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Mercati di consumo, i più grandi entro il 2030 saranno Cina (+15%), India (+74%) e Stati Uniti (+4%)

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In pochi anni i Paesi BRICS inizieranno a far pesare la propria capacità di consumo interno e le imprese di tutto il mondo non potranno non tenerne conto, anche riposizionando le catene di approvvigionamento. Ecco la classifica mondiale delle economie che vedranno la maggiore espansione della base dei consumatori. Le economie del G7 in crisi, Italia e Giappone in declino.

I consumatori sono la linfa vitale dell’economia di un Paese, ecco i mercati più grandi al mondo

Maggiore il numero degli abitanti di un Paese, più grande la sua economia. Ovviamente, non è sempre così, ma è la capacità di consumo interna dei mercati a fare la differenza e il Sud-Est asiatico peserà sempre di più sui livelli di consumo su scala globale.

Secondo le stime di World Data Lab riportate da visualcapitalist.com, le economie con il maggior livello di consumo al mondo saranno Cina, India e Stati Uniti entro il 2030.

La Cina si piazzerà al primo posto, con 1,1 miliardi di consumatori, in aumento del 15% rispetto al 2024.

Subito dopo ci sarà l’India, con 773 milioni di consumatori, in drastico aumento del 46% rispetto ad oggi (529 milioni).

Gli Stati Uniti si prenderanno il gradino più basso del podio, con 348 milioni di consumatori, in leggero aumento rispetto ad oggi del +4%.

La Top 20 dei maggiori mercati globali per numero di consumatori entro il 2030

  1. Cina, 1,1 miliardi di consumatori, +15% rispetto al dato del 2024
  2. India, 772,93 milioni di consumatori, +46% rispetto al dato del 2024
  3. Stati Uniti, 348,39 milioni di consumatori, +4%
  4. Indonesia, 158,44 milioni di consumatori, +27%
  5. Brasile, 135,9 milioni di consumatori, +9%
  6. Russia, 127,32 milioni di consumatori, nessuna variazione rispetto ad oggi
  7. Giappone, 118,24 milioni di consumatori, -3%
  8. Pakistan, 99,26 milioni di consumatori, +30%
  9. Messico, 91,7 milioni di consumatori, +9%
  10. Bangladesh, 87,18 milioni di consumatori, +59%
  11. Vietnam, 80,38 milioni di consumatori, +34%
  12. Germania, 80, 37 milioni di consumatori, nessuna variazione rispetto ad oggi
  13. Turchia, 79,95 milioni di consumatori, +8%
  14. Gran Bretagna, 69,17 milioni di consumatori, +3%
  15. Francia, 67,98 milioni di consumatori, +3%
  16. Egitto, 67,71 milioni di consumatori, +25%
  17. Filippine, 65,54 milioni di consumatori, +35%
  18. Tailandia, 58,23 milioni di consumatori, +10%
  19. Italia, 55,59 milioni di consumatori, -1%
  20. Iran, 55,22 milioni di consumatori, +11%

Economie del G7 in crisi di consumi

Si deduce rapidamente che le economie occidentali mostrano una crescita stentata in termini di nuovi consumatori, generalmente tra 0 e +4%, mentre diversi Paesi, tra cui l’Italia e il Giappone, si trovano addirittura in negativo, rispettivamente -1 e -3%.

Questi dati significano solo una cosa, molto semplice, ma dal peso economico, politico e sociale non indifferente: in molte economie del G7 si registrerà nei prossimi anni una stagnazione in termini di base dei consumatori, fino al declino, conseguenza diretta della stabilizzazione a lungo termine della crescita demografica.

L’ascesa inarrestabile dei BRICS

Per quel che riguarda i Paesi BRICS, è evidente il trend di crescita assolutamente positivo entro la fine del decennio. Fatto che non passerà inosservato al mondo della finanza e delle imprese.

India, Bangladesh, Pakistan, Indonesia, Vietnam e Filippine, solo per citare i Paesi con il tasso di crescita della base di consumatori più alto, rappresentano dei pesi crescenti sulla bilancia dell’economia mondiale. Un peso che faranno sentire anche in chiave geopolitica.

Le aziende potrebbero in un’ottica di maggiori profitti spostare la propria attenzione verso le economie asiatiche e sudamericane, con piani di vendita dedicati, offerte personalizzate per i consumatori regionali, sviluppando diverse strategie di marketing.

Non da sottovalutare, infine, la possibilità che le grandi imprese che operano su più mercati inizino, in virtù di queste strategie, a riposizionare le catene di approvvigionamento, realizzando reti di distribuzione più vicine ai mercati di interesse.

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