Tanti bonus per imprese e famiglie sono contenuti nei 120 articoli del Disegno di legge di Bilancio 2018 approdato al Senato per l’esame parlamentare. Da domani a discuterlo sarà, infatti, Palazzo Madama alle prese anche con il decreto fiscale. Ecco le novità contenute nel testo base della manovra e quelle che potrebbero arrivare con gli emendamenti presentati in Aula.
Credito per la formazione dei lavori nelle imprese 4.0
C’è molta Industria 4.0. Il Governo ha previsto un credito per la formazione tecnologica, perché l’Italia ha una quota di lavoratori che partecipa a corsi di formazione inferiore al 2,5% rispetto agli altri Paesi europei. Il credito d’imposta è destinato a tutte le imprese che nel 2018 effettuano spese di formazione del personale, per acquisire o consolidare le conoscenze previste dal Piano nazionale impresa 4.0. Il credito è pari 40% del costo aziendale del personale per il periodo impiegato nella formazione, fino a un massimo di 300mila euro per azienda. “Attualmente l’Italia è intrappolata in un low-skills equilibrium, un basso livello di competenze generalizzato: una situazione in cui la scarsa offerta di competenze è accompagnata da una debole domanda da parte delle imprese”. È questa l’amara conclusione a cui giunge il rapporto Ocse Strategia per le competenze focalizzato sull’Italia.
Bonus cultura per i 18enni
Nella prima bozza del Ddl relativo al Bilancio 2018, il Governo ha inserito il bonus cultura per chi compie 18 anni nel 2018: a disposizione, attraverso la piattaforma 18App, 500 euro da spendere per l’acquisto di biglietti del teatro o del cinema, l’acquisto di libri e musica registrata, e per l’ingresso ai musei. Così l’approvazione del Parlamento della legge di Bilancio dall’anno prossimo potrebbe essere confermato il bonus da 500 euro per i giovani che compiono la maggiore età nel 2018 e anche negli anni successivi.
Web tax esclusa dal testo, ma pronta a fare l’ingresso con un emendamento?
Il Governo ha lasciato al Parlamento il compito di intervenire su alcuni temi fiscali, per questo motivo la web tax non è presente nel testo base. Il suo principale sostenitore in Italia dal 2013, Francesco Boccia (PD) ieri ne ha parlato dal palco della Conferenza programmatica del Partito democratico: “È una battaglia di equità e una delle proposte, a nome di Fronte democratico, che è un’area culturale nel Partito, è esattamente la nostra proposta di questi anni adattata alle esperienze che insieme abbiamo fatto”. Ecco la stoccata a Matteo Renzi.: “Parlare di web tax non significava tassare il mondo, significava raccontare per tempo che il mondo online non può essere diverso da quello offline. Significava non consentire di fare ad altri quello che i nostri piccoli commercianti non possono fare”, ha aggiunto Boccia. Il presidente della Commissione Bilancio della Camera preme per superare il concetto tributario di stabile organizzazione “per superare le intollerabili asimmetrie fiscali tra mondo online e offline, facendo pagare alle multinazionali le imposte indirette nei Paesi in cui fanno profitti”, ha concluso Francesco Boccia.
E pensare che lo stesso PD, in un primo momento, aveva già approvato la web tax nel 2013 nella Commissione Bilancio della Camera…poi il suo iter legislativo è stato interrotto da Matteo Renzi, segretario del PD. Oggi il tema è nell’agenda dell’Unione europea. Ecco perché è urgente applicare subito la web tax.