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Marconi Days 2018, 5G fattore abilitante per la trasformazione della società e dell’economia

La Giornata mondiale della radio dello scorso febbraio ci ha dato l’occasione di ricordare Guglielmo Marconi. Il nostro premio Nobel per la fisica nel 1909 non è solo uno dei padri nobili della trasmissione senza fili delle onde radio, ma anche uno degli sviluppatori di quello che conosciamo come “sistema broadcast o point-multipoint (trasmissione in diffusione attraverso la propagazione di segnali radio) includente sia la radio (segnale audio), sia la televisione (segnale audio-video)”, si legge nel sito web della Fondazione Guglielmo Marconi.

Marconi è stato l’artefice dell’odierna civiltà della radio. Tutti coloro che, con spirito di iniziativa e perseveranza, ci hanno portato al grado di sviluppo odierno hanno costruito sulle fondamenta gettate da Marconi. Tutti lo hanno considerato il genio tutelare del loro lavoro”, ha dichiarato uno dei più grandi imprenditori americani nel settore dei media del secolo passato, David Sarnoff.

Ma parlare di radio, strumento di comunicazione “senza fili” per nascita e per antonomasia, significa anche parlare di reti wireless.

È grazie allo sviluppo di un efficace sistema di comunicazione con la telegrafia senza fili via onde radio (o radiotelegrafo), che oggi sfruttiamo innovativi sistemi e metodi di radiocomunicazione, tra cui la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili.

Oggi a Bologna, in occasione dei Marconi Days 2018, si è tenuto il convegno nazionale “Tecnologie & Servizi dall’esempio di Marconi, organizzato da Regione Emilia Romagna, Lepida, Fondazione Ugo Bordini (FUB) e Fondazione Guglielmo Marconi (FGM), presso la sala Auditorium di Regione Emilia-Romagna.

Una giornata di scenari, visioni e previsioni di “Tecnologie & Servizi”, con e senza fili, sulle orme di Marconi, raccontate attraverso l’esperienza di diversi relatori appartenenti ad enti regionali, nazionali e internazionali, con focus su 5G, scuole in rete, open data, privacy, WiFi regionale, nazionale ed europeo.

In mattinata, dopo il benvenuto di Gianluca Mazzini (Direttore generale Lepida spa), si è aperto il primo panel, “5G: oggi e domani”, introdotto da Dimitri Tartari (Regione Emilia-Romagna), con una riflessione sull’Agenda digitale nazionale e regionale.

La Regione lavora con impegno nel settore telecomunicazioni da una quindicina d’anni circa, a stretto contatto con i centri di ricerca e gli atenei del territorio. Uno dei risultati raggiunti è la realizzazione della rete in fibra ottica gestita da Lepida, società in house della Regione Emilia Romagna. Per quanto riguarda la strategia per l’Agenda digitale dell’Emilia Romagna, l’abbiamo approvata nel 2015, quindi siamo negli ultimi mesi di attività prima della fine del mandato nel 2019”, ha spiegato Tartari.

Gli aspetti fondamentali sono diversi: il punto di arrivo è il 2025 e vogliamo intervenire in ogni ambito del territorio, dai cittadini alle imprese, dai servizi alla gestione del dato, lavorando sulla comunità per fare sistema e sviluppare le varie componenti del territorio. si parla di Agenda sostenibile e in tutti questi casi si vede il digitale come fattore abilitante l’innovazione e la crescita.

La visione è quella di avere un’Agenda con obiettivi di filiera al 2025 e contemporaneamente abilitare le varie componenti della nostra società al nuovo modello di crescita e di business.

Abbiamo fatto interventi sulle infrastrutture attraverso Lepida e la sua rete, abbiamo collegato 1000 scuole in fibra ottica, abbiamo dislocato 1500 punti di accesso alla rete in WiFi libero e gratuito, abbiamo lavorato col Governo per arrivare ad affidare a Open Fiber la realizzazione della banda ultralarga su tutto il territorio, per il 2020/2021, e ora che l’infrastruttura ha un suo percorso di sviluppo certo, abbiamo cominciato a lavorare sul tema delle competenze e della comunità”.

Per le competenze – ha proseguito nel suo intervento Tartarti – abbiamo dato seguito ad un accordo col Miur e abbiamo un piano di azione nelle scuole e per quanto riguarda le comunità, assieme a Lepida, abbiamo costituito una rete di collaborazione tra Comunità tematiche e gli enti pubblici con oltre 1000 adesioni.

La connettività in banda ultralarga trasformerò tutto il territorio regionale e coinvolgerà anche il tessuto imprenditoriale, soprattutto fatto di piccole e medie imprese e le competenze sono al centro delle politiche regionali. Va sottolineato che, se da un lato possiamo riconoscere molti risultati come elementi di eccellenza, dall’altro siamo anche consapevoli di alcuni indicatori che non ci permettono di eccellere a livello europeo, tra cui le competenze ancora troppo scarse rispetto ai territori più sviluppati d’Europa, con cui vogliamo invece competere”.

Marconi è stato un grande ingegnere e tecnologo, ha invece esordito Gabriele Falciasecca (Presidente FGM): “In una sua autobiografia recentemente ritrovata dalla Fondazione, in cinque pagine racconta come ha realizzato il ricevitore, superando problemi di varia natura, non solo tecnologici, ma anche generali, di lavoro quotidiano.

Parla dei rischi corsi, della fatica sostenuta, ma anche del rapporto tra tecnologia e servizi, che il premio Nobel aveva ben approfondito”.

Conoscendo l’uomo non si può non tentare di comprendere come ci si arriva a tali grandi risultati.

Il mondo dell’ICT è complesso e variamente articolato: ci sono tanti problemi, come la cybersecurity, di cui alcuni anni fa nessuno si occupava.

Oggi la sicurezza è un tema centrale per il futuro dell’innovazione digitale e del progresso.

In questo settore – ha precisato Falciasecca – ciò che è costante è il cambiamento, c’è sempre qualcosa di nuovo che emerge dal processo di trasformazione.

Nuovi trend, come al tempo di Marconi, quando emerse il tema della lunghezza delle onde radio, che poi tornano, perché oggi l’abbiamo ancora sul tavolo.

Un altro trend ad esempio è lo studio di sistemi per la comunicazione uno a molti, un altro è ancora è il processo in cui l’informazione è immessa in maniera controllata, come il telefono, che sta saltando, perché la velocità di immissione è tale che il controllo sta scemando”.

Entrando nel merito della tecnologia e dello standard 5G, Mario Frullone (FUB), moderatore del panel, ci ha ricordato che: “anche nel 5G, nell’attenzione alle macchine e ai dispositivi, troveremo un po’ di Marconi. Il 5G ci porta verso una nuova dimensione della tecnologia radio, nei cosiddetti verticals, settori industriali che possono avvantaggiarsi dell’innovazione tecnologica in ambito comunicativo.

Questo nuovo standard avrà una grande impatto a livello economico, tale che occorre la massima attenzione anche a livello politico.

In questo momento di fibrillazione per le sorti del Governo nazionale, c’è grande attenzione al 5G da parte del Ministero e sono confermati i tempi per le aste.

La FUB darà una mano per la redazione dei bandi disciplinari della gara stabilita dall’Agcom.

A settembre, a chiusura gara, arriveranno nelle casse dello Stato circa 2,5 miliardi di euro.

Contributi che potranno tornare utili per le casse pubbliche, con un impatto economico centrale per la tenuta generale dei conti”.

Il 5G è sia un’evoluzione che una rivoluzione tecnologica, ha dichiarato Mauro Martino (Agcom). Avremo un’evoluzione della parte radio, la “new radio”, nel bitrate agli utenti per servizi general purpose, quindi nell’architettura di rete, perché si vogliono affrontare i problemi delle comunicazioni senza fili dal punto di vista delle applicazioni che devono essere gestite dalle reti wireless.

Si parte dai casi d’uso e i settori verticali. Tali casi d’uso hanno dei requisiti contraddittori, come altissima capacità in luoghi ristretti o il contrario bassa capacità per ampi territori.

È chiesto un grande sforzo alle reti.

Tali casi d’uso – ha sottolineato Martino – sono stati studiati per dare vita allo standard del 5G.

L’ITU li raggruppa in tre grandi scenari: l’Enhanced Mobile Broadband o eMBB, la Massive Machine-Type Communications o mMTC, l’ ultra-reliable low-latency communications o URLLC.

Le reti 5G dovranno quindi soddisfare le esigenze di tutti i nuovi casi d’uso, come l’Internet delle cose, le comunicazioni M2M e supportare le app critiche e tutti i verticals, tra cui i trasporti e la mobilità (guida autonoma e connessa), la manifattura, l’industria, il settore dei media, l’energia, la sanità, l’agricoltura e molto altro”.

Una delle innovazioni più rilevanti del 5G, secondo Martina, è il network slicing o affettamento della rete, che consente a un operatore di fornire, su una rete comune, delle reti virtuali dedicate a funzionalità specifiche per il tipo di servizio o cliente. Si tratta di una funzionalità che oggi permette di fare dei test sul campo delle tecnologie future, ma che sarà anche fondamentale una volta che il 5G sarà implementato per creare servizi personalizzati e ad alto valore aggiunto da parte degli operatori.

Tutte le frequenze dei servizi mobili sono abilitate per il 5G e saranno disponibili a breve. Alcune sono state identificate come particolarmente innovative e utili per lo sviluppo rapido del 5G. E’ stata la Commissione UE ad identificare tre bande per questo obiettivo, proprio con lo scopo di accelerare lo sviluppo di tale tecnologia: 700 MHz, 26 GHz, 3,4-3,8GHz.

La 700 MHz è adatta alla copertura di aree estese e alla penetrazione indoor, la 26 GHz è adatta a zone concentrate a offrire boost di capacità, mentre la 3,4-3,8 è utilizzabile in contesti urbani su siti macro-cellulari, ma anche a livello rurale per singoli utenti.

Lo Stato si attende un incasso minimo di 2,5 miliardi di euro. Un compito sfidante per l’Agcom, sia per la mole di lavoro da compiere, sia per le tempistiche. Bisognava capire che tipo di sviluppo sarebbe stato più idoneo, bisognava indovinare i giusti gradi di innovazione possibili per tale standard.

La speranza è di esserci riusciti, soprattutto nell’introduzione dei giusti elementi di innovatività validi per i prossimi 30 anni”.

Tra gli obblighi di copertura enunciati da Martino, per ogni banda ce n’è un set previsto: “Per la 700 MHz ce ne sono 4: uno individuale, per la copertura di almeno dell’80% della popolazione con servizi 5G; uno collettivo, per il 99,4% della popolazione e 120 Comuni in digital divide; uno che richiede la copertura collettiva di tutte le principali direttrici di trasporto, anche per l’alta velocità.

Un quarto obbligo è destinato ad alcune aree turistiche.

Si punta per la prima volta alla collaborazione tra gli operatori, soprattutto per raggiungere alcuni obiettivi strategici, tra cui il raggiungimento di aree svantaggiate.

Per la 26 GHz c’è il sistema club use dell’assegnazione, che consente di condividere le frequenze degli altri aggiudicatari ove queste non siano utilizzate dagli altri.

Fondamentale lo sviluppo della catena del valore per il rafforzamento del 5G in Italia”.

Per quanto riguarda le applicazioni di questo nuovo standard, Guido Riva (FUB) ha affermato che nel vertical automotive ci sono delle grandi novità: “Una tecnologia che si pone di andare verso il futuro e direzioni ignote, coinvolgendo nuove filiere, questo è il 5G. Il concetto fondamentale è nella disponibilità della tecnologia, la resilienza delle infrastrutture, la capacità di copertura dei territori per andare in contro a qualsiasi esigenza.

Alla fine del 2019 avremo terminato lo standard 5G e per il 2020, alle Olimpiadi del Giappone e in occasione degli Europei di calcio, attendiamo le prime applicazioni commerciali per uso diffuso”.

Anche all’interno dei singoli vertical ci sono specifiche diverse: “Nell’automotive ad esempio, ci sono sei livelli di guida autonoma definiti. I primi tre li ritroviamo già sul mercato, negli ultimi invece il livello di automazione è elevato. Per il 2020 in Europa si vuole mettere in piedi una programma di testing per grandi veicoli e in particolare per i trasporti pubblici.

Il settore automotive è quello dove si stanno concentrando molte risorse e da cui ci si aspettano ritorni rapidi.

L’Ue ha standardizzato un sistema per i trasporti intelligenti basato sull’evoluzione del WiFi.

Obiettivo finale è il” Vehicle to x”, cioè la comunicazione tra veicolo e tutto quello che lo circonda.

Le tecnologie per questo settore sono diverse, ma due le principali: ITS G5 e un V2X basato sull’LTE (o cellular V2X) che poi si baserà sul 5G.

A partire dal 2016 è stata introdotta nuova interfaccia nello standard LTE, la PC5, che serve per comunicare direttamente tra dispositivi”.

Le reti di quinta generazione, ha poi detto Vittorio Trecordi (Ictc e Comitato Scientifico FUB), non comporteranno solo l’introduzione di una nuova interfaccia radio, “ma assumeranno il ruolo di piattaforma abilitante per lo sviluppo di nuove applicazioni per favorire la trasformazione digitale in diversi mercati verticali (IoT, industry 4.0, eHealth, sanità, smart city, smart building, smart mobility)”.

Gli operatori di comunicazione dovranno essere in grado di offrire servizi di connettività eterogenei epr rispondere ai differenti requisiti delle varie applicazioni.

In tali contesti, sono state valorizzate diverse tecnologie, tra cui l’NFV (Network functions virtualization), implementando le funzionalità di rete come software e installate su hardware standard.

Il network slicing comporta la ripartizione logica delle risorse di rete virtualizzate (per ogni esigenza generale e specifica si possono tagliare più fette). Il mobile edge computing è lo storage e il processing in prossimità degli utenti.

La natura virtualizzata dei sistemi 5G apre la strada all’ingresso nel mercato di nuovi player e alla nascita di nuovi modelli di business (B2B2x), basati su paradigmi di Everything as a Service (XaaS)”, ha quindi precisato Riva.

In particolare, grazie al framework ETSI NFV e al network slicing, “sarà possibile realizzare servizi complessi ad alto valore per l’utilizzatore finale, semplificando le interazioni tra provider dell’infrastrutture, di applicazioni, di network e di servizi.

Tutte queste componenti garantiscono un’architettura 5G caratterizzata da programmabilità, scalabilità e separazione nativa tra piano dell’utilizzatore e piano del controllo (user plane, control plane).

L’ETSI NFV permette una maggiore integrazione tra sistemi autonomi”.

Il problema – ha concluso Riva – è nella ristrutturazione dell’intera industry delle tlc, perché c’è un’invasione del software nelle reti. Poi ci sono gli over the top (OTT) che stanno ridisegnando questo settore, perché realizzano apparati di telecomunicazioni e software di ogni tipo”.

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