Riuscirà la nuova Commissione europea a rivitalizzare il settore delle telecomunicazioni, fino a poco più di un decennio fa fiore all’occhiello del Vecchio continente?
È quello che sperano gli operatori, alle prese con un decennio straordinario in fatto di innovazione ma anche di stravolgimento degli equilibri del mercato, con il boom di internet mobile e l’ingresso a gamba tesa degli OTT che con i loro servizi hanno invaso il campo dei servizi tlc (pensiamo a Whatsapp & Co e agli effetti che hanno avuto sugli sms) senza pagare il conto.
Da tempo, gli operatori si lamentano del fatto che la regolamentazione europea è stata un po’ troppo sbilanciata in favore dei consumatori (col taglio alle tariffe di roaming e di terminazione, rigide norme antitrust e controlli sui prezzi) e troppo poco verso l’industria, con il risultato che le aziende europee sono state fortemente penalizzate rispetto a quelle americane ed asiatiche che godono di regimi regolamentari meno restrittivi.
Di fronte a questo stato di cose, gli operatori chiedono appunto un maggiore equilibrio per garantire che si possa continuare a investire nelle nuove reti – spina dorsale della digital economy – che richiedono sforzi economici ingenti.
L’arrivo della nuova Commissione stato pertanto salutato con favore dall’industria, rinfrancata dalla priorità attribuita fin da subito dal neopresidente Jean-Claude Juncker ai temi del digitale e dalla validità del duo Oettinger-Ansip incaricato di seguire il settore al posto di Neelie Kroes.
Il neo commissario per il digitale Gunther Oettinger ha quindi alimentato le speranze, segnando una svolta rispetto alla precedente gestione su molti temi ‘caldi’, dal consolidamento alla necessità di garantire ricavi equi alle aziende del settore, fino alla possibilità di una ‘Google Tax’ sui motori di ricerca che indicizzano contenuti protetti da diritto d’autore.
“C’è la volontà politica di fare i giusti cambiamenti”, ha dichiarato al Financial Times il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, secondo cui questo può essere considerato un momento di ripartenza per le regole del settore, visto che “i vecchi modelli di business incentrati sugli incumbent sono stati demoliti dal mercato digitale e c’è quindi l’opportunità di guardare con occhi nuovi”.
Molti analisti concordano con Recchi, da HSBC a Credit Suisse, da JP Morgan a Barclays.
“Siamo a un punto di svolta per la regolamentazione europea. Crediamo sia il momento di un approccio più favorevole agli investimenti” ha affermato Nick Delfas di Redburn.
Dalla nuova Commissione, l’industria si aspetta proprio una maggiore attenzione agli investimenti e una minore rigidità nei confronti delle operazioni di consolidamento.
Gli operatori vogliono essere liberi di aumentare le tariffe praticate ai concorrenti per l’accesso alle loro reti e su questo Oettinger è stato in effetti abbastanza possibilista, facendo così intravedere alle telco europee il miraggio di un regime regolamentare un po’ più simile a quello americano.
Sull’agenda, inevitabilmente, anche il consolidamento del mercato: l’acquisizione di ePlus da parte di Telefonica in Spagna – pure accompagnato da rimedi a sostegno della concorrenza – fa presumere che altri accordi simili potranno seguire consentendo alle telco di raggiungere una scala adeguata ad affrontare la concorrenza dei rivali asiatici e americani e a non esserne preda.