Media e contenuti nocivi, come fare per ridurre i danni che la Tv rischia di produrre nel pubblico, in particolare quello dei minori. Questo il tema del confronto organizzato dal Soroptimist International Club di Roma insieme con l’Associazione nazionale donne italiane – coordinamento del Lazio, sul tema “Media e contenuti nocivi: riflessioni a confronto”.
Molti i relatori istituzionali presenti al dibattito, con esponenti di istituzioni e aziende come l’Agcom, l’Università, l’Associazionismo, l’Emittenza televisiva, Google.
Antonio Provenzano (Agcom): Trasformazione dei Media, quali tutele?
Il dibattito ha portato alla luce alcune problematiche considerate da diverse prospettive. In particolare è stato messo in luce da Antonio Provenzano, Direttore infrastrutture e servizi di media dell’Agcom come la radiodiffusione televisiva rappresenti ad oggi il settore che risulta avere un assetto normativo più definito, riferibile sia alle direttive comunitarie che ai decreti legislativi di recepimento, nonché alla regolamentazione emanata dall’Agcom, nella sua specifica competenza.
La digitalizzazione delle reti e lo sviluppo di modalità distributive dotate di maggiore capacità trasmissiva hanno aumentato, anche nel settore televisivo, la varietà e la disponibilità dei contenuti in termini quantitativi.
Fino a 10 anni fa erano 12 i canali oggetto di interesse per l’Agcom nello svolgimento delle attività di monitoraggio.
Oggi i programmi free trasmessi sulle reti esistenti sono attualmente 94.
Inoltre all’offerta generalista tipica del broadcasting tradizionale, si sono affiancate nuove e più avanzate modalità di consumo dei contenuti basate su palinsesti “personalizzati”, organizzati e gestiti direttamente dagli utenti.
Infine con l’affermazione della connect Tv (la Tv connessa ad internet), la televisione sta subendo un’ulteriore mutazione genetica e si sta trasformando in una sorta di “hub” domestico che consente diverse forme di interazione da parte dell’utente (le Tv connesse offrono infatti la possibilità di navigare sul web e di accedere ai social network)
A fronte di ciò, esiste internet che rappresenta un universo a sé stante ove l’apposizione di vincoli normativi non è ad oggi raggiungibile. Peraltro le stesse regole che sono applicabili per il settore televisivo non trovano validità sulla rete, con ciò generando un effetto distorsivo degli obiettivi regolamentari.
E’ sufficiente pensare all’universo Internet ed al modo con cui viaggiano in esso i contenuti per renderci conto che il quadro di regole oggi esistente configura un sistema di tutele fortemente frammentato ed incompleto e molti di questi strumenti sono assolutamente inadatti a garantire sia gli utenti sia gli stessi operatori (es. tutelare i diritti delle opere prodotte).
Roberta Gisotti (Università salesiana): Violenza e dolore fanno audience
In relazione ai contenuti veicolati in Tv è stato evidenziato da Roberta Gisotti, Docente facoltà di Scienze della comunicazione sociale dell’Università salesiana, come i contenuti positivi veicolati in Tv siano minoritari perché spesso non fanno audience. O almeno non fanno tanta audience quanta ne fanno i contenuti negativi, che sovente hanno anche costi di produzione bassi. O meglio, non fanno audience in base al tipo di rilevamenti carenti e viziati, se non del tutto errati, degli ascolti, gestiti in Italia da ben 27 anni in regime di monopolio da una società privata, l’Auditel, dove i controllori sono anche i controllati e dove gli interessi economici veicolati attraverso la pubblicità – e di cui il management della Tv, anche della Tv pubblica, risponde – sono assolutamente prioritari rispetto al bene comune dei cittadini spettatori.
La violenza in particolare è divenuta una modalità consueta di veicolazione dei contenuti e presenta rischi concreti e non soltanto sui minori, ma anche su un pubblico adulto. E’ noto come la ricerca scientifica abbia da tempo indicato come la ripetuta visione di contenuti violenti in età infantile o adolescenziale porti ad un processo di assuefazione e, in presenza di altri fattori predisponenti, a far assumere comportamenti violenti in età adulta.
Secondo la legge vigente, gli spettacoli violenti possono essere considerati gravemente nocivi sul pubblico di minori a seconda dei contenuti caratterizzati da violenza gratuita, insistita ed efferata. Tali trasmissioni sono vietate, analogamente ai film vietati ai minori di 18 anni, anche nelle ore diurne. Ma tale valutazione soggiace a valutazioni soggettive dell’Emittente.
Nonostante le regole, quindi, violenza e dolore in Tv funzionano – come dice chi fa televisione – fanno audience, punti di share assicurati, picchi di ascolto che vanno a premiare una Tv emozionale, che oggi pervade anche l’informazione, che si è tinta oltre che di rosa, ovvero di gossip, altro filone che funziona in Tv, sempre più di nero.
La Tv del dolore è infatti in ascesa in Italia. Essa è incentrata su fatti di cronaca nera e giudiziaria o su gravi disagi individuali e sociali, dove la sofferenza privata è oggetto di spettacolarizzazione pubblica, enfatizzata con ogni mezzo.
Allo stesso scopo di aumentare l’audience e registrare picchi di ascolto, è cresciuta la violenza mostrata nei telefilm, con scene di delitti di ogni genere raccontati, con particolari efferati e fantasia orrifica.
Ci si chiede se non sia il caso di ripensare ad un rilevamento degli ascolti veritiero sul piano quantitativo ma che indichi anche il gradimento e le attese del pubblico.
Luca Borgomeo (Aiart): Internet–Patia: aspetti della dipendenza dal Web
Luca Borgomeo, presidente dell’Aiart (Associazione italiana ascoltatori radio e televisione), ha sottolineato come la dipendenza dal web, l’internet-patia, è un fatto, non un giudizio, né un’opinione. Ed è un dato di fatto destinato a diventare sempre più rilevante, considerando la forte e continua crescita degli utenti e il maggior tempo che dedicano al web, spesso con gravi danni alla salute ed elevati costi sociali.
A fronte di questo dato, appare, per molti versi preoccupante il “silenzio” dei media su questo tema, che pur ha notevoli implicazioni sulla vita economica e sociale dell’intera comunità. Se si esclude che questa “sordina” sia dovuta a scarsa conoscenza del problema o a una sua sottovalutazione, non rimane che individuare il motivo di questa scarsa attenzione dei media, in primis del web, nella preoccupazione che richiamare i pericoli e i danni della dipendenza da internet può avere effetti negativi sull’attività e quindi sul volume degli affari.
Borgomeo ha, inoltre, affermato che una materia di tale rilevanza non può non essere regolamentata in modo sistematico e compiuto dalla legge, anche nell’ottica di salvaguardare i diritti dei cittadini.
Carlotta Ca’ Zorzi (La7): Diritto di cronaca e tutela dei minori
Carlotta Ca’ Zorzi, Responsabile affari legali e regolamentari di La7, ha parlato di diritto all’informazione in relazione alla tutela dei minori. La questione è abbastanza complessa ed il punto di equilibrio fra i due principi costituzionalmente garantiti non è di facile composizione.
Tuttavia, è consolidato il principio che in caso di conflitto tra tali due diritti, deve darsi la prevalenza al principio di tutela del minore.
Come si può attuare un giusto equilibrio fra questi due diritti? Evidentemente la notizia deve essere contenuta e rispettosa dello spettatore all’ascolto specialmente se minore. Per scene particolarmente crude va dato un avviso preventivo, le riprese non devono attardarsi su descrizioni impressionanti o cruente non necessarie alla comprensione della notizia, vanno utilizzati segnali iconografici.
Enrico Bellini: Gli strumenti per la sicurezza online di Google
Per Enrico Bellini, Senior Policy Analyst di Google, la sicurezza online è una priorità. Contribuire a rendere il Web sicuro per tutti è un obiettivo raggiungibile solo se tutti gli attori collaborano. Nel caso dei più piccoli, poi, le famiglie giocano un ruolo importante nell’esplorazione e nella conoscenza del mondo, anche quello online.
Ecco perché, non solo vengono supportate iniziative dedicate a promuovere la sicurezza online – come la campagna “Una Vita da Social” della Polizia Postale e le attività del Safer Internet Center italiano coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Inoltre per tutti i suoi servizi Google offre agli utenti la possibilità di controllare al meglio i propri dati.
Si ritiene, infatti, che per sfruttare al meglio le potenzialità del Web, sia importante proteggersi e preservare la propria sicurezza e per questo sono state raccolte le risorse e suggerimenti in un Centro per la sicurezza online.