però pare non sieda ancora il rappresentante del Mise (per il Mic interviene Nicola Borrelli, per Agcom Giovanni Gangemi). Ovviamente ben attive, su queste materie, sia le associazioni di settore (Anica ed Apa, cui si è aggiunta da qualche tempo Cna), sia Confindustria Radio Televisione, così come gli “over the top”, Netflix in primis…
Gli interessi in gioco sono notevoli (economici non meno che culturali), ma ci si domanda come sia possibile sviluppare simili “trattative”, in perdurante assenza di analisi di scenario e di ricerche di mercato approfondite: certamente, non ne dispone nessuno dei soggetti chiamati a sedere intorno al “tavolo”.
E si teme quindi che, alla fin fine, più che da una conoscenza approfondita delle dinamiche di mercato e delle esigenze di sistema, emerga la volontà della lobby più potente…
Da segnalare anche che Borgonzoni siede in uno dei luoghi più importanti per le strategie di medio periodo del nostro Paese, l’ex Cipe recentemente (gennaio 2021) ridenominato Cipess, ovvero le è stata assegnata la delega a partecipare, pur sempre “in rappresentanza del Ministero”, alle riunioni preparatorie del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (Cipess, appunto), nonché, “se delegata dal Ministro”, alle riunioni del Comitato stesso.
La Lega cerca di scalfire il “dominio” della sinistra nei settori culturali?
Una lettura serena delle dinamiche, evidenzia comunque come il Ministro Franceschini si sia dimostrato con Borgonzoni più avaro rispetto al suo predecessore Bonisoli.
Un analista malevolo (e di centro-destra) potrebbe sostenere che, ancora una volta, “la sinistra al governo”, ha voluto mantenere le mani su un settore rispetto al quale ha da sempre mostrato (Walter Veltroni è stato l’unico Ministro della Cultura a ricoprire il ruolo di Vice Presidente del Consiglio) particolare sensibilità: il cinema, in primis.
Anche se ormai lo scenario mediale è cambiato radicalmente, e forse… se c’è un settore che potrebbe stimolare le mire attenzionali di un partito dovrebbe essere il web: eppure, in Italia, non esiste una “delega” specifica per lo sviluppo di internet, così intendendo soprattutto i contenuti veicolati dal web (produzione e controllo).
Va però osservato che il Ministero della Cultura, attraverso la Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca), stimola attualmente anche la produzione di web serie…
E va ricordato che si registra un accresciuto interesse della Lega verso la cultura, come confermato dall’incontro informale organizzato un paio di settimane fa con una serie di rappresentanti del sistema culturale, cui ha partecipato, convinto, anche il Segretario Matteo Salvini (vedi “Key4biz” del 28 maggio 2021, “La Lega si interessa (finalmente) di cultura, cinema e audiovisivo”). Quell’incontro è stato coordinato dal senatore Francesco Giro (già Sottosegretario alla Cultura con Bondi e Galan ministri, esponente politico che funge da “pontiere” tra Lega e Forza Italia, essendo peraltro iscritto ad entrambi i partiti) e dal deputato Gianni Sammarco (Responsabile del Dipartimento regionale Audiovisivo Cinema e Teatro della Lega per il Lazio, vicino al Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze Claudio Durigon), con la consulenza di esperti come l’avvocato Michele Lo Foco ed Antonio Ferraro.
Delega per le politiche dello… spazio e dell’aerospazio? Presentati questa mattina i “Progetti Esa 5G for L’Art e del MoI Esa – MiC per il monitoraggio e conservazione dei beni culturali
Infine, da segnalare che la Sottosegretaria Borgonzoni partecipa, sempre quale “delegato del Ministro”, al Comitato Interministeriale per le Politiche relative allo Spazio e all’Aerospazio: quando abbiamo letto questa parte della “delega” franceschiniana ci è parsa un po’ bislacca, ci siamo posti un qualche interrogativo (ci siamo domandati il nesso…), che è stato però risolto dall’iniziativa presentata giustappunto questa mattina (lunedì 14 giugno) presso la storica sede del Ministero al Collegio Romano.
La conferenza stampa “Presentazione dei Progetti Esa 5G for L’Art e del MoI Esa – MiC per il monitoraggio e conservazione dei beni culturali immobili” è stata l’occasione per presentare 4 progetti – denominati “Vadus”, “Space to Tree”, “Amor”, “Pomerium” – sostenuti dalla Agenzia Spaziale Italiana (Asi) nell’ambito del programma “Artes” dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), incentrati sulla realizzazione di sistemi di monitoraggio avanzati per il patrimonio culturale, con l’integrazione di diverse metodologie e tecnologie per estrarre informazioni a valore aggiunto.
Gli scenari di rischio affrontati con le tecnologie previste dai progetti sono vari: tra essi, in particolare la stabilità del suolo e dei manufatti, l’impatto delle attività antropiche, l’analisi della vegetazione infestante, gli studi della concentrazione ed effetto degradante di agenti inquinanti nell’ambiente urbano… Si tratta di sistemi evoluti che affrontano diverse tipologie di vulnerabilità e minacce che riguardano la miglior conservazione dei beni culturali.
Queste minacce vengono affrontate con un mix di tecnologie che va dalle indagini satellitari alla sensoristica da drone, passando per gli strumenti per le prospezioni del sottosuolo (Gpr ed Ert)…
Inedite connessioni tra Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Italiana e Ministero della Cultura
La presentazione – arricchita da una serie di clip video di diversa efficacia – è stata introdotta e moderata da Maria Cristina Falvella, Presidente della Fondazione “E. Amaldi”, e sono intervenuti, tra gli altri, Elodie Viau, Direttore per le Telecomunicazioni dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Giorgio Saccoccia, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), e, più nello specifico delle cose culturali, Daniela Porro Soprintendente Speciale Abap Roma, Alfonsina Russo Direttore del Parco Archeologico Colosseo, ed il Generale di Brigata Roberto Riccardi, Comandante del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale… Sono intervenuti anche i rappresentanti di imprese specializzate come Geos, Nais, Next Ingegneria di Sistemi, Digimat…
Il patrimonio culturale italiano è immenso e ricchissimo: basti citare “numeri” come i famosi 53 siti Unesco, 190mila “beni immobili”, oltre 50mila “beni archeologici e architettonici vincolati”, 22mila Centri Storici, oltre 12mila “dimore storiche”, 27” aree marine protette”, 2 “parchi sommersi” (fonte: ArTek).
Una parte significativa di questo patrimonio è a rischio: danni alle superfici, danni strutturali, urbanizzazione non controllata, bradisismo, manutenzione non adeguata…
Quelle presentate questa mattina sono apprezzabili iniziative, in sostanza, di “controllo del territorio”, dallo spazio, senza dubbio d’avanguardia, ed in questo caso senza dubbio benefiche, che pure – su altri fronti (la privacy individuale, la democrazia stessa…) stimolano perplessità su quanto anche le nostre personalissime intime esistenze finiscano per essere sempre più oggetto – nel bene e nel male – di monitoraggi profondi e tracciamenti continui… Siamo sempre più oggetti digitali di una connessione globale che cresce pervasiva tra cose (l’internet delle cose, giustappunto) ed umani, di cui il 5G è strumento primario.
Ed ormai possiamo dare al famoso aforisma dell’“Amleto” dei significati che certamente non erano nella mente – illuminata ma forse non così preveggente – del Bardo dell’Avon: “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanto ne sogni la tua filosofia” (William Shakespeare). In cielo sicuramente, ormai molte “cose”, più di quante ne potessimo immaginare anche soltanto pochi anni fa…