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Martusciello (Agcom) ‘La cooperazione Italia-Cina? Un’opportunità importante di sviluppo’

L’oggetto di questo panel è il mondo dei servizi nell’era dell’innovazione digitale, un mondo “immateriale”, impalpabile come i bit, che tutto rappresentano e che, “dati in pasto” a potenti algoritmi, ci permettono di costruire il profilo di un utente o di ottimizzare un processo produttivo.

Questa immaterialità deve ovviamente poter contare su di un elemento “molto materiale”: la rete.  Un componente dell’ecosistema digitale che, tuttavia, nella percezione degli utenti finisce sostanzialmente con lo “sparire”. Quando una rete funziona bene “non fa sentire la propria presenza”. Se l’utente si “accorge” del suo lavoro vuol dire che ha percepito qualche limitazione, magari perché ha avuto dei problemi con lo streaming di qualche contenuto video oppure non ha ricevuto correttamente le informazioni raccolte da un gruppo di sensori distribuiti sul territorio. In altre parole, perché compromette la sua esperienza di utilizzo dei servizi.

La rete è senz’altro un fondamentale abilitatore dell’innovazione digitale, ma è anche quell’elemento su cui si concentra soprattutto l’interesse degli addetti ai lavori. Ciò che più conta, per gli utenti, è cosa si può fare con una rete che funziona bene.

Allora, anche se un po’ impropriamente, si può affermare che il vero abilitatore dell’innovazione è rappresentato dai servizi e dalle applicazioni. Dalla capacità, cioè, di migliorare quelli esistenti e di crearne di nuovi, di farne comprendere l’utilità agli utenti e renderli facilmente utilizzabili, così da coglierne e farne crescere la domanda.

Flessibilità e creatività

Parliamo di qualcosa che i “Giganti del Web” sono già stati in grado di fare molto bene con l’utenza consumer e, in parte, anche con quella business, che sta scoprendo sempre di più l’importanza di strumenti come i social per creare e veicolare l’immagine del proprio marchio e dei propri prodotti.

Proprio in ambito industriale, però, le potenzialità offerte delle nuove tecnologie appaiono largamente sottoutilizzate, soprattutto in un paese, come l’Italia, caratterizzata da un tessuto produttivo fatto essenzialmente da piccole e medie imprese. In tema di potenzialità offerte dalla rete, ad esempio, uno studio condotto da Agcom ha rilevato che la presenza del mondo imprenditoriale in Internet è ancora tutt’altro che capillare e molto spesso ancora declinata con modalità e logiche proprie del Web 1.0.

Del resto, innovazione per un’impresa non vuol dire solo essere presenti in rete, per fregiarsi del marchio “Industria 4.0” bisogna comprendere e utilizzare tutte le dimensioni del processo innovativo e, soprattutto, essere in grado di sfruttare nel migliore dei modi la caratteristica che meglio sintetizza le potenzialità della digitalizzazione: la “flessibilità”.

Di fatto, le nuove tecnologie hanno reso disponibili una serie di “mattoni tecnologici” (connettività, database, algoritmi di elaborazione, macchinari programmabili e quant’altro) che è possibile assemblare in vari modi per tradurre delle idee in servizi e applicazioni, per produrre beni e per distribuirli con un’efficienza e un’efficacia senza precedenti.

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