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Metaverso, Stanzione (Garante Privacy), ‘Opportunità e rischi superiori al web tradizionale. Tutelare diritti col GDPR’

“L’evoluzione di internet più prossima (presentata da ultimo a Davos) e, verosimilmente, più dirimente negli effetti sulla persona e sulla società è il metaverso, nuova dimensione non solo spazio-temporale ma esistenziale, con confini mobili e riproporrà opportunità ma anche rischi e problematiche emersi con l’internet tradizionale”. Lo ha detto il Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione al convegno “Il Metaverso tra utopie e distopie: orizzonti e sfide della protezione dei dati”, in occasione della 17ma Giornata europea della protezione dei dati personali.

 “Sarà determinante la verifica di un monitoraggio non troppo invasivo dell’utente e l’impostazione tecnologicamente neutra del General data protection regulation (Gdpr) potrà fornire una regolazione tendenzialmente completa sui principali aspetti di questo mondo nuovo, soprattutto grazie all’approccio basato sul rischio, determinante per modulare le tutele sulle caratteristiche di una realtà in continua evoluzione”, ha aggiunto Stanzione.

“Quale che sia il modello cui si orienterà lo sviluppo del metaverso è indispensabile l’adozione di alcune garanzie essenziali, volte a impedire che questa dimensione altra, da spazio utopico del possibile, degeneri in un luogo anomico dove impunemente violare diritti”, ha evidenziato Stanzione, sottolineando che “La personalizzazione dei contenuti propria del #Metaverso lascerà emergere, verosimilmente, nuove istanze di tutela, a fronte di nuove vulnerabilità e persino nuove soggettività, come quella del gemello digitale in cui si proietterà il nostro Io”.

Ricordando che Mark Zuckerberg ha definito il metaverso una ‘piattaforma immersiva, un Internet incarnato che consente di stare dentro l’esperienza invece di guardarla dall’esterno, in cui l’utente non si limita a vedere ma finisce con l’essere il contenuto e non soltanto un cursore sullo schermo’, Stanziante ha precisato che “si ipotizza il ricorso al metaverso in funzione ausiliaria della didattica con l’apprendimento online interattivo o della ricerca, con simulazioni degli effetti dei prodotti progettati”.

“Si tratterà di una dimensione (articolata anche su plurime piattaforme) caratterizzata da un’interattività persistente, tridimensionale e dunque ancor più credibile, ubiqua e trasversale, in cui è possibile agire e interagire mediante ologrammi che costituiscono veri e propri tramiti digitali del sé. La definizione di virtuale, per questo nuovo spazio, accentuerà ancor più il suo significato etimologico di potenziale, di possibilità suscettibile di realizzazione. – ha continuato Stanzione – Così come il prefisso Meta, non a caso ripreso da Menlo Park nel suo rebranding (simboleggiato dall’emblema dell’infinito), indica l’oltre, la dimensione cui tendere nel superamento di un limite, identificabile e spesso identificato nella fisicità del reale. Nella misura in cui apparirà come sempre più verosimile, capace di simulare la realtà fin quasi a sostituirla, questa nuova dimensione (non solo spazio-temporale, ma addirittura esperienziale e, quindi, esistenziale) potrà finire per rappresentare, almeno per molti, il luogo delle infinite possibilità, in cui affrancarsi anche, forse, dall’immane concretezza del reale. E forse non se ne percepirà fino in fondo la natura atopica, di vero e proprio non luogo”.

“Non sono chiari i contorni che assumerà il metaverso né quali di queste caratteristiche possiederà. Non sappiamo se la sua struttura sarà centralizzata o policentrica, unitaria o multipolare (un pluriverso?), né quale modello di governance la ispirerà. Il futuro è ancora tutto da scrivere. – ha sottolineato ancora Stanzione – La trasversalità e molteplicità delle esperienze suscettibili di realizzazione e il volume delle informazioni che potranno generarsi nel metaverso determineranno una raccolta di dati personali non comparabile con quella del web, per quantità ma anche per qualità. Vi saranno, infatti, compresi anche dati biometrici veicolati, tra gli altri, da dispositivi indossabili, di cui va impedito ogni utilizzo abusivo e sarà necessario ripensare al sistema raccolta consenso e garanzie di trasparenza negli obblighi informativi”.

 “Anche in ragione del notevole tasso d’interazione tra gli utenti e della conseguente esigenza di proteggere i minori da esperienze pregiudizievoli, sarà determinante la garanzia dell’age verification, naturalmente con sistemi che non comportino un monitoraggio eccessivamente invasivo dell’attività dell’utente”, ha sottolineato ancora Stanzione precisando che “va inoltre considerato l’impatto che potrà avere la (già progettata) sostituzione dei visori con un’interfaccia neurale, capace di proiettare questo mondo virtuale direttamente nel cervello, ovvero nella regione del corpo più delicata perché irriducibile a mera biologia, quale correlato neurale della coscienza”.

“E questo, in contesto in cui le neurotecnologie potrebbero, in un futuro non lontano, leggere i pensieri, decodificando i dati neurali con sistemi di brain reading. – ha concluso Stanzione – L’ingresso della tecnica in quell’inner world in cui neppure il più coercitivo dei poteri si era spinto, non può che suscitare, dunque, nuove istanze di tutela. Se non si vuole che innovazioni potenzialmente utili divengano lo strumento per fare dell’uomo una non-persona, l’individuo da addestrare o classificare, normalizzare o escludere”.

Numeri da capogiro

Il mondo del metaverso sostituisce quello reale, consente di immaginare un riscatto dal grigiore della realtà, e promette di raggiungere nei prossimi anni ad un valore economico enorme, pari a 5 trilioni di dollari secondo stime di Mckinsey, a fronte di 50 milioni di visori a livello globale entro il 2026 (oggi sono 11 milioni) e un miliardo di persone che lo popolano. Secondo Gartner, ben presto una persona su quattro andrà sul metaverso.

Di fatto, il metaverso è un non luogo, all’interno del quale si riproporranno tutti i problemi della nostra società. “Avrà conseguenze sulla raccolta dati, compresi quelli biometrici tramite gli indossabili – dice Stanzione – sarà necessario applicare la age verification” in maniera spinta. In futuro, la sostituzione dei visori con interfacce neurali rappresentano un ulteriore rischio di invasione sempre più profonda delle sfere più intime del sé.

Metaverso, Luciano Violante: ‘Rischio disumanizzazione’

Dal canto suo, Luciano Violante, Presidente della Fondazione “Leonardo – Civiltà delle Macchine”, nel suo intervento ha posto l’accento su alcune applicazioni concrete della trasformazione digitale, come l’avvocato robot (Si chiama ‘Don’t pay me’) sperimentato attualmente negli Usa e in grado di consigliare strategie di difesa tramite software, e ChartGTP, che ha già sostituito in toto l’attività di ricerca e scrittura dell’uomo. “L’idea di metaverso non è una novità – ha detto Violante – basti pensare a Don Chisciotte” che già viveva in un mondo parallelo e inventato, un mondo onirico. La caratteristica primaria del metaverso, secondo Violante, riguarda “la smaterializzazione dei rapporti umani”, che rischia di trascendere nella “disumanizzazione dove l’assenza della corporeità è sublimata dalla tecnologia”.

Un processo alimentato progressivamente dall’evoluzione tecnologica, che secondo Violante ha portato alla nascita di nuove versioni dell’uomo, dall’uscita del primo iPhone in poi: dall’homo videns all’homo filmans, dotato di iPhone onnifilmante, con una nuova umanità sempre più sola, isolata e narcisisticamente incollato al video dello smartphone come lente unica della realtà.   

Metaverso, Sebastiano Maffettone, ‘E’ come un sogno, il desiderio di un’altra realtà. Ma altro che grande  fratello’

Per Sebastiano Maffettone, Professore di Filosofia Politica e Direttore Ethos – Luiss Business School, il metaverso è come un mondo simile ad un sogno, “un embodyment tecnologico – ha detto – che richiama di fatto un anelito già presente nel taoismo, nel buddismo con la levitazione, che di fatto è il desiderio di trascendere l’infelicità del quotidiano”. Insomma, il metaverso come un’alternativa al reale, simile dal punto di vista funzionale alla cannabis o agli oppiacei, aggiunge Maffettone, che sottolinea il rischio di finire così “in una dimensione finta, confinante con la disinformazione e le fake news”, ammonisce.

Ciò detto, i vantaggi potenziali dei digital twins in diversi campi – dalla medicina, all’istruzione alle imprese manifatturiere – è innegabile con una pervasività e una raccolta dati talmente ampia da superare di gran lunga il concetto di grande fratello. “Se passi 10 ore al giorno nel metaverso, il pericolo più grande è che perdi la tua umanità – ammonisce ancora Maffetone – il pericolo che diventi una addiction è concreto , con un rischio solitudine e hikomori” che è dietro l’angolo. Infine, per quanto riguarda comportamenti illegali nel metaverso, come ad esempio le molestie sessuali, è vero che manca il tatto, ma l’etica e la dignità umana devono restare la stella polare anche in quest’altra dimensione, chiude Maffettone.  

All’evento hanno partecipato anche i componenti dell’Autorità Guido Scorza e Agostino Ghiglia, Luciano Floridi, Professor of University of Oxford e Alma Mater Università di Bologna e Maura Gancitano, filosofa e scrittrice.

Giuseppe Riva, Direttore dello Humane Technology Lab., Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano e Paolo Benanti, Professore straordinario presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana.

Ha chiuso i lavori Ginevra Cerrina Feroni, Vicepresidente del Garante.

Intervento del Garante Privacy Pasquale Stanzione in Pdf

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