L’importanza di politiche orientate verso la sostenibilità ambientale e la riduzione drastica degli inquinanti atmosferici è tutta nei dati resi pubblici dal Ministero della Salute: l’inquinamento uccide ogni anno in Italia più di 30 mila persone.
Sono i risultati del progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto su Ambiente e Salute dell’inquinamento atmosferico), presentati ieri presso il Ministero della Salute, riguardanti le conseguenze dell’impatto sulla salute uamana dell’inquinamento atmosferico in Italia, in particolare nelle nostre città.
Un panorama inquietante a cui Governo e Parlamento dovrebbero subito provvedere in termini di politiche dedicate alla tutela della salute degli individui, con un maggiore impegno sul lato della riduzione dell’inquinamento e nel favorire il cambiamento degli stili di vita. Gli sforzi dovrebbero concentrarsi sulle soluzioni già previste nei diversi modelli smart city lanciati in tutta Europa, con misure efficaci in termini di efficienza energetica, mobilità sostenibile (smart mobility, spostamenti in bicicletta e più aree pedonali), contrasto ai cambiamenti climatici, sostegno alla resilienza, gestione intelligente dei rifiuti (riciclo e riuso), promozione delle smart & clean technologies, abbandono di modelli di consumo non più sostenibili (a partire dalle famiglie).
Secondo i risultati del progetto finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute, coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, con la collaborazione di Università e Centri di ricerca (ENEA, ISPRA, ARPA Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, Dipartimento di statistica dell’Università di Firenze, Università di Urbino e Dipartimento di Biologia Ambientale di Sapienza Università di Roma), circa il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione degli inquinanti è in media sopra la soglia di legge.
Un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che, nel 2010, l’inquinamento atmosferico in Europa è costato in termini di morti premature (800 mila) e di malattie circa 1.600 miliardi di dollari, cifra quasi equivalente a un decimo del prodotto interno lordo dell’Ue nel 2013.
Lo studio ha inoltre consentito di stimare per tutto il territorio nazionale, attraverso il modello di trasporto chimico, le concentrazioni al suolo del PM2.5 (particolato atmosferico), dell’NO2 (biossido di azoto) e dell’O3 (ozono), con stime per l’anno di riferimento (2005), per l’anno 2010 e in uno scenario futuro al 2020 (modello GAINS_Italia, Greenhouse Gas – Air Pollution Interactions and Synergies).
Nel 2005 il numero di decessi attribuibili all’inquinamento è stato, rispettivamente, 34.552 per il PM 2.5, 23.387 per l’NO2 e 1.707 per l’O3. Nel 2010 si è osservata una forte diminuzione per il PM 2.5 (21.524) e l’NO2 (11.993), soprattutto per le ridotte emissioni dovute alla recessione economica, mentre nel 2020, nonostante i miglioramenti tecnologici e le politiche adottate, si ha uno scenario tutt’altro che migliorato rispetto a dieci anni prima (28.595 morti per PM 2.5 e 10.117 per NO2).
Due gli scenari alternativi previsti, sempre al 2020: il primo ipotizza la completa adesione in tutta Italia ai limiti di legge previsti dalla normativa europea e nazionale; il secondo (2020 t2) prevede una riduzione uniforme del 20% delle concentrazioni di inquinanti sul territorio. Nell’uno come nell’altro scenario si otterrebbe un risparmio di vite, rispetto al 2005, nel primo di 11.000 persone per il PM 2.5 e 14.000 per l’NO2, nel secondo di 16.000 per il PM 2.5 e 18.000 per l’NO2.
Secondo lo studio, l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi (1 anno e 5 mesi per chi vive in città); 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole.
Maggiormente colpito è il Nord del Paese (per il 65% del totale) e in generale le aree urbane della pianura padana congestionate dal traffico e i distretti industriali. Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l’esposizione al particolato.
Prendendo ad esempio la provincia di Milano, si sono registrati 5.687 decessi al 2005, 4.415 al 2010, con una previsione per il 2020 di 2750 morti. Dato che si dimezzerebbe quasi facendo rispettare le norme attuali (2.423) e sarebbe di 3.581 con un inquinamento pari al 20% in meno rispetto a quello attuale.