Il mercato italiano dei media è in forme fermento. Una serie di operazioni, e altre si preparano all’orizzonte, indicano che il settore prenderà presto una nuova via.
Diversi equilibri che vanno dal mercato dei libri alle radio, passando per la tv e le tlc, si stanno determinando sotto l’occhio attento degli analisti, delle Autorità e della politica.
La francese Vivendi è salita al 20% di Telecom Italia e a livello europeo il presidente Vincent Bolloré sta portando avanti un piano strategico che punta alla costituzione di una grande compagnia dei media che può contare su solide ramificazioni e asset di importanza fondamentale come la pay tv Canal+ e la major discografica Universal.
La parola d’ordine: diversificare
Gli obiettivi di Bolloré sono chiari: puntare su accordi con le telco per avere nuovi canali di distribuzione per i contenuti, rafforzare l’offerta su internet per competere con i giganti dello streaming (Netflix in primis), senza tralasciare il business delle radio. Secondo indiscrezioni il gruppo avrebbe puntato gli occhi su Europe 1.
In tutto questo anche Mediaset sta facendo le sue mosse sul fronte tv, ma anche sulle radio e sul mercato dell’editoria.
Ieri la Borsa ha ben accolto la cessione di Rcs Libri a Mondadori e mentre si attende il parere dell’Antitrust, il Biscione continua a portare avanti le operazioni nelle radio.
Mediaset ha già acquisto l’80% di Radio 101 da Mondadori per 36,8 milioni, per inserirsi successivamente nella cessione delle radio di Rcs, acquistando azioni con diritto di voto pari al 19% del capitale e il 50% di quelle senza diritto di voto da RB1 – che ha il 92,8% di Finelco (105, Montecarlo e Virgin Radio) – per una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 19 milioni.
La maggioranza dei diritti di voto resta al momento in mano alla famiglia Hazam.
Il progetto è di costruire un polo delle radio leader del mercato con una fetta di circa il 30%.
Il nodo Mediaset Premium
Sia Mediaset che Vivendi puntano a diversificare.
Resta però ancora aperto il dossier Premium, la pay tv che fa capo all’azienda di Cologno Monzese.
Su questo fronte Vivendi non ha ancora scoperto le proprie carte.
Il board della società francese nutre perplessità su un’eventuale partnership ma forse si sta solo aspettando di completare alcuni passaggi.
Secondo Natixis, Vivendi cambierà totalmente perimetro d’azione nei prossimi sette anni, per diventare il primo gruppo europeo media-tlc.
Come? Con un progressivo ‘approccio’ a Telecom Italia, Telefonica, Orange e Mediaset.
I vertici smentiscono, ma con Bolloré non si può mai sapere.
Il progetto si basa, osserva Natixis, su diverse scelte strategiche che al momento non appaiono imminenti, come la vendita di UMG, la fusione di Telecom e Telefonica, l’acquisizione di Mediaset Premium e l’accordo con il governo francese per Orange.
Bolloré sta già muovendo le sue pedine.
A luglio Vivendi è entrata nel capitale di Telefonica con una quota dell’1%, a seguito della vendita della brasiliana Gvt agli spagnoli che a loro volta possiedono l’11% di Mediaset Premium dopo aver acquistato dal Biscione il 22% della pay tv spagnola Digital+ per 365 milioni di euro.
Intanto Vivendi è anche salita al 20% di Telecom Italia.
E così mentre si resta in attesa di capire cosa faranno i francesi sul fronte Premium, Mediaset ha inasprito la battaglia con Sky, decidendo di criptare le sue reti sulla pay tv di Murdoch.
La possibile mossa potrebbe essere un’operazione Vivendi-Telecom che tiri dentro anche Mediaset che ha già chiuso un accordo con l’operatore tlc per la trasmissione dei propri contenuti sulla fibra. Vedremo.