Il caso

Manovra, Maggioranza spaccata sulla web tax alle Pmi? Gasparri a Key4biz: “Solo per i giganti della Rete”

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Maurizio Gasparri, senatorie di Forza Italia 'web tax deve essere concentrata su colossi rete'. Ma il Pd attacca: ‘Nostro emendamento bocciato dalla maggioranza’. Rastrelli (FdI): 'Si troverà una soluzione'.

Maggioranza spaccata sulla web tax alle Pmi? Voci discordanti sulla proposta avanzata dalla maggioranza per l’introduzione di una tassa del 3% sul fatturato per tutte le aziende che operano online senza soglia di fatturato. La proposta, contenuta nella legge di Bilancio, ha incassato pesanti critiche da diversi soggetti fra cui la Fieg, Netcom, Anitec-Assinform, Iab Italia, Una e Upa. Ma al momento la situazione resta confusa. Quel che è certo è che FI e il PD vorrebbero mettere mano al testo della norma, per salvaguardare le Pmi e le startup. Ma per ora non ci sono ancora riusciti.  

Gasparri (FI) a Key4biz: “Web tax deve essere concentrata solo sui giganti della Rete e non per colpire i piccoli”

Noi abbiamo posizione molto chiara, siamo per la Web Tax ma per colpire i grandi, non per colpire i piccoli. Giornali come Key4biz non devono pagarla, per esempio. Questa è la nostra posizione e presenteremo un emendamento sia alla Manovra sia al decreto fiscale”, ha detto a noi il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Il quale ieri è intervenuto in maniera sulla questione, a margine di una conferenza stampa sulla Rai. ”La nostra proposta di riforma che riguarda non solo la Rai ma l’intero sistema delle comunicazioni”, punta anche a ”tagliare le unghie ai potentati della Rete che entrano nella televisione, nei giornali e nella pubblicità e pagano poche tasse. Dobbiamo stare attenti ai colossi della multimedialità, che poi sono sempre gli stessi, che prendono soldi pubblici anche italiani: questo va regolamentato meglio. Il gruppo di Fi nella legge di bilancio presenterà degli emendamenti: noi vogliamo una web tax sui giganti della rete, perché adesso”, per colpa di una “stesura sbagliata”, “colpisce i ‘piccoli’. Noi dobbiamo, invece, far pagare questa web tax a Google, a Bezos, a Musk… Dobbiamo, quindi, correggere l’errore di stesura della legge di stabilità che rischia di far pagare le tasse all’Unione sarda e al Corriere di Forlì e non ai giganti della rete. Lo ripeto, questa web tax deve essere concentrata sui colossi che devono pagare”. Lo ha detto capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri, in una conferenza stampa a Montecitorio per la presentazione della proposta di Fi per la riforma della Rai e dell’intero sistema delle comunicazioni. Gasparri si è poi soffermato sul ‘Media Freedom Act’ e invita l’Europa a concentrarsi anche su altri argomenti di forte attualità come il caso Irlanda: ”Noi siamo europeisti ma l’Irlanda ha fatto da paradiso fiscale per i giganti della rete. L’Irlanda facendo così da hub per questi colossi, dal 2008 al 2023 ha registrato una crescita del Pil del 121 per cento in 15 anni… L’Europa deve dare un’occhiata pure a queste cose”.

Manovra: Pd, no della maggioranza a emendamento contro web tax a Pmi

C’è però un giallo a questo punto, visto che il Pd a sua volta denuncia che “In commissione Finanze la maggioranza e il governo hanno respinto un emendamento a firma Pd contro l’estensione della web tax alle piccole e medie imprese. In assenza di uno straccio di politica industriale la destra procede con misure contrarie alla crescita economica e alle imprese”. Lo riferisce il capogruppo democratico in commissione Finanze della Camera, Virginio Merola, in merito alle votazioni svolte in commissione sui richiesti pareri alla legge di Bilancio.

Rastrelli (FdI): ‘Si troverà una soluzione’

Sul tema il senatore di Fratelli d’Italia Sergio Rastrelli, segretario della seconda Commissione Giustizia si è così espresso: “Sul profilo della digital tax si è deciso di andare ad ampliare la forbice e la platea dei destinatari. La direzione del governo è di estendere il raggio e non solo sulle grandi imprese. Però dall’altro lato il governo vuole anche tutelare startup e piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto imprenditoriale nazionale anche nel mondo digitale. Siamo al lavoro su questo. La manovra viene in Parlamento proprio per essere raffinata nel risultato finale ed eventuali errori saranno corretti. Va evitato che si attinga indistintamente tra colossi del web e le pmi che rappresentano il tessuto interno delle aziende italiane. L’attività parlamentare serve proprio a offrire le soluzioni al singolo problema che sono più di una. Immaginiamo ad esempio una sorta di progressione della tassazione che tenga conto delle variabili dimensionali di fatturato e probabilmente anche di utile perché è quest’ultimo che consente alle aziende di investire. Da un lato verrà mantenuto forte il discrimine rispetto ai colossi digitale, dall’altro sarà estesa la platea dei destinatari con criterio progressivo nella tassazione. Sono fiducioso che si riesca a trovare una soluzione. Fratelli d’Italia è responsabilizzato sull’attenzione a famiglie e imprese”.

Legge Bilancio: per Confimprenditori ‘Web tax a Pmi scelta sconsiderata’ 

La decisione del governo di estendere la Web Tax alle piccole e medie imprese “è una scelta sconsiderata che rischia di impoverire ulteriormente il Paese riducendo l’attrattività per gli investimenti esteri nel settore tecnologico”. Così il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo“Gravare le piccole aziende e le startup di un’ulteriore tassazione – prosegue – significa mettere in ginocchio migliaia di piccole e medie imprese e bloccare lo sviluppo economico e innovativo dell’intero Paese. L’estensione della Web Tax potrebbe infatti innescare un effetto a cascata lungo l’intera catena del valore digitale”.

“Le piccole e medie imprese italiane, che costituiscono oltre il 90 per cento del tessuto imprenditoriale, sono già sottoposte a pressioni competitive sia a livello nazionale che internazionale. Chiediamo quindi al governo di fare un passo indietro e di trovare le risorse necessarie imponendo alle Big Tech una tassazione proporzionata al loro volume d’affari: è giusto che i principali consumatori della rete forniscano, per esempio, un equo compenso per le telecomunicazioni. Si tratterebbe di un piccolo contributo ma determinante per le reti di telecomunicazione che sono la spina dorsale dello sviluppo tecnologico del Paese”, conclude Ruvolo.

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