Regno Unito, l’MI5 apre due inchieste sull’allarme terrorismo a Manchester
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – L’MI5, il servizio di sicurezza interna del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, ha aperto due inchieste sul mancato controllo di Salman Abedi, l’attentatore suicida di Manchester, nonostante diverse segnalazioni riguardanti il soggetto: una punta a individuare rapidamente gli eventuali errori, l’altra a un accertamento piu’ approfondito del processo decisionale per valutare le scelte effettuate. La segretaria all’Interno, Amber Rudd, non ha risposto alle domande riguardanti la mancata sorveglianza del giovane, esortando a non saltare alle conclusioni sui presunti fallimenti dell’intelligence; ha reso noto, inoltre, che l’ordine di esclusione temporanea, uno strumento normativo antiterrorismo introdotto nel 2015, nell’ambito del Counter-terrorism and Security Act, per contrastare i jihadisti, e’ stato usato una sola volta; infine, dopo gli ultimi arresti, che hanno portato il totale delle persone in custodia a 14, ha avvertito che l’operazione Manchester potrebbe non essere ancora conclusa. Il tema della sicurezza e’ diventato prioritario nella campagna elettorale in corso per le politiche dell’8 giugno, con scambi di critiche e accuse tra il Partito conservatore e il Labour. Rudd ha dichiarato che i rischi per il paese aumenterebbero se il leader laborista, Jeremy Corbyn, diventasse primo ministro. La segretaria ombra all’interno del Labour, Diane Abbott, in un articolo pubblicato sul giornale, ha definito fallimentare la politica della sicurezza dei Tory, a causa dei tagli della spesa pubblica.
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Usa, il presidente Trump prepara un rimpasto alla Casa Bianca
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, starebbe preparando un importante avvicendamento dello staff della Casa Bianca. Lo riferiscono i principali quotidiani Usa, secondo cui domenica, di ritorno dal vertice del G7 in Italia, Trump ha tenuto una serie di incontri con funzionari della sua amministrazione proprio in vista di una svolta in termini di personale e, soprattutto, i approccio ai media. Dopo gli attacchi incessanti della stampa Usa sul fronte del “Russiagate”, sotto forma di indiscrezioni anonime quasi quotidiane, Trump sembra aver deciso di tornare ad una linea di scontro frontale con i media, che dopo l’insediamento del nuovo presidente avevano paradossalmente goduto di aperture senza precedenti in termini di accesso alla Casa Bianca e di confronto con l’amministrazione. “Ovunque vediate utilizzata la formula ‘fonti sostengono’ da parte dei media della falsa informazione, e non viene menzionato alcun nome (…) e’ probabile che le fonti non esistano, ma siano inventate dai responsabili della falsa informazione. La falsa informazione e’ il nemico”, ha scritto Trump, tornando cosi’ a caratterizzare i media come la vera opposizione politica all’amministrazione presidenziale. Media a parte, scrive il “Wall Street Journal”, Trump starebbe preparando un significativo rimpasto del personale, partendo dall’arruolamento di esperti di diritto che vaglino i suoi tweet prima della loro pubblicazione: una misura richiesta a lungo dai consiglieri del presidente, che l’hanno avvertito per mesi in merito al carattere controproducente di alcune sue esternazioni su Twitter. Fonti della Casa Bianca descrivono un presidente “combattivo”, convinto che la narrativa dei media in materia di azione di governo e soprattutto dei presunti contatti con la Russia non rifletta affatto i meriti dell’amministrazione. Stando al “New York Times”, l’amministrazione Trump sarebbe decisa ad affrontare lo scandalo “Russiagate” come fece l’ex presidente Bill Clinton con lo scandalo sulle relazioni sessuali con Monica Lewinsky: “compartimentando” la questione tramite un consiglio formato da legali ed esperti di comunicazione. In quest’ambito si collocano anche le voci di un possibile ingresso alla Casa bianca dell’ex manager della campagna elettorale di Trump, Corey Lewandowski.
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I due “volti” negoziali del presidente Usa Trump
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha esibito in occasione del suo debutto ufficiale sulla scena globale due stili negoziali drammaticamente differenti tra loro. Lo sottolineano diversi quotidiani Usa, all’indomani del rientro di Trump dal viaggio di Stato inaugurale della sua presidenza, che lo ha portato in Arabia Saudita, a Israele, al Vaticano, in Belgio e in Italia. Durante la prima parte del suo viaggio di Stato, quella nel Medio Oriente, Trump ha sfoderato un tono conciliatorio che ha diffuso una ventata d’ottimismo tra i principali alleati di Washington nella regione. In Europa, invece, Trump ha lasciato i suo interlocutori sbigottiti, con toni duri e polemici non troppo distanti da quelli della campagna presidenziale dello scorso anno. Il confronto, sottolinea il “Wall Street Journal”, e’ drammatico. In Arabia Saudita, a Israele e in Cisgiordania Trump ha accuratamente evitato di sollevare questioni controverse, a partire dal rispetto dei diritti umani. In Belgio e in Italia, invece, il presidente Usa e’ parso addirittura rancoroso, memore forse dell’ostilita’ riservatagli dalle leadership e dalla stampa europea prima e dopo la sua elezione alla Casa bianca. Trump e’ tornato a rimbrottare gli interlocutori europei per il contributo a suo dire insufficiente alla Nato, si e’ ben guardato dal cercare una posizione conciliatoria in materia di commercio e immigrazione, non si e’ sbilanciato in merito al rispetto degli impegni sul fronte del clima – indiscrezioni di stampa sostengono sia intenzionato a disconoscere l’accordo di Parigi sottoscritto dal suo predecessore, Barack Obama – ed ha scandalizzato i media con il suo atteggiamento ai limiti della tracotanza, come ben simboleggiato dalla “spinta” al premier del Montenegro Dusko Markovic. “E’ come se il viaggio fosse stato organizzato da due squadre differenti e compiuto da due diversi presidenti”, commenta Richard Haass, del Council on Foreign Relations. Trump ha chiuso il suo viaggio con una scelta irrituale: non ha tenuto alcuna conferenza stampa, rientrando invece direttamente a Washington, dove ad attenderlo ha trovato la guerriglia politico-mediatica in merito alla presunta collusione della sua amministrazione con la Russia. E’ difficile, scrive il “Wall Street Journal”, comprendere se il primo viaggio di Trump abbia giovato alla sua agenda di politica estera e agli obiettivi della sua amministrazione; Trump e’ partito con l’obiettivo di rafforzare le relazioni con i leader globali e spronare gli alleati degli Usa a combattere in maniera piu’ decisa il terrorismo. “Ho detto a Trump che abbiamo colto il suo messaggio forte e chiaro”, ha commentato a margine del summit della Nato il premier danese, Lars Lokke Rasmussen. A giudicare dalla reazione del cancelliere tedesco, Angela Merkel, pare pero’ che la durezza di Trump, cui i leader europei avevano riservato invece un tono conciliatorio, abbia creato una grave divisione; anche perche’ – affermano fonti diplomatiche citate dal quotidiano – il presidente Usa non e’ stato meno duro nel corso dei faccia a faccia privati con i suoi interlocutori. Secondo Heather Conley, direttore del Center for Strategic and International Studies di Washington, in Europa Trump ha “vanificato” gli sforzi profusi negli ultimi due mesi dallo stesso presidente e dalla sua amministrazione per rassicurare gli interlocutori del Vecchio continente. Dello stesso parere Anne Applebaum, opinionista della “Washington Post”, secondo cui dopo il viaggio di Trump, “per l’alleanza Europa-Usa e’ cambiato tutto”. Nei quattro mesi seguiti all’insediamento di Trump alla Casa Bianca, sottolinea l’opinionista, l’amministrazione presidenziale “non ha confermato alcun ambasciatore europeo, non ha colmato alcuna vacanza di alto rango nel corso diplomatico, e non ha fornito alcuna indicazione di quando intenda farlo”. Funzionari dell’amministrazione – tra cui il vice presidente e il segretario della Difesa – hanno occasionalmente portato oltre l’Atlantico “messaggi di generale rassicurazione” riguardo l’impegno degli Usa nell’ambito della Nato e delle alleanze storiche, garantendo che dopo le elezioni presidenziali dello scorso novembre nulla era cambiato. Non era vero, scrive Applebaum, e la visita di Trump – specie la tappa a Bruxelles – lo hanno dimostrato con grande chiarezza. Trump ha scelto di non impartire lezioni all’Arabia Saudita in materia di diritti umani – accusa l’opinionista – ma lo ha fatto nei confronti degli Europei sia per quanto riguarda la Difesa, sia per il commercio, con l’accusa mossa alla Germania per l’eccessivo squilibrio della sua bilancia commerciale. In Europa, Trump e’ parso non comprendere, ed anzi rigettare, “il suo ruolo di leader dell’alleanza”. L’inquilino della Casa Bianca lo ha messo in chiaro durante il suo intervento a Bruxelles, quando ha rifiutato di menzionate l’Art. 5 del trattato istitutivo della Nato, che vincola i paesi dell’alleanza a intervenire a sostegno di un membro aggredito. Trump ha invece preferito rievocare lo slogan della “pace attraverso la forza” pronunciato da Ronald Reagan negli anni Ottanta. Per Applebaum, l’influenza statunitense sul Continente europeo e’ ai minimi storici, “per l’esultanza della Russia”.
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Brasile, rimpasto nel governo Temer: l’ombra di una manovra anti-procura
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Ancora una volta le vicende della giustizia modificano le sorti del governo brasiliano. Il presidente Michel Temer ha provveduto a un arrocco tra due ministeri, operazione che, secondo parte della stampa, risponde a necessita’ di manovra dinanzi alle offensive della procura. Il professor Torquato Jardim, giurista, lascia il ministero della Trasparenza per assumere l’incarico alla Giustizia. Prende il posto di Osmar Serraglio, apparentemente destinato a compiere il tragitto inverso. Su Serragli si sarebbero addensati i dubbi dello staff presidenziale circa la sua capacita’ di tenere sotto controllo gli episodi di violenza sempre piu’ diffusi nel paese: la Polizia federale e’ infatti subordinata al ministero della Giustizia. Al tempo stesso si teme che il suo nome possa finire nel nuovo scandalo che sta crescendo attorno a una vicenda di frodi alimentari. Serraglio andrebbe dunque al ministero della Trasparenza, scrive “Folha”, evitando cosi’ di riprendere il posto di deputato che aveva lasciato pochi mesi fa. Alla Camera era asceso il supplente Rodrigo Rocha Lourdes, un nome che potrebbe rivelarsi chiave nel processo che si sta istruendo nei confronti del presidente: sarebbe stato lui il corriere di alcune tangenti che si ritiene fossero a conoscenza del capo di Stato. Non dovendo abbandonare lo scranno, Rocha Lourdes conserverebbe il diritto ad essere giudicato in prima battuta non dalla giustizia ordinaria ma dal Supremo tribunal federal. Mettendo al riparo Temer da eccessive sorprese, scrive la testata. Per “O Globo”, la manovra avrebbe un valore in piu’: il nuovo ministro della Giustizia e’ amico personale del presidente ed esperto di diritto elettorale. Nel recente passato si e’ dichiarato apertamente critico nei confronti dei tempi lunghi di carcerazione preventiva comminati nell’ambito delle inchieste sulla corruzione note come “Lava Jato”. Una “tecnica inquisitoria” che finirebbe per rendere discutibili le basi giuridiche delle dichiarazioni rese da quegli imputati desiderosi di ricevere sconti sulla pena. Torquato avrebbe poi le capacita’ giuste per pressare il Tribunal supremo eleitoral, l’organo che il 6 giugno e’ chiamato a prendere una decisione vitale. La corte dovra’ infatti decidere se la candidatura di Dilma Rousseff nelle elezioni presidenziali del 2014 era valida o meno. A rischiare il posto, in caso di sentenza negativa, sarebbe lo stesso Temer divenuto presidente perche’ vice di Rousseff, caduta ad agosto per una procedura di impeachment.
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Spagna, si moltiplicano gli attacchi informatici alle infrastrutture strategiche
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Gli assalti informatici alle infrastrutture vitali della Spagna – centrali elettriche e nucleari, impianti idrici, ospedali e aeroporti – sono in continuo aumento. Lo scrive il quotidiano “El Pais” riportando i dati – “piu’ alti di quelli stimati dal governo” – dell’Instituto Nacional de Ciberseguridad (Incibe). Le cyber-offensive sferrate contro gli operatori di questi centri di interesse strategico si sono moltiplicate per sette in solo due anni. Sono passate dalle 63 del 2014 alle 134 del 2015, per arrivare ale 479 del 2016. E nei primi quattro mesi del 2017 ne sono state gia’ contate 247, una cifra che proiettata alla fine dell’anno rende credibile il superamento di quota 700. Gli esperti dell’Incibe rivelano che il 12 maggio – giorno in cui “WannaCry” infettava le reti di mezzo pianeta mettendo tra l’altro fuori uso ben sedici ospedali del Regno Unito -, hanno avuto notizia di un attacco anche alla rete di Telefonica. Attacco sventato per merito di una “soffiata”, che ha permesso di fare controlli incrociati sulla piattaforma. Ma il grosso del migliaio di assalti sferrati negli ultimi tre anni ha avuto come obiettivo le strutture energetiche. In vari documenti ufficiali il governo ha reso chiaro che il capitolo della sicurezza informatica e’ divenuto una chiara priorita’. L’allarme causato dall’aumento dei casi viene in parte bilanciato da alcuni fattori. Spiega il direttore dell’Incibe Alberto Hernandez, che nel frattempo sono migliorati i sistemi che permettono di accorgersi delle operazioni fraudolente e sono in crescita gli utenti che, conosciuto il problema, lo segnalano alle autorita’. In un giorno qualsiasi, come quello in cui la testata ha scritto l’articolo, il numero di account a rischio e’ pari al 29 per cento del totale. Nel giorno del “WannaCry” l’allerta tocco’ il 72 per cento.
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Regno Unito, Corbyn avvicina May nei sondaggi
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – L’ultimo sondaggio di Opinium per il settimanale britannico “The Observer” sulle intenzioni di voto per le elezioni politiche del Regno Unito in programma l’8 giugno conferma che il vantaggio del Partito conservatore rispetto al Labour, principale forza di opposizione, si e’ notevolmente ridotto dalla meta’ di aprile, scendendo da 19 a 10 punti: i Tory hanno perso un punto rispetto alla settimana scorsa e sono al 45 per cento; i laboristi ne hanno guadagnati due, salendo al 35. Soprattutto, il tasso di approvazione della premier e leader conservatrice, Theresa May, e’ sceso: il 37 per cento degli elettori ha un’opinione peggiore su di lei da quando la campagna e’ iniziata mentre il 25 per cento ne ha una migliore; al contrario, il 39 per cento ha cambiato parere in senso positivo sul leader laborista, Jeremy Corbyn, contro il 14 per cento che lo considera in modo piu’ negativo. Altre indagini confermano la tendenza, col Partito conservatore comunque in testa con un distacco che oscilla da un massimo di 14 a un minimo di sei punti. Il rilevamento di ComRes per le edizioni domenicali di “The Independent” e “Mirror” evidenzia un divario di dodici punti (erano diciotto due settimane fa), col partito di governo al 46 per cento e quello di opposizione al 34. Il divario e’ soprattutto generazionale: nonostante l’annuncio dell’aumento degli oneri per l’assistenza sociale, sette anziani (oltre 65 anni) su dieci dichiarano che voteranno Tory; il Labour, invece, e’ avanti tra gli elettori con meno di 44 anni. May e’ ritenuta piu’ idonea a negoziare l’uscita dall’Unione Europea (48 contro 18 per cento) mentre Corbyn piu’ adeguato a tutelare le famiglie lavoratrici (41 contro 28 per cento). I distacchi piu’ bassi si riscontrano nei sondaggi di YouGov per “The Sunday Times”, che attribuisce il 43 per cento ai conservatori e il 36 ai laboristi, e di Orb per “The Sunday Telegraph”: 44 a 38. Quest’ultimo rileva che a fare la differenza e’ soprattutto lo spostamento del voto femminile: a meta’ maggio solo il 31 per cento delle donne pensava di votare Labour, percentuale salita al 40 per cento.
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Francia-Russia, primo incontro tra Macron e Putin al castello di Versailles
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Russia, Vladimir Putin, e’ atteso in Francia oggi lunedi’ 29 maggio per un faccia-a-faccia con il nuovo presidente francese, Emmanuel Macron, che in agenda avra’ principalmente i conflitti in Siria ed in Ucraina: lo riferisce il quotidiano “Le Figaro”, precisando che dopo l’incontro nel castello di Versailles i due capi di Stato pranzeranno insieme contornati dalle rispettive delegazioni prima di recarsi a vedere la spettacolare esposizione organizzata al Grand Trianon e dedicata alla visita effettuata in Francia esattamente 300 anni fa dallo zar Pietro il Grande. Il Cremlino, scrive il “Figaro”, ha voluto sottolineare come la visita di Putin avvenga “su invito” del nuovo inquilino dell’Eliseo, dopo che nello scorso mese di ottobre il presidente russo era stato spinto ad annullare un viaggio in programma a Parigi a causa dell’atteggiamento polemico del predecessore di Macron, il socialista Francois Hollande. Questa versione, scrive il “Figaro”, e’ stata confermata da fonti del governo francese secondo cui Macron intende presentarsi come il promotore del rilancio del dialogo franco-russo dopo il lungo periodo di rapporti tesi nel quinquennato di Hollande a causa dell’intervento militare della Russia in Siria e dell’incondizionato sostegno offerto dal Cremlino al regime del presidente siriano Bashar al Assad; secondo altre fonti diplomatiche francesi citate dal “Figaro”, sarebbe invece stato Putin a sollecitare l’incontro: a riprova, il primo ad annunciare l’evento e’ stato il quotidiano “Kommersant”, lunedi’ scorso 22 maggio. Non si tratta di un dettaglio anodino: i media ed i politici russi non hanno risparmiato le critiche a Macron durante tutta la sua campagna presidenziale ed anche nelle prime due settimane dopo la sua vittoria elettorale: un membro della Duma (il Parlamento russo, ndr), ricorda il giornale francese, si era persino spinto a definire Macron come “l’Anticristo”. Il tono poi pero’ e’ cambiato: Putin sembra aver metabolizzato la disfatta di Marine Le Pen, con cui aveva intrattenuto rapporti assai stretti, e secondo il “Figaro” punta ora su Macron per uscire da quell’isolamento internazionale confermato dal G7 di Taormina che ha confermato le sanzioni dell’Occidente alla Russia per il suo ruolo nel conflitto in Ucraina. Proprio il conflitto ucraino sara’ uno dei temi centrali dell’incontro di Versailles: Macron ha promesso “un dialogo esigente”, in merito soprattutto alla necessita’ che Putin ottemperi fino in fondo agli impegni presi con gli accordi di Minsk; ma il “Figaro” da’ anche conto di voci che circolano negli ambienti diplomatici secondo cui sarebbero in corso contatti riservati tra Parigi, Mosca e Berlino sulla gestione delle repubbliche filo-russe ribelli della regione del Donbass, ai quali successivamente potrebbe partecipare anche il presidente ucraino Petro Poroshenko. Quanto alla Siria, la discussione tra Putin e Macron sara’ “franca e aperta”, come ha anticipato il consigliere diplomatico del Cremlino Yuri Ushakov; ma per il nuovo presidente francese, scrive il “Figaro”, in fin dei conti Putin sara’ un interlocutore meno coriaceo di quanto si sia mostrato il presidente Usa Donald Trump in materia di politiche energetiche per fronteggiare il cambiamento climatico.
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Renzi vuole sincronizzare le elezioni in Italia ed in Germania
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Tenere le prossime elezioni in Italia contemporaneamente a quelle che si terranno in Germania: e’ questo l’intento dell’ex capo del governo italiano Matteo Renzi, come riferisce il quotidiano francese “Le Figaro” riprendendo un’intervista da lui concessa ieri domenica 28 maggio al giornale romano “Il Messaggero”; cio’ darebbe “una prospettiva europea” al voto in Italia, secondo il leader del Partito democratico (Pd). Le elezioni parlamentari in Germania, ricorda il giornale francese, si terranno il 24 settembre prossimo, mentre in Italia sono previste per la tarda primavera del 2018 anche se molti osservatori ritengono possibile un voto anticipato all’autunno. “Che piaccia oppure no, le elezioni tedesche sono sempre un momento decisivo per la politica europea”, ha dichiarato Renzi, sostenendo che “votare contemporaneamente alla Germania avrebbe senso da un punto di vista europeo e permetterebbe al nuovo Parlamento italiano di lavorare alla politica economica dei cinque anni successivi senza perdere un solo giorno”. Le similitudini politiche tra i due paesi non terminano qui: in Italia, a parere di Renzi che alla fine dello scorso mese di aprile ha riconquistato la leadership del suo Pd, e’ probabile che alla fine i principali partiti si mettano d’accordo su una nuova legge elettorale ricalcata sul sistema proporzionale tedesco. Si tratta, spiega il “Figaro”, di un sistema che rende difficile il raggiungimento della maggioranza assoluta in Parlamento da parte di un solo partito, ed infatti la Germania e’ attualmente governata da una “grande coalizione” tra le principali formazioni politiche di centro-destra e di centro-sinistra.
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La visione dell’Europa del cancelliere tedesco Merkel
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – La politica conciliatoria tentata dal cancelliere tedesco Angela Merkel nei confronti del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante il vertice del G7 tenutosi a Taormina, non ha avuto successo. Lo scrive in un’analisi la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, che rivela come Merkel ne abbia preso atto passando a un’altra linea, piu’ marcatamente “eurocentrica”: “Noi europei, ora, abbiamo il nostro destino nelle nostre mani”, ha detto il cancelliere tedesco a margine del summit. Merkel, sostiene il quotidiano, e’ fiduciosa della dinamica rilevata nell’opinione pubblica tedesca da sondaggi come l’ultimo effettuato da ‘”Allensbach”, secondo cui i tedeschi sono “piu’ consapevoli dei benefici dell’Unione europea”. Per la prima volta dopo la caduta del Muro di Berlino, infatti, i tedeschi chiedono a maggioranza una accelerazione del processo di integrazione europea. Si tratta di una tendenza che secondo il quotidiano riguarda l’Europa continentale nel suo complesso, come evidenziato dal movimento “Pulse of Europe”, presente anche nelle principali citta’ tedesche, e dalla modesta performance degli euroscettici alle elezioni in Olanda e Francia. Le sfide politiche ed economiche all’integrazione europea, pero’, sono tutte sul tavolo, a partire da quella dell’immigrazione: e lo scontro di fatto col presidente Usa Trump non ha fatto che evidenziare questi nodi irrisolti. Per l’Europa stabilizzazione della Libia e’ fondamentale, come e’ fondamentale l’aumento delle risorse destinate alla Difesa e l’integrazione tra i paesi Ue in questo settore. Il centro di comando comunitario per le operazioni militari inaugurato a Bruxelles e’ un primo, importante passo in questo senso, sottolinea il quotidiano tedesco; e lo e’ ancor piu’ nell’ottica di un raffreddamento delle relazioni con gli Usa. I paesi dell’Est Europa convintamente atlantisti, come la Polonia di Jaroslaw Kaczynski, sono portati dalla lontananza percepita di Washington a cercare sicurezza nella Germania e nell’Europa. Infine c’e’ la questione dell’unita’ economica. Berlino e’ incoraggiata dal fatto che il presidente francese neoeletto, Emmanuel Macron, si sia espresso durante la sua prima visita in Germania contro la “messa in comune dei debiti pregressi”: un affare che non gioverebbe neanche alla Francia, sottolinea il “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, dati i bassissimi costi di rifinanziamento del debito di cui gode attualmente. Parigi vorrebbe un bilancio comune con un ministro delle Finanze unico, ma non e’ chiaro da dove questo ministero attingerebbe il proprio bilancio, e quali sarebbero le sue competenze. Una delle opzioni sul tavolo e’ la tassazione comunitaria delle transazioni finanziarie. Anche sulla modifica dei trattati europei, il cancelliere Merkel ha aperto una porta: “Dal punto di vista tedesco e’ possibile modificare i trattati”, ha dichiarato. Per la Germania, comunque, l’obiettivo immediato e’ l’elezione di Jens Weidmann come successore dell’italiano Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea (Bce): un obiettivo che Berlino e’ consapevole richiedera’ alcune concessioni. Per il momento, Berlino sa di poter quantomeno contare su un rinnovato asse con Parigi, soprattutto in chiave “anti-populismi”. Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire e il suo omologo tedesco, Wolfgang Schaeuble, hanno concordato l’istituzione di un gruppo di lavoro per produrre nei prossimi mesi proposte di riforma della zona euro.
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Angela Merkel, “l’Europa deve fare affidamento su se’ stessa”
29 mag 11:27 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, non ha celato il disappunto a margine del confronto con il presidente Usa, Donald Trump, al G7 di Taormina. “E’ finito il tempo in cui potevamo fare pieno affidamento sugli altri”, ha detto Merkel al rientro in Germania, dopo un incontro con il leader della Csu, Horst Seehofer. L’Europa, ha avvertito il cancelliere tedesco, dovra’ ergersi con maggior forza a tutela dei propri interessi, e “prendere davvero nelle proprie mani il suo destino”: un riferimento, quello di Merkel, all’indebolimento delle storiche relazioni con gli Stati Uniti, ma anche all’allontanamento del Regno Unito dall’Unione Europea. Alle dichiarazioni di Merkel da’ ampio risalto non soltanto la stampa tedesca, ma anche quella statunitense, che paventa una “potenziale scossa sismica nelle relazioni trans-Atlantiche”. Con gli Stati Uniti piu’ lontani, e meno disposti a “spendersi” economicamente e politicamente per l’Europa, nel Vecchio Continente sta riguadagnando peso l’asse franco-tedesco. Secondo Ivo H. Daalder, ex inviato usa alla Nato, che ora dirige il think tank Chicago Council on Global Affairs, “oggi gli Stati uniti si stanno dirigendo, su una quantita’ di questioni fondamentali, in una direzione diametralmente opposta a quella dell’Europa. I commenti del cancelliere Merkel non sono che una presa d’atto di questa nuova realta’”.
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