Non sarà certo una passeggiata, perché soldi da spendere non ce ne sono, ma l’obiettivo del Governo Renzi è portare la banda larga veloce, il WiFi programmabile per classe e un numero sufficiente di dispostivi mobili per la didattica in tutte le scuole italiane. E’ questo, sulla carta, il piano “scuola digitale” presentato dal presidente del Consiglio, nell’ambito delle linee guida del Governo de “La Buona scuola”, pubblicate online sul sito passodopopasso.italia.it, l’agenda dei mille giorni di Matteo Renzi online da tre giorni.
Il progetto-proposta del Governo è “disegnare insieme i nuovi servizi digitali per la scuola per aumentare la trasparenza e diminuire i costi”. Per una “scuola flessibile” che non si lascia “spaventare” dalla tecnologia.
Che non sarà una passeggiata lo sa bene anche il presidente del Consiglio. “Ad oggi solo il 10% delle nostre scuole primarie, e il 23% delle nostre scuole secondarie, è connesso ad Internet con Rete veloce – si legge nel documento – Le altre scuole sono connesse a velocità medio-bassa, ma con situazioni molto differenziate”. E ancora: “Quasi in una scuola su due (46%), la connessione non raggiunge le classi e quindi non permette quell’innovazione didattica che la Rete può abilitare”.
Altri dati contenuti nell’Agenda Digitale Italiana evidenziano che nelle aule si utilizza ancora il 90% di contenuti cartacei ed è solo il 16% degli studenti a potersi avvalere di un setting didattico innovativo.
E mentre il Governo lamenta la cronica carenza di risorse pubbliche per la digitalizzazione e “rottama” ufficialmente gli investimenti sbagliati in tecnologie troppo pesanti, come le Lavagne interattive Multimediali (le famose LIM), resta aperto il problema delle coperture. L’unico accenno numerico concreto alle coperture riguarda l’intenzione di rifinanziare un bando per il WiFi nelle scuole anche per il 2015 e il 2016, per un totale di circa 15 milioni di euro. Un provvedimento da associare “ad una azione per la connettività coordinata dal Mise in sinergia con le Regioni”.
Il documento del Governo, poi, si limita a lanciare un appello per uno “sforzo collettivo, un’iniziativa nazionale di co-investimento”, “in sinergia tra risorse nazionali, regionali e private”. Iniziativa che il Governo “intende promuovere nel paese entro la fine dell’anno”. Un appello che a prima vista sembra un po’ poco a fronte dell’enorme impegno di portare il digitale in tutte le nostre scuole. Per incentivare gli investimenti privati, la riforma prevede il ricorso a bonus fiscali, in particolare allo school bonus, alla school guarantee e al crowdfunding.
Il documento contiene poi l’impegno a sviluppare, in collaborazione con le Regioni, “piani straordinari per la connettività delle aree interne”, per collegare le scuole dei centri più piccoli e remoti con “la scuola madre””.
I primi alleati per realizzarlo saranno “i laboratori del territorio”, pubblici e privati. Previsto anche un piano di “Servizio civile per la Buona Scuola”, creando u sistema di incentivi leggeri come crediti formativi per studenti universitari) e liste di formatori per l’accreditamento di persone all’attività volontaria nella scuola. Quasi scontata la collaborazione con il terzo settore e con le imprese