Sui mercati finanziari si sente ancora l’eco del saltato accordo tra Vivendi e Mediaset per Premium.
La decisione di Vivendi di modificare lo schema dell’intesa, per puntare al 20% della pay tv del Biscione e non più all’89% e proporre anche l’acquisto in tre anni di una quota del 15% di Mediaset, ha spiazzato tutti anche gli analisti finanziari.
Alcuni scommetterebbero che anche Mediaset non lo sapesse.
Forse, ma sembra alquanto improbabile. Qualcosa dovrà averla intuita.
In ogni caso ha usato toni molto pesanti nei confronti della società francese, sostenendo che la decisione “viola i più elementari principi del diritto e dell’etica”.
Si parla di un risarcimento miliardario.
C’è anche chi ci vede dietro una manovra politica con Renzi, Berlusconi e Bolloré che si tirano dalla giacchetta e sullo sfondo il caso rovente della fibra ottica in Italia.
Ma una fonte citata da Le Monde sintetizza molto bene la situazione: “E’ come se avessero venduto una Ferrari che alla fine si è rivelata una Fiat Punto”.
Bolloré è, infatti, sempre stato più vicino agli ambienti dell’alta finanza che a quelli politici. E, si sa, è in quei salotti che si decidono le sorti di un Paese e non altrove.
La verità, forse molto più semplicemente, che il rosso di Mediaset Premium era molto più profondo del previsto.
Sicuramente dopo gli ultimi fatti accaduti Rupert Murdoch, a capo di Sky, avrà tirato un sospiro di sollievo, pensando che solo un anno fa avrebbe voluto comprare Premium per 1,1 miliardi di euro.
Offerta respinta perché il Biscione voleva di più.
Per Mediaset, i conti di Premium sarebbero una scusa. “L’analisi dei risultati di Premium c’è stata prima della firma del contratto“, indica il gruppo di Cologno Monzese.
Il cattivo stato di salute di Premium era, infatti, noto da tempo: la pay tv ha perso 85 milioni di euro lo scorso anno e 63 milioni nel primo trimestre, allargando il rosso di Mediaset di 16 milioni.
Lo schema di contratto proposto da Vivendi è totalmente differente dal primo.
Per la famiglia Berlusconi il voltafaccia di Bolloré ha una sola spiegazione: la volontà di mettere le mani su Mediaset.
La stessa strategia messa in campo per Telecom Italia, che è un po’ quella che Bolloré ripete ogni qual volta punta un’azienda, è entrato pian piano, lentamente, è arrivato al 24,7% dell’operatore tlc, imponendo i propri manager.
Per Mediobanca Securities, è troppo presto per trarre conclusioni su quello che potrebbe essere il risultato finale di questa operazione. Vista la situazione attuale e il comunicato stampa diffuso da Mediaset pare che ci sia poco spazio per un accordo. Sicuramente non nel breve termine.
Gli analisti di Piazzetta Cuccia, ritengono che la mossa di Bolloré confermerebbe indirettamente l’interesse di Vivendi per Mediaset, ma se così fosse, aggiungono, “gli ultimi accadimenti non sono un buon punto di partenza per una più stretta collaborazione in futuro”.
Fininvest accusa che il vero obiettivo di Vivendi è prendersi Mediaset.
L’Amministratore delegato della compagnia francese, Arnaud de Puyfontaine, ha negato, ma si è detto favorevole a una possibile fusione tra Mediaset e Telecom anche se al momento non c’è nulla in agenda.
Mediaset al di là delle minacce di ricorsi legali resta in una posizione di forte debolezza e per uscire dall’impasse ha comunque bisogno di un partner commerciale.
Insomma dopo venti anni di relazioni amichevoli, Bolloré ha giocato un tiro mancino a Silvio Berlusconi. I due lupi della finanza si scaglieranno l’uno contro l’altro e riservarci più di un colpo di scena.