Legge di bilancio

Manovra, marcia indietro del Governo. Ritirata la tassa sul rame

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Ritirata in Commissione Bilancio alla Camera dalla maggioranza, la discussa “tassa sul rame” presentata da FdI. Mano pesante del Governo in Manovra per accelerare i piani di copertura a banda ultralarga. Ristretto il perimetro del piano Italia a 1 Giga, uno di progetti più costosi del PNRR.

La mano pesante del Governo in Manovra per accelerare i piani di copertura a banda ultralarga è stata una clamorosa marcia indietro. Menomale. L’emendamento 76 “Interventi in materia di banda ultra larga” conteneva diverse misure per accelerare la posa della fibra nel nostro paese, che di fatto propongono modifiche delle regole in corsa (ex post) per mettere una toppa a scelte avventate. L’emendamento è andato in discussione oggi, ma poi è stato ritirato.

Infatti, pochi minuti fa – come Key4biz è in grado di raccontare – è stata ritirata dalla maggioranza, che l’aveva presentata, in commissione bilancio la discussa “tassa sul rame” presentata da FdI (Raimondo primo firmatario), un’altra misura che nei giorni scorsi aveva sollevato diverse critiche da parte dei consumatori ma anche di associazioni di categoria come l’AIIP. La misura è stata trasformata in un semplice ordine del giorno.

“Il ritiro dell’emendamento di Fratelli d’Italia per la nuova tassa Meloni sul rame è una buona notizia ma non basta. Tutto il settore TLC richiede attenzione e investimenti, non emendamenti o ordini del giorno last minute nella Manovra per fare pagare di più chi già subisce connessioni più lente. Il Governo pensi meno agli interessi di Musk, e cominci a preoccuparsi anche di quei cittadini che non possono essere sempre chiamati a pagare il prezzo più alto“. Così in una nota i deputati del Pd Andrea Casu e Anna Ascani.

(Articolo aggiornato alle ore 17:50)

 

Fondi pubblici per errori privati?

Più di una fonte critica il fatto che, al posto del ritiro della “tassa sul rame”, si vogliano confermare le nuove prebende per extra-costi (non previsti nel bando originale) all’unico concessionario pubblico del BUL, Open Fiber:

  • 200 milioni di euro nel 2027;
  • 200 milioni di euro nel 2028;
  • 210 milioni di euro nel 2029.

E’ vero che se alcune risorse resteranno inutilizzate dovranno ritornare allo Stato. Ma intanto queste erogazioni sembrano fatte apposta per rimediare a scelte strategiche rivedibili da parte di Open Fiber, che ha vinto i bandi BUL con offerte che si sono rivelate non sostenibili.

La strategia? Aggiudicarsi tutti i lotti del progetto, anche a costo di impegni impossibili da mantenere, come il rilegamento dei Punti di Consegna Neutra (PCN) e costi di attivazione irrisori verso gli operatori per fare massa critica, nel tentativo di consolidare una posizione dominante sul mercato wholesale delle aree bianche. Ed oggi in Manovra arriva il conto.

Cambiare le carte in tavola

Ma non finisce qui. Il nuovo emendamento dà ai concessionari del bando Italia 1 Giga per le aree grigie – Open Fiber, che questa estate ha evidenziato problemi nella copertura dei civici, e Fibercop – la possibilità di modificare le convenzioni in corso, adattando il numero di civici da collegare alle “necessità attuali”. Tradotto: se ti sei reso conto che non ce la fai, basta ridurre gli obiettivi. E poi, per mantenere l’equilibrio, si dice che queste modifiche non devono superare i costi complessivi previsti. Ma questo vincolo sarà poi rispettato?

Italia 1 Giga verso la riduzione del perimetro

Il governo nell’emendamento 76 restringe così il perimetro del piano “Italia a 1 Giga”, uno di progetti più costosi dell’intero Pnrr (conta su quasi 3,5 miliardi). Parlando di Italia 1 Giga, scrive oggi il Sole 24 Ore che i 155mila civici tagliati dal progetto originale – di cui circa 90mila di Open Fiber e 65mila di Fibercop – sono la differenza tra i 3,55 milioni inseriti da Infratel nelle convenzioni con gli aggiudicatari e i 3,4 milioni fissati come target Ue da raggiungere a metà 2026. L’emendamento 76 dispone ora che Infratel possa sottoscrivere atti aggiuntivi alle convenzioni con i beneficiari per adeguare il numero dei civici in modo proporzionale al totale di quelli che risulteranno ancora da collegare in ciascun lotto assegnato all’entrata in vigore della legge. Come segnalato dall’opposizione in Parlamento, il governo potrebbe in un secondo momento decidere di mettere a gara questi 155mila civici aprendo anche ad altre tecnologie come il satellite, su cui c’è un dialogo tra lo stesso esecutivo e la Starlink di Elon Musk per sperimentare le connessioni. 

Pagamenti anticipati per lavori incompleti?

Infine, il Governo ha deciso che i fondi pubblici potranno essere erogati quando il progetto raggiunge l’80% dei civici “abilitati ai servizi” per ciascun Comune (non collaudati!), anche se il lavoro non è completato.

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