Un’area da sempre al centro di grandi interessi mondiali, politici ed economici, quella del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), martoriata da guerre, clima ostile e migrazioni, ma che oggi potrebbe tornare a rinascere, grazie all’innovazione tecnologica e un diverso modello di crescita, più orientato all’efficienza e alla sostenibilità.
Le tecnologie per l’industria 4.0 cambieranno l’intera economia del Medio Oriente e del Nord Africa e ci riusciranno grazie al 5G. Secondo dati GSMA contenuti nel Report “The mobile economy, Middle East and North Africa 2018”, l’ecosistema mobile di questi Paesi darà vita ad un mercato che varrà quasi 80 miliardi di dollari entro il 2025.
Gli utenti di servizi 5G saranno circa 47 milioni entro i prossimi sei anni, mentre aumenteranno del 74% le connessioni smartphone e del 90% quelle in banda ultralarga mobile. In termini di automazione, invece, sono stimate in 1,1 miliardi le macchine dell’internet delle cose connesse in rete mobile.
In totale, stiamo parlando di una di rete mobile che nel 2025 raggiungerà 460 milioni di utenti, che attiveranno 790 milioni di sim.
Una mobile economy che darà lavoro a più di 1 milione di persone e apporterà 200 miliardi di dollari al PIL dell’area MENA già dal 2022, per 78 miliardi di dollari di ricavi per gli operatori del settore, i quali sono attesi investire entro il 2020 circa 34 miliardi di dollari.
Un’economia che, secondo i ricercatori, potrebbe sostenere la spesa pubblica con 170 miliardi di dollari di contributi.
Poi c’è il grande mercato dell’energia, con le sue infrastrutture miliardarie, i servizi, le utilities, le industrie, l’innovazione tecnologica. Secondo uno studio pubblicato dalla Arab Petroleum Investments Corporation (APICORP), gli investimenti nel settore energetico dell’area MENA potrebbero raggiungere i 1.000 miliardi di dollari entro il 2022.
A livello globale, mentre la spesa è scesa del 25% ad inizio 2018, solo in Medio Oriente e Nord Africa si è registrato un aumento del 7%, con la spesa in progetti che salirà del 2% e cresceranno del 17% gli investimenti.
I Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo hanno approvato progetti infrastrutturali relativi al petrolio ed il gas, rispettivamente per 195 miliardi e 159 miliardi di dollari, mentre 207 miliardi di dollari sono stati spesi per incrementare la capacità della rete.
Sempre entro il 2022, secondo dati Meed, gli investimenti in infrastrutture per le fonti energetiche rinnovabili dovrebbero raggiungere i 200 miliardi di dollari.
Secondo l’IRENA report del 2018, infine, la spesa per potenziare le fonti rinnovabili si aggirerà attorno ai 35 miliardi di dollari l’anno già dal 2020.
In un contesto del genere si inserisce la visita ad Abu Dhabi di questi giorni del nostro vice Premier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, proprio centrata sullo sviluppo dell’area, a seguito della quale hanno preso parte circa 170 tra imprese, organizzazioni di rappresentanza, banche e assicurazioni.
“È stata una missione sicuramente riuscita, con un numero di imprese record che hanno avuto modo di confrontarsi, avviare e in alcuni casi concludere accordi con soggetti economici degli Emirati”, ha dichiarato il ministro.
“Dopo l’incontro avuto ieri con il Ministro dell’Economia Al Mansouri e quelli tenuti oggi con altri esponenti emiratini è stato preso il comune impegno da entrambi i Governi di costituire un team tecnico che ha l’obiettivo di avviare una road map per promuovere gli investimenti sia in Italia che negli Emirati Arabi”.
Investimenti, quelli citati da Di Maio che riguarderanno proprio le infrastrutture e a cui per la prima volta potranno partecipare “tante imprese italiane piccole, medie e grandi, che hanno preso parte per la prima volta ad una missione di sistema guidata dal Governo”.
Di Maio ha poi incontrato Mattar al Tayer, Presidente dell’Autorità governativa di Dubai per i trasporti e la mobilità. Nel corso del colloquio è stata sottolineata la volontà di valorizzare ulteriormente la forte e proficua relazione tra l’Italia e gli Emirati Arabi attraverso lo sviluppo dei grandi progetti infrastrutturali in corso di realizzazione che coinvolgono le società italiane negli EAU.
Il vice Premier, infine, si è poi recato ad Abu Dhabi, insieme alla delegazione italiana, per visitare l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) ed incontrare il Direttore Generale, Francesco La Camera, e un gruppo d’imprese.
Insieme al Governo emiratino l’Italia ha siglato un importante accordo di cooperazione sulle startup e le PMI innovative, “che ci consentirà di favorire investimenti e scambiare know how, sostenendo così le imprese nel processo di innovazione”.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato il loro supporto al Fondo Nazionale Innovazione, il veicolo finanziario di Cassa Depositi e Prestiti per gli investimenti in startup operanti nei settori della farmaceutica, dell’ingegneria meccanica e della tecnologia finanziaria, con la possibilità di investire anche nelle Zone Economiche Speciali del Sud Italia (ZES), progetto presentato da Intesa Sanpaolo presso il Dubai International Financial Centre.
L’Italia, invece, favorirà l’accesso di imprese emiratine ai Centri di Competenza, gli strumenti di partnership pubblico-privato previsti dal Piano nazionale Impresa 4.0.