Mediaset preferisce tenere la linea dura con Vivendi. Al gruppo conviene mettersi al sicuro, chiedendo il risarcimento milionario, nell’ipotesi in cui la media company francese non dovesse presentare un patto alternativo entro la scadenza del 30 settembre.
Secondo alcune fonti, però, Vivendi starebbe lavorando alacremente, con l’aiuto di Mediobanca, a una nuova proposta che dovrebbe arrivare a Cologno Monzese entro il fine settimana.
Ieri il Cda ha dato mandato ai vertici di proseguire nel contenzioso con Vivendi che ha fatto saltare l’accordo siglato lo scorso aprile per l’acquisizione dell’89% di Premium, presentandone uno diverso che prevedeva di rilevare solo il 20% della pay tv e salire in tre anni a una quota di circa il 15% in Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile.
Mediaset ha risposto picche, ricorrendo in tribunale e chiedendo un risarcimento da 1,5 miliardi di euro (la prima udienza è fissata a marzo, ndr).
Il mercato ha apprezzato la decisione del management di proseguire con determinazione nello scontro con i francesi per tutelare gli interessi del gruppo.
Stamani il titolo saliva del 2,25% a 2,82 euro.
Il board ha anche raccomandato di prendere, se necessario, ogni opportuna iniziativa per portare i francesi a onorare il contratto, anche eventualmente la procedura d’urgenza.
L’accordo sottoscritto lo scorso aprile, infatti, prevedeva una scadenza per l’esecuzione del contratto al 30 settembre.
Ormai ci siamo.
I tempi stringono.
Secondo Vivendi, superata questa data l’accordo, se non perfezionato, è da ritenersi nullo.
Non la pensa così Mediaset, secondo la quale quel termine era quello entro il quale sarebbe dovuto arrivare l’ok dell’Antitrust Ue sull’operazione che però non è stata adita dai francesi, per cui, secondo il Biscione, il termina del 30 settembre è destinato ad essere riscadenzato in funzione dell’avvio della procedura.
La scelta di Bolloré
Cosa farà Vincent Bolloré, il finanziare bretone a capo di Vivendi?
L’uomo ha detto a più riprese di non aver rinunciato al proprio progetto di fare della media company d’oltralpe una holding paneuropea che sembrava aver messo in standby.
Bolloré sta ripartendo dalla pay tv Canal+ e l’Italia continua a essere un importante tassello di questa strategia che coinvolge in primis le telco.
I contenuti viaggeranno sempre più sulle reti in fibra, questo Bolloré lo sa bene, per questa ragione sta stringendo accordi con gli operatori tlc francesi dopo essere diventato l’azionista di maggioranza di Telecom Italia.
La sua strategia è diversificare – musica, cinema, streaming, videogame – con una costante fissa: content is the king.
Bolloré perderà l’opportunità di Premium con l’asta per i diritti tv della Champions League alle porte, rinunciando all’ipotetica scalata a Mediaset, per scendere a più miti consigli?
Il rischio è dover dare un lauto risarcimento al gruppo italiano.
Secondo fonti accreditate, i francesi starebbero preparando un nuovo accordo che prevedrebbe un ingresso di Vivendi in Premium al 40%, a Mediaset resterebbe un altro 40%.
La spagnola Telefonica che ha attualmente l’11% circa potrebbe decidere di diventare il terzo partner, salendo nel capitale o di uscire, dando spazio a una new entry.
Chi potrebbe essere?
In pole position ci sono Sky e Telecom Italia.
Entrambe però smentiscono.
E se tornasse in campo Al Jazeera?
Qualcuno parla anche di un possibile investitore cinese.
Bolloré scoprirà presto le sue carte, intanto oggi affronterà la famiglia Guillemot nell’assemblea degli azionisti di Ubisoft. Dopo aver già scalato Gameloft adesso punta al player numero tre del mercato mondiale dei videogiochi.