Tanta tecnologia in ballo durante il summit alla Casa Bianca fra Donald Trump e Giorgia Meloni che si è tenuto a Washington giovedì scorso. Meloni ha strappato a Trump l’impegno a visitare presto Roma, dove si potrebbe celebrare anche un summit più ampio con la Ue con la nostra premier come intermediaria. Ma l’accordo per il nostro paese non è a buon mercato e la tecnologia diventa merce di scambio nelle trattative, come si evince dalla nota congiunta diffusa dalla Casa Bianca il 18 aprile.
Meloni si allinea a Trump sulle Big Tech
L’attenzione mediatica si è fissata sul tema più popolare, vale a dire l’adesione nella nota congiunta post summit da parte della premier Giorgia Meloni alla richiesta di Trump di una politica più morbida per le grandi Big Tech in Europa. Dopo anni di critiche alle Big Tech da parte della leader di FdI, il dietrofront è evidente nero su bianco nella nota congiunta, dopo l’incontro della scorsa settimana, parla chiaro: “…Sottolineiamo l’importanza delle tecnologie dell’informazione per favorire l’impresa libera su entrambe le sponde dell’Atlantico. Abbiamo concordato che un ambiente non discriminatorio in materia di tassazione dei servizi digitali è necessario per incentivare gli investimenti da parte delle aziende tecnologiche più avanzate…”, si legge nella nota.
L’Italia cancellerà le web tax al 3% sulle Big Tech?
Cosa tutto ciò significhi concretamente è tutto da vedere. Ma l’impegno di Meloni sembra chiaro: abolire la web tax in vigore in Italia, che impone una tassa del 3% sui ricavi generati in Italia a tutte le grandi compagnie digitali (Meta, Google, Amazon, Microsoft ecc) che hanno un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro. Una misura che porta circa 400 milioni di euro alle casse dello Stato e che ora, all’esito dell’incontro di Meloni con Trump, dovrebbe finire in soffitta.
Come non si sa. Ma la prossima settimana il ministro Giancarlo Giorgetti incontrerà il Segretario del Tesoro Usa Scott Bessent al summit del G20 della prossima settimana e forse ne sapremo di più. Giorgetti ha già detto che un accordo sulla web tax sarà chiuso in maniera bilaterale, senza allinearsi all’Europa.
No comment della Commissione Ue
E non potrebbe essere altrimenti, anche perché la presidente della Commissione Ue Ursula vo der Leyen da tempo sta usando l’arma della minaccia di ritorsioni contro le Big Tech nella guerra commerciale sui dazi con Trump. Per il momento no comment di Bruxelles nei confronti dell’accordo Meloni-Trump sulle Big tech. Ma di certo non saranno pochi i commenti critici in Europa come in Italia, dove ad esempio la famiglia Berlusconi vede le Big Tech come fumo negli occhi.
Meloni- Trump, bene investimenti Usa in AI e Cloud
“…Accogliamo con favore gli investimenti americani nel settore dell’intelligenza artificiale e dei servizi cloud in Italia, per massimizzare le opportunità della trasformazione digitale e sostenere l’Italia come hub regionale dei dati per il Mediterraneo e il Nord Africa…”, si legge ancora nella nota congiunta. Una volta sistemata la priorità americana, che riguarda la tassazione delle Big Tech, il riferimento va all’AI e al Cloud. Due ambiti su cui le grandi Big Tech hanno promesso grossi investimenti in Italia a partire da Amazon Web Services (1,2 miliardi di euro) e Microsoft (4,3 miliardi). Investimenti legati a doppio filo alle condizioni fiscali e alle semplificazioni normative che saranno garantite nel nostro paese.
Anche i cavi sottomarini nella nota congiunta Usa-Italia
“…Stati Uniti e Italia lavoreranno insieme per sviluppare il Corridoio Economico India–Medio Oriente–Europa, uno dei più grandi progetti di integrazione economica e connettività di questo secolo, che collegherà i partner attraverso porti, ferrovie e cavi sottomarini, stimolando lo sviluppo economico e l’integrazione dall’India al Golfo, da Israele all’Italia, fino agli Stati Uniti”, si legge nella nota. In altre parole, anche i cavi sottomarini rientrano nell’accordo, il che non esclude la possibilità di un rafforzamento della presenza di nuovi cavi per il traffico internet nel nostro paese.
Cooperazione USA–Italia per la tecnologia
“GliStati Unitie l’Italia riconoscono la necessità di proteggere le nostre infrastrutture e tecnologie critiche e sensibili, ed è per questo che ci impegniamo a utilizzare solo fornitori affidabili in queste reti. Non c’è fiducia più alta della nostra alleanza strategica, ed è per questo che non può esserci discriminazione tra fornitori statunitensi e italiani”, si legge.
Partner in tecnologia spaziale, 6G, AI, quantum e biotech: Starlink dietro le quinte?
“…Siamo orgogliosi di essere partner nella tecnologia spaziale, anche attraverso due missioni su Marte previste per il 2026 e il 2028, e per l’esplorazione della superficie lunare nelle future missioni Artemis. Nel passaggio verso le tecnologie del futuro – come il 6G, l’intelligenza artificiale, il calcolo quantistico e la biotecnologia – ci impegniamo anche a esplorare opportunità di partenariato rafforzato in questi settori critici, con l’obiettivo di proteggere i nostri dati da potenziali avversari che vorrebbero sfruttarli”, chiude la nota. Il riferimento allo spazio non sembra casuale, con la diatriba su Starlink che cova ancora sotto la cenere e non è affatto sopita. Un ritorno di fiamma a questo punto non è affatto escluso. E anche qui i detrattori non sono pochi.