Ha fatto molto rumore la maximulta da 4,3 miliardi di euro inflitta dall’Antitrust europea a Google per aver abusato della posizione dominante del sistema operativo Android. Sia per l’ingente somma inflitta al colosso americano, la più alta mai comminata dalla Ue, sia per il mercato imponente dei dispositivi mobili con sistema operativo Android in circolazione. Solamente l’anno scorso sono stati venduti circa 1,3 miliardi di telefoni Android, contro i circa 215 milioni di iPhone che girano su iOS di Apple.
Tra l’altro, ieri il presidente statunitense Donald Trump ha criticato la Commissione Europea per la decisione presa con un Tweet al veleno: “Ve l’avevo detto! L’Unione europea ha colpito con una multa da cinque miliardi di dollari una delle nostre più importanti aziende, Google. Si sono davvero approfittati degli Stati Uniti, ma non per molto!”, tweeta il Presidente.
I told you so! The European Union just slapped a Five Billion Dollar fine on one of our great companies, Google. They truly have taken advantage of the U.S., but not for long!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 19 luglio 2018
Scenari
Google adesso ha 90 giorni di tempo per mettere fine alle pratiche anticoncorrenziali: secondo la decisione della Commissione Ue se non si adeguerà, l’azienda rischia di pagare una penale del 5% del fatturato di Alphabet, la casa madre.
Sundar Pichai CEO dell’azienda di Mountain View che ha difeso ed elogiato il lavoro svolto dall’azienda per lo sviluppo del proprio sistema operativo, attraverso un lungo post sul blog ufficiale di Google ha detto chiaramente “che l’azienda farà appello” . La partita quindi non è chiusa, ma bisogna sapere quali sono le modifiche che il gigante californiano vorrà attuare nel breve e medio periodo per non incorrere in nuove multe. A partire da quelle che riguardano le applicazioni installate di default sui dispositivi Android.
Se Mountain View accetterà le condizioni dell’Europa le case produttrici di smartphone potranno continuare a equipaggiare i propri dispositivi con Google Search – ma non potranno in nessun modo essere obbligate a farlo. I produttori continueranno a preinstallare le app di Google (Search, Gmail, Maps) lasciando che sia eventualmente l’utente a disattivarle. Inoltre, tutti gli altri produttori Android, potranno creare prodotti basati su versioni simili a quelle di Google, con conseguenti perdite economiche per il colosso americano ma con il contestuale aumento della concorrenza.
Google Fuchsia
Nelle ultime ore ha fatto scalpore lo studio pubblicato da Bloomberg sul nuovo progetto di Google chiamato “Fuchsia“. Il progetto, che per gli addetti ai lavori di Big G è “solamente uno dei tanti progetti Open Source sperimentali”, tratta lo sviluppo di un unico sistema operativo che sia in grado superare tra 5 anni non solo Android, ma anche WearOS, ChromeOS e i vari sistemi per i dispositivi IoT.
In realtà né Sundar Pichai né Hiroshi Lockheimer, capo di Android e Chrome, hanno confermato una possibile adozione in pianta stabile di Google Fuchsia, ma alcuni ingegneri, secondo le fonti di Bloomberg, sono convinti che Google Fuchsia possa essere utilizzato nei dispositivi per la smart home, come Google Home, e di valutare successivamente l’utilizzo su smartphone e notebook. Attualmente sempre secondo Bloomberg stanno lavorando al progetto oltre 100 sviluppatori, segno evidente che forse l’azienda americana vuole accelerare il percorso di smantellamento di Android.