Sotto attacco da parte di Vivendi, Mediaset tenta di uscire dall’angolo in cui l’ha messa Vincent Bolloré con un piano industriale al 2020 che punta sulla trasformazione di Premium, il pomo della discordia nel duro braccio di ferro in atto fra i due gruppi. La strategia del Biscione, illustrata oggi alla comunità finanziaria a Londra “Linee guida e target finanziari di medio termine”, è rendere sostenibile Premium anche al di là dell’esito delle aste per la Serie A e la Champions League.
Per dare una svolta ai numeri di Premium, Mediaset ha deciso quindi di muoversi su due direttrici per trasformare la sua pay tv in qualcosa di diverso e più redditizio: da un lato “rendere disponibili i canali pay prodotti da Mediaset (per ora soltanto su digitale terrestre ndr) anche ad altri operatori”, si legge in una nota, che apre quindi alla possibilità di nuove alleanze con altre pay, rilanciando così l’ipotesi di un eventuale accordo per la distribuzione di contenuti sulla piattaforma di Sky.
C’è poi il versante delle tv in streaming, in primis Infinity, che fa parte del gruppo, ma anche Now Tv e, perché no, in questo nuovo scenario potrebbe spuntare qualche altro OTT (Netflix?).
Il secondo obiettivo della svolta di Premium è l’apertura della piattaforma “a tutti i produttori di contenuti interessati a un’offerta pay”, e in questo caso Mediaset apre all’ingresso dei concorrenti sulla sua piattaforma con nuovi contenuti pay.
La nuova strategia di Mediaset è figlia della rottura con Vivendi e della sua scalata ostile fino alla soglia dell’Opa, poco sotto il 30%. L’operazione rischia di incagliarsi contro i paletti fissati dall’Agcom, che ha avviato un’istruttoria il 21 dicembre il cui risultato potrebbe arrivare il 21 aprile con la possibilità di slittare di altri due mesi.
Un nuovo modello per la pay tv del Biscione, dunque, che secondo Mediaset, “consentirà a Premium di partecipare alle aste per i diritti del calcio con un approccio orientato alle reali opportunità di business”. Il Biscione dà per scontata la partecipazione alle prossime aste per i diritti del calcio, Serie A e Champions League, a patto di riuscire a diversificare la sua offerta sulle diverse piattaforme con un approccio più opportunistico.
D’altro canto, Mediaset nelle sue linee guida strategiche scrive nero su bianco che l’obiettivo per Premium è garantire la sua sostenibilità con o senza il calcio.
Mediaset prevede un miglioramento del risultato prima degli oneri finanziari, il cosiddetto Ebit, delle attività media italiane di 468 milioni di euro al 2020, pari a circa 17 volte in più rispetto ai livelli attuali. Inoltre la raccolta pubblicitaria dell’anno scorso è salita del 4% rispetto al 2015 (+2,8% senza considerare il contributo del polo radiofonico acquisito nel 2016).
In dettaglio, è di 200 milioni di euro il contributo della pay-tv al miglioramento dell’ebit di Mediaset Italia previsto per complessivi 468 milioni entro il 2020. I +468 milioni di utile operativo al 2020 dovrebbero arrivare da cinque linee di intervento: 90 milioni dall’incremento delle quote di mercato sul mercato pubblicitario italiano (dal 37,4% al 39%), 45 milioni dal miglioramento del mix di investimenti e ottimizzazione, 10 milioni dall’esecuzione del piano industriale sulle attività radiofoniche, 200 milioni dal nuovo modello “aperto” di Mediaset Premium con l’apertura a contenuti di terzi sulla piattaforma e la possibile condivisione di canali Premium con altri player e 123 milioni da miglioramenti organizzativi.
La crescita futura, secondo Mediaset, “sarà costruita attraverso lo sviluppo di contenuti locali e internazionali, innovative partnership internazionali come la recente Studio 71, nuovi contenuti ‘online first’ e il lancio di una piattaforma OTT AVoD (Advertising video on demand) di nuova generazione, sia attraverso lo sviluppo anche digitale dell’offerta pubblicitaria di Mediaset”.