Mediaset ha depositato l’appello al Consiglio di Stato sulla decisione del Tar del Lazio con la quale, in linea con la sentenza della Corte di Giustizia Ue, è stata annullata la delibera del 10 aprile 2017 dell’Agcom che aveva imposto a Vivendi di scegliere tra la partecipazione rilevante in Tim e la presenza quasi al 30% in Mediaset. In questo modo è stato ‘scongelato’ di fatto quasi il 20% del Biscione che i francesi hanno consegnato alla fiduciaria Simon. Lo scrive l’Ansa, ricordando che si attende adesso l’assegnazione dell’impugnativa alla sezione di competenza e la fissazione dell’udienza di discussione.
Ora, dopo l’emendamento cosiddetto ‘salva Mediaset’, la vicenda è di nuovo in mano all’Agcom. Ma in caso di un’assemblea del Biscione, i francesi potrebbero partecipare con la loro intera quota di quasi il 30% e quindi frapporsi a qualsiasi operazione straordinaria di Mediaset. Possono anche presentare una lista per il rinnovo del Cda, che scade quest’anno, anche se con quasi nulle possibilità di vittoria visto il controllo di fatto di Fininvest sul gruppo televisivo.
L’11 febbraio udienza finale
Intanto l’11 febbraio è fissata l’udienza finale in Tribunale a Milano per la causa civile miliardaria intentata dal Biscione ai francesi dopo il mancato acquisto di Premium. Una decisione formale del giudice è prevista dai legali non prima di un mese dall’udienza.
Vedremo come andrà a finire, visto che Mediaset ha chiesto un risarcimento di circa 3 miliardi al gruppo francese per la mancata acquisizione di Premium.
Fronte Tim
Nel frattempo, sul fronte Tim, non sembra che Vivendi voglia presentare una sua lista propria per il rinnovo del cda. E nonostante sia il primo socio con una quota del 23,9%, il gruppo francese potrebbe appoggiare l’iniziativa del cda uscente che vuole presentare una sua lista.
Sarà poi interessante capire come si evolverà il quadro politico dopo la crisi di governo in corso.
Il dossier rete unica andrà avanti anche con un nuovo esecutivo?
Come si muoverà Vivendi, in caso di cambio di orientamento o eventuale stop del nuovo esecutivo al progetto rete unica?